Essere a capo della Ferrari è quasi come fare un patto col diavolo. I pro sono tanti, a partire dall’incredibile supporto dei tifosi e dal prestigio assoluto del ruolo, ma lo sono altrettanto i contro. Ne sta facendo esperienza diretta Frédéric Vasseur, che in questo momento si trova al centro delle voci di una possibile sostituzione. Nel mondo della Formula 1 si sa, basta un errore minimo per essere classificato come finito, da sostituire. Da quando è arrivato in Ferrari però, Vasseur ha dovuto confrontarsi con l’eredità lasciata da Mattia Binotto (sfida decisamente non semplice) e bisogna riconoscergli di aver ottenuto qualche risultato positivo.

Oggi però, quei progressi sembrano non bastare più: le voci su un suo possibile allontanamento si fanno sempre più insistenti, alimentate anche dal fatto che, durante il weekend del Gran Premio d’Austria, Vasseur ha lasciato il paddock prima della gara per motivi familiari. Un’assenza che ha subito scatenato nuove speculazioni: nel giro di poche ore, è tornata in circolo la solita lista di potenziali sostituti, con il nome di Antonello Coletta in cima, come ormai accade ogni volta che la Ferrari fatica a brillare.

Il vero motivo per cui lo svizzero ha dovuto abbandonare il paddock, lasciando comunque la direzione a Jérôme D’Ambrosio, suo secondo a partire dal 2025, non è ancora noto. Toto Wolff però ha voluto difenderlo fin da subito: i due, oltre a essere colleghi, non hanno mai nascosto la forte amicizia che li lega, accompagnata da stima e rispetto sul piano professionale. “Fred è uno dei migliori team principal che conosca. Se non fossi qui, prenderei lui. È una persona eccezionale, diretta, non fa politica né racconta bugie, sa il fatto suo. Deve solo avere fiducia per gestire la squadra. E sa benissimo che in Italia è come gestire la nazionale di calcio”, ha spiegato il team principal della Mercedes.
“Ormai siamo rimasti io e Christian Horner come team principal fissi. In F1 non si può comprare il tempo e bisogna concederlo ai leader per sistemare le cose” ha continuato a raccontare Wolff. “Oggi parlavamo di Jean Todt: è entrato in Ferrari nel 1993 e ha vinto il primo titolo nel 2000. Ci ha messo otto anni. Anche noi siamo al terzo anno in cui non lottiamo per il titolo. Non siamo inutili, a volte vinciamo o facciamo weekend rispettabili. E quando non va bene, nessuno si chiede se il capo stia facendo un buon lavoro o meno. Bisogna dargli fiducia, lasciarlo lavorare, costruire l’organizzazione” ha aggiunto, non tralasciando il dettaglio più importante, ovvero lo stemma che Vasseur indossa. “In Formula 1 se vinci sei Gesù Cristo. Se perdi, sei un fallito. Questo è anche l’approccio italiano, ed è fantastico, perché è la passione. Lui è la persona giusta e non troveranno nessuno migliore”.

