“Non siamo sotto pressione, ma c’è tensione”. Non poteva essere più diretto Frederic Vasseur a Montreal nel commentare il momento delicato che sta vivendo la Ferrari, caratterizzato da un clima tutt’altro che sereno. Dice di sentirsi sicuro, di non temere il giudizio del management del Cavallino, eppure sono in tanti a darlo in partenza al termine della stagione, chiudendo così il proprio capitolo a Maranello. È arrivato nel 2023, ritrovando una squadra da ricomporre pezzo dopo pezzo e oggi, ad appena due anni e mezzo di distanza, quella stessa squadra che aveva iniziato a plasmare potrebbe lasciarla per davvero, perché c’è un contratto in scadenza al termine dell’anno che va rinnovato, ma i risultati stentano ad arrivare.

Fin qui solo tre podi, oltre a qualche lampo nelle Sprint di Cina e Miami - una pole position, una vittoria e un podio tutti firmati Lewis Hamilton - e tante delusioni, perché al netto di una crescita che c’è stata e potrà esserci ancora, visto che Ferrari è l’unica squadra a non aver portato un grande pacchetto di aggiornamenti in queste prime dieci gare stagionali, la missione Mondiale è fallita. Anzi, sarebbe più corretto dire che non è mai iniziata, visto che la SF-25 non è mai stata per davvero in lotta con McLaren, rinnovando la sfida nata a metà del 2024 e vinta, per un soffio, dal team di Woking. C’è delusione e a farne le spese potrebbe essere proprio il team principal francese, scelto appositamente per rilanciare un gruppo in caduta libera, tra divisioni interne e scelte difficilmente comprensibili, ma che sin qui non è stato capace di rispettare le aspettative nonostante le premesse fatte vedere. Eppure, un ennesimo avvicendamento al comando farebbe solo del male alla Scuderia, e a dircelo è la storia, quella stessa che solitamente ha premiato la continuità e non le rivoluzioni, perché in Formula 1 non basta sostituire una sola pedina dello scacchiere per ottenere il successo. Serve programmazione, soprattutto se ad attendere ogni squadra c’è un grande cambiamento regolamentare che debutterà tra poco meno di sette mesi e su cui tutti sono già a lavoro, da tempo.
Perciò, siamo davvero sicuri che non sarebbe un errore mandare via chi ha impostato gran parte del lavoro anche in ottica di quel cambiamento, modificando - e non poco - persino l’organigramma della squadra? E poi non va dimenticato che la SF-25, che tanto ha deluso, non è figlia dell’attuale direttore tecnico, Loic Serra, operativo a Maranello dal 1° ottobre 2024, ma delle idee di Enrico Cardile, passato invece in Aston Martin. In tal senso, i primi frutti del lavoro di Serra (che in passato ha giocato un ruolo cruciale nel dominio Mercedes) si vedranno solo con gli upgrade che debutteranno nelle prossime gare, ritardati per correggere i difetti di una vettura che ha sì del potenziale, ma che è incapace di sfruttarlo a pieno: lo ha fatto solo una volta nel sabato della Cina e il risultato è stato tutt’altro che negativo.

A pesare però è anche la posizione di Lewis Hamilton e Charles Leclerc, dopo che entrambi hanno difeso senza mezzi termini la figura di Vasseur. “Fred non si tocca. Se sono qui è anche grazie a lui” aveva affermato Sir Lewis nel Media Day di Montreal, che con il francese ha lavorato e bene anche negli anni che lo hanno portato in Formula 1, mentre Leclerc, che in passato ne aveva più volte lodato pubblicamente la schiettezza, è stato altrettanto sincero: “Ci troviamo bene e l'ho sempre apprezzato come team principal e come persona”. Una situazione che, guardando al passato, assomiglia molto agli anni in cui appeso a un filo era il destino di Jean Todt, con Michael Schumacher che più volte ne aveva difeso l’operato pubblicamente, destinato poi a riscrivere la storia della Ferrari. Guardare solo al passato sarebbe sbagliato, così come giusto sarebbe invece intervenire qualora anche il prossimo anno dovesse rivelarsi un fallimento, ma il cambiamento che ci sarà è troppo grande per aggiungere l’ennesima rivoluzione - quantomeno adesso - iniziando tutto daccapo, una volta ancora.

