L'era di Sergio Conceição al Milan è ufficialmente iniziata e quella di Fonseca finita in modo amaro. Con un comunicato, il club rossonero ha annunciato l’arrivo del tecnico portoghese con un contratto fino al 30 giugno 2026: "AC Milan comunica di aver affidato la conduzione tecnica della Prima Squadra maschile a Sérgio Paulo Marceneiro da Conceição fino al 30 giugno 2026. Il Milan rivolge un caloroso benvenuto a Sérgio e al suo staff, augurando un'esperienza ricca di successi e soddisfazioni". Nel pomeriggio Conceição è atteso a Milanello per visitare le strutture e incontrare la dirigenza. Il primo allenamento è invece previsto per il 31 dicembre, prima della partenza verso l’Arabia Saudita, dove il Milan sarà impegnato nella Supercoppa. Abbiamo parlato delle modalità dell'esonero di Fonseca con Fabrizio Biasin, giornalista di Libero, una delle firma più autorevoli nel nostro panorama sportivo, che ha evidenziato tutti i limiti del Club rossonero, analizzando anche il ruolo, ancora incomprensibile, di Zlatan Ibrahimovic. Poi sulla lotta scudetto: chi sono le candidate? Atalanta, Inter e Napoli?
Fabrizio, subito dopo l’esonero di Fonseca hai sottolineato le modalità con cui è avvenuto l’esonero: è stato lui a parlarne a Sky mentre era in macchina.
Sì, neanche a Sky. È uscito dalla macchina, nel parcheggio di San Siro. Io credo che una società abbia il diritto di sbagliare la scelta di un tecnico, e credo che in questo caso sia evidente per tutti che ci sia stato un errore nella scelta. Una società ha il diritto di sbagliare un mercato, perché capita anche alle migliori società. Una società può sbagliare tante cose, ma non la sua comunicazione. Nel 2024, l’idea che una società così importante come il Milan non abbia la delicatezza e la capacità di gestire l’addio del suo tecnico, secondo me, è inaccettabile. L’immagine di Fonseca anche prima che fosse in macchina, mentre era in conferenza stampa con un paio di scarpe accanto e nessuno della società pronto a dargli supporto, è esemplare del limite che ha la gestione americana. Non hanno la capacità di comprendere che fare calcio in Italia significa anche saper comunicare con i tifosi, che sono i veri fruitori del prodotto.
Fonseca è stato un signore. Quanti altri allenatori si sarebbero fermati a dare spiegazioni?
Probabilmente nessuno, però lui ha scelto di uscire a testa alta, dicendo le cose come stanno. Si è presentato in conferenza stampa, nessuno aveva ancora comunicato nulla e ha continuato a fare finta di niente. Poi, quando gli è stato comunicato l’esonero, è stato lui a dirlo al resto del pubblico, visto che la società non ha pensato a farlo. È arrivato stamattina un comunicato di tre righe, alle 10, tardissimo. A 24 ore dal trambusto (perché, in realtà, prima della partita tutti già sapevano), non ho ancora sentito la voce di un dirigente del Milan. Se nessuno ha parlato, significa che non hai ancora capito quello che ti chiedono i tuoi tifosi.
La tifoseria non si è schierata non solo con Fonseca, ma anche con Pioli, dicendo che ora la dirigenza gli dovrebbe delle scuse per come è stato trattato.
Non so se è il caso di tornare così tanto indietro, io resterei sul presente. Il presente è quello di una società che ha scelto di portare avanti un progetto che, prima ancora che tecnico, è economico. Se arriva l’esonero in questo momento è perché c’è questa clausola che permette al Milan di esonerare l’allenatore e pagargli solo un’annualità. Se l’esonero arriva prima della fine dell’anno, tutto mi fa pensare che la priorità del Milan attuale sia soltanto quella di risparmiare il più possibile. Il problema è che se fai prevalere la logica del risparmio rischi di mettere a repentaglio la qualificazione alla prossima Champions, che vale 50 milioni. Quindi, secondo me, stanno sbagliando sotto tutti i punti di vista.
A proposito di conti del Milan, Cardinale ha attaccato l’Inter e Marotta. Come ti spieghi questo attacco gratuito?
Il fatto che il Milan abbia gestito le sue cose a livello economico in maniera saggia è determinato dai bilanci. Il Milan ha il bilancio in attivo, quindi dal punto di vista gestionale ed economico hanno fatto cose importanti. Ma se poi hai la necessità di far passare i tuoi concetti ai tifosi, che non li capiscono in questo momento perché sentono un forte distacco dalla proprietà, citando un’altra squadra, quella che ti sta vicino in città, significa che hai un problema nella comunicazione. La cosa meno elegante che puoi fare è tirare in ballo un’altra squadra, dicendo anche cose che non sono correttissime. Credo che sia stato un errore di comunicazione abbastanza evidente. Poi loro si sono giustificati dicendo che era una cosa interna che non sarebbe dovuta uscire. Ma a prescindere dal fatto che sia uscita o meno, resta l’idea che sia stata citata l’Inter per far passare un messaggio. A mio parere, è sbagliato.
