Novak Djokovic potrebbe presto trasferirsi in Grecia. Secondo quanto riportano i media locali, infatti, il tennista più vincente di sempre si appresterebbe a stabilirsi ad Atene con la famiglia già da settembre, subito dopo gli Us Open. L’indiscrezione, rilanciata dal quotidiano Proto Thema, parla di un trasferimento strutturato: acquisto di una casa nella zona nord della capitale, adesione al programma Golden Visa per investitori extra-UE, e nuova residenza operativa tra un torneo e l’altro. A rafforzare l’ipotesi, una cena recente tra Djokovic e il premier Kyriakos Mitsotakis in un ristorante del centro, che ha supportato il termometro le conferme ufficiose. Non sarebbe una svolta isolata. Djokovic è abituato a spostarsi: dal 2005 al 2020 ha vissuto nel Principato di Monaco, poi si è diviso tra la Spagna (Marbella) e la Serbia. Ma ora Montecarlo e le residenze dei tennisti tornano al centro della narrazione per un altro motivo.

Il paradiso fiscale più amato da sportivi e milionari è stato appena inserito nella lista nera dell’Unione Europea tra le giurisdizioni a rischio per riciclaggio e finanziamento del terrorismo, accanto a Laos, Venezuela, Kenya, Angola e Libano. Una decisione clamorosa, fondata sulle rilevazioni del Gafi (Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale) che ha denunciato carenze strutturali nei controlli antiriciclaggio, opacità nei registri dei beneficiari delle società registrate nel Principato, e resistenze a collaborare con autorità fiscali straniere. Tradotto: un sistema troppo protetto, troppo chiuso e troppo lento nell’adeguarsi agli standard. E ora Montecarlo rischia di pagare il conto. Per anni è stato il buen retiro per l’élite tennistica globale: oltre a Djokovic, ci hanno vissuto o vivono tuttora Zverev, Medvedev, Tsitsipas, Rune, Sinner, e decine di altri top player (ovviamente tra le polemiche di chi lamenta l’agevolazione fiscale cui sarebbero sottoposti). Molti si allenano stabilmente nel club del Principato, alternando la palestra alle uscite sul campo. E non solo tennis: i piloti di Formula 1, da Charles Leclerc a Max Verstappen, da Lando Norris a Valtteri Bottas, hanno fatto base qui per questioni logistiche, ma anche fiscali. Tutti attratti dalla promessa implicita di Montecarlo: ricchezza senza intrusioni e visibilità selettiva.

Oggi, però, quell’ecosistema dorato traballa. La decisione dell’UE impone controlli rafforzati su ogni transazione legata al Principato: più documenti, più monitoraggio. E se sei un tennista o un pilota che muove milioni all’anno tra prize money, sponsor e fondi personali, la privacy inizia a costare troppo. Anche perché i segnali si moltiplicano: dal caso Helin International emerso dai Panama Papers, ai 60 milioni di euro riciclati via false fatturazioni in una rete di società con sede a Monaco, scoperti dalla Guardia di Finanza italiana nel 2022. Inizieranno a scappare i campioni? Perché, se così fosse, Montecarlo rischierebbe di svuotarsi non solo da un punto di vista economico, ma anche simbolico, passando da icona dorata a enclave iper-regolata. E il fascino, si sa, non è eterno.