E’ di lui che si parla, sempre e comunque. Un po’ perché è Marc Marquez, un po’ perché è l’ultimo figlio di quella generazione di piloti che non aveva paura della battuta, che non doveva sottostare alla tirannia del politicamente corretto e che non doveva prestare attenzione a ogni singola parola. Ecco perché anche ieri al Marco Simoncelli World Circuit di Misano Adriatico gli spunti li ha dati lui: Marc Marquez. Tra la conferenza stampa e i momenti regalati – per lo più ai giornalisti spagnoli – l’otto volte campione del mondo ha, come si dice nel gergo di quelli che fanno il mestiere del raccontare, “offerto titoli”.
Solo che quando un pilota offre titoli, soprattutto se si è nel bel mezzo di un fine settimana di gara, si finisce quasi sempre per fare una selezione e c’è una frase che ieri Marc Marquez ha detto in conferenza stampa che probabilmente è un po’ passata inosservata. O che, anche se riportata, non ha innescato le solite reazioni. Eppure è stata una frase forte, anzi, un passaggio decisamente forte. Perché racconta di un ragazzo che ok le scelte fatte in nome del ritorno alla vittoria, ma nel cuore porta altri colori. Il rosso Ducati è il colore che serve, il bianco-rosso-blu di HRC, invece, è la tinta che gli ricopre il cuore. “Ho radunato tutti gli uomini del mio vecchio box Repsol Honda per ringraziarli e per dire loro che devono sentirsi parte della vittoria di Aragon”.
Lo ha detto con fierezza, ma abbandonando per un attimo il sorriso ostentato che ha quasi sempre stampato in faccia, abbassando un po’ gli occhi di lato come a voler nascondere che sente di giocare fuori casa. Per necessità. Per vincere. Con successo e sicuramente anche in una squadra che trova meravigliosa come la Gresini Racing. Ma comunque lontano rispetto a quello che sarebbe stato il suo sogno di pilota: vincere tutto, vincere sempre e indossando sempre gli stessi colori. Non è, sia inteso, qualcosa di brutto nei confronti di Ducati. E meno che mai di poco gradevole. E’, piuttosto, una sorta di ammissione su chi è davvero Marc Marquez: uno pronto a tutto davvero pur di rispondere all’impulso di vincere. Compreso vivere la tristezza della separazione da chi tutto sommato si ama ancora. Come Honda, appunto.
Marc Marquez l’ha lasciato intendere anche ieri con quel passaggio buttato là in conferenza stampa, non se ne sarebbe mai andato da quello che è sempre stato il suo box. E non è qualcosa che dovrebbe offendere Ducati o che potrebbe far pensare che non sposerà mai fino in fondo il nuovo marchio. Semmai è qualcosa che dovrebbe far capire a Honda, ancora e di più, il peso degli errori. Perché l’impressione è che a Marc Marquez sarebbe bastato poco per restare: un qualche piccolo segnale di evoluzione vera e di concreta volontà di uscire dalla tremenda crisi di risultati, o magari un progetto strutturato, circostanziato con nomi e cognomi e step prefissati. Non c’è stato nulla di tutto questo e Marc Marquez ha dovuto chiudersi quella porta alle spalle, salvo poi riaprirla un anno dopo per rientrare in quel box a dire un “grazie” che è un abbraccio. Ma che è pure coltellata.