Il “peccato originale” di tutta questa situazione potrebbe risiedere in Zlatan Ibrahimovic? Hanno inserito una figura così importante, ma con un ruolo non ancora ben definito... Non si capisce se stia lavorando per il Milan o per la proprietà.
Sì, il problema non è aver scelto Ibrahimovic, che poteva essere una scelta intelligente, il problema è, appunto, non avergli dato un ruolo chiaro. Ancora adesso non si capisce cosa debba fare Ibrahimovic. O meglio, lo giustificano dicendo che è un’espressione della proprietà, ma questo non significa nulla. Uno si aspetta che si sappia a chi rivolgersi in società, ma nel caso del Milan non è chiaro. Ibrahimovic, da questo punto di vista, è diventato un problema.
Un problema fino a che punto?
Al punto che anche lui dovrebbe cercare di uscire da questa situazione in qualche maniera. Negli ultimi mesi ho sentito Ibrahimovic parlare di Kings League, ma non di Milan. È paradossale. È impossibile che la Kings League sia prioritaria rispetto al Milan, quindi c’è un problema serio.
E per quanto riguarda Theo Hernandez? Quanto pensi che possa aver influito la gestione del giocatore, non solo dal punto di vista sportivo ma anche extra sportivo?
Ci sono giocatori che sicuramente hanno sbagliato il loro approccio. Quest’anno ci sono stati troppi musi lunghi, troppa poca capacità di mettere il Milan prima dei propri interessi personali. Questo è un dato di fatto. Quindi sicuramente ci sono responsabilità dei singoli, che però dipendono anche da chi deve gestirli. L’idea che il Milan quest’anno sia sceso in campo quasi sempre con una formazione meno forte, perché si dovevano dare delle punizioni, è una cosa che si può fare alle scuole medie, quando il preside decide di punire lo scolaro cattivo. Ma qui non stiamo parlando di educare ragazzi, stiamo parlando di fare calcio, di fare punti. E l’idea che il Milan non abbia mai schierato la sua squadra più forte è un errore che va attribuito all’allenatore e a chi ha lasciato solo l’allenatore; quindi, torniamo ancora una volta alla dirigenza.
Fonseca l’avresti cambiato ora, prima o non l’avresti cambiato affatto?
C’è un giorno esemplare: la partita con la Fiorentina. Il punto non è tanto la sconfitta con la Fiorentina, ma l’ammutinamento generale di diversi giocatori. A quel punto avresti dovuto prendere coraggio e cambiare allenatore. Personalmente, avendo una visione a lungo termine, sarei andato su Allegri. Non è il mio allenatore preferito, ma in situazioni come questa sarebbe stato perfetto perché è un normalizzatore, un bravo tecnico. Sarebbe stata la scelta ideale.
Hai fatto un patto con Trevisani per riabilitare Allegri?
Non penso che lo stia riabilitando, ma che lui abbia la mia stessa opinione. In una problematica in termini di gestione come quella del Milan, una figura come Allegri sarebbe perfetta per sistemare le cose. Poi, se parliamo di gioco, è un altro discorso. Ma per ottimizzare il potenziale di una squadra, Allegri è bravissimo.
Previsioni su Conceição, il nuovo allenatore del Milan?
È un altro salto nel buio. Avrebbero potuto dire “abbiamo sbagliato, andiamo su un profilo più legato al calcio italiano.” Invece no, hanno scelto un ex calciatore che conosciamo bene in Italia, ma che non conosce il calcio italiano dal punto di vista della panchina. Ha delle qualità indiscutibili e al Porto ha fatto cose importanti. È un allenatore caratteriale, sanguigno, quindi la possibilità che faccia bene c’è. Ma non siamo sicuri. Se avessero preso Allegri o Sarri, probabilmente avrebbero avuto più certezze. Ora con Conceição devi sperare che le cose si incastrino. Hanno preso un altro profilo portoghese con un’idea di calcio diversa, ma è pur sempre uno straniero.
L’Inter siamo sicuri che debba temere solo l’Atalanta? Nell’ambiente non si sta sottovalutando il Napoli nel vedere un testa a testa tra le due nerazzurre?
Atalanta e Napoli hanno le stesse possibilità di arrivare in fondo e combattere per lo scudetto, per motivi molto diversi. L’Atalanta, proprio nella partita con la Lazio, ha dimostrato che è da scudetto, nonostante abbia sofferto molto nel primo tempo. Ha imparato a soffrire, cosa che l’anno scorso non faceva. Alla fine, ha rischiato di vincere. Il Napoli, con 20 partite da giocare (19 nel girone di ritorno più una da recuperare), ha l’allenatore giusto per tirar fuori il massimo. Per me, Napoli e Atalanta combatteranno per lo scudetto fino alla fine, e mi auguro che sia così anche per l’Inter.