Le voci, soprattutto durante il GP di Misano, sono circolate velocissime, anche se lo stesso Gigi Dall’Igna, in una intervista per la Gazzetta dello Sport s’è limitato a liquidare la cosa con un sorriso e spiegando che, comunque, gli fa molto piacere sapere che Honda potrebbe essere pronta a scommettere tutto su di lui per uscire dalla tremenda crisi in cui è piombata. L’ipotesi c’è e è chiaro che i vertici di HRC possono effettivamente aver pensato all’italiano che ha reso imbattibile la Ducati per tornare a vincere, ma un’offerta concreta, almeno al momento, non esiste. Così come non esiste, salvo clamorosi colpi di scena, la possibilità che Dall’Igna, quindi, si chiuda dietro la porta di Borgo Panigale.
Non è questione di denaro, di contratti, di collaboratori da portare o non portare, ma di ruoli e modi di interpretarli che, probabilmente, in Honda non saranno mai come in Ducati. Che significa? Significa che Honda potrebbe anche fare un’offerta a Gigi Dall’Igna, ma significa anche che l’ingegnere italiano non avrà mai carta bianca. A spiegarlo è stato, tra le righe ma neanche tanto, proprio Marc Marquez, che ha risposto con una certa freddezza alla domanda diretta sulla possibilità di lavorare con Dall’Igna. I dubbi dell’otto volte campione del mondo, infatti, non riguardano il nome o la persona, ma la struttura Honda.
“Quello che ho chiesto a Honda è che qualcuno prenda la guida dell’intera operazione necessaria per tornare a vincere