Il destino di Frederic Vasseur alla Ferrari non è più così scontato, dopo un inizio di stagione deludente e lontano dalle aspettative che avevano accompagnato la Scuderia al 2025. Sulla carta c’era tutto per far bene, perché dopo aver chiuso lo scorso Mondiale da assoluti protagonisti questo avrebbe dovuto rappresentare l’anno del ritorno alla vittoria: era l’ambizione e non lo si può negare, alimentata anche dalla nuova coppia Leclerc-Hamilton descritta come “ideale” dallo stesso team principal. Eppure, le premesse si sono scontrate con la realtà della pista e soprattutto con una SF-25 lontana dalla McLaren, che a Maranello consideravano il nemico numero 1 per la lotta al titolo.

Dopo dieci gare c’è tensione e il primo a farne le spese, almeno stando alle indiscrezioni che tanto hanno fatto discutere in Canada, sarebbe proprio Frederic Vesseur, incapace secondo alcuni di fare ordine e costruire un gruppo vincente e in grado riportare la Ferrari sul tetto del Mondo. Tra questi però non c’è Stefano Domenicali, che conclusa l’azione a Montreal non ha esitato a schierarsi a favore del team principal francese: “Lasciate in pace Frédéric Vasseur” ha esordito il presidente e amministratore delegato di Formula One Group all’Equipe, dopo le indiscrezioni circolate tra Italia e Canada su una possibile conclusione del binomio Ferrari-Vasseur. “Sta facendo un ottimo lavoro e deve restare concentrato e determinato sul suo obiettivo. Deve disconnettersi dalla pressione esterna. In questo momento, deve conservare tutte le sue energie per continuare il suo lavoro” ha poi aggiunto il manager Imolese, tra i pochi a conoscere davvero cosa significhi lavorare in Scuderia dopo essere stato direttore sportivo tra il 2002 e il 2007 e poi team principal dal 2008, anno del titolo sfiorato con Felipe Massa, al 2014. Ma non solo, perché nei confronti del francese c’è stato anche un grande attestato di stima: “Gliel’ho detto e ora lo dico ufficialmente anche a voi: credo in lui. Non deve assolutamente cadere nella trappola di cedere di fronte a questi attacchi, perché ce ne saranno sempre. Lasciamolo lavorare in pace, è così che la Ferrari tornerà al vertice”.

Non ci gira intorno, convinto forse che un ennesimo avvicendamento ai vertici della Scuderia sarebbe più un errore che una soluzione alle difficoltà che la squadra sta affrontando. Serve stabilità, la stessa che negli ultimi dieci anni c’è stata solo in parte. Dopo l’addio di Domenicali alla Ferrari infatti, sono stati quattro i team principal nominati a Maranello: a sostituirlo - ad interim - fu Marco Mattiacci, figura interna alla squadra; poi, a dirigere le operazioni del Cavallino da fine 2014 a inizio 2019 fu Maurizio Arrivabene, mentre prima dell’arrivo di Vasseur nel 2023 toccò a Mattia Binotto, culminando così un percorso tra le fila della Ferrari iniziato come motorista nel 1995. Un paradosso, soprattutto se si considera invece quanto successo nelle altre due squadre sempre protagoniste nell’ultimo decennio: da un lato Mercedes, che vede in Toto Wolff una certezza sin dal 2013, dall’altro Red Bull che, al netto di crisi interne e difficoltà, ha al proprio timone Christian Horner sin dal suo debutto in F1 nel 2005.
Vero è che essere a capo di Ferrari è tremendamente differente, quantomeno in termini di pressioni esterne, rispetto a tutte le altre squadre della griglia, un aspetto di cui Vasseur sembra essere consapevole, ma altrettanto evidente è che gli ultimi dieci anni della Scuderia sono stati tutt’altro che ideali e non solo in termini di risultati. Tante sono state le rivoluzioni che di fatto non hanno portato a nulla e forse, quantomeno adesso, cambiare sarebbe solo l’ennesimo azzardo senza alcuna certezza. Servono però i risultati, per dare una scossa e non iniziare la prossima stagione con il fiato sul collo, altrimenti tutto diventerà ancor più complicato.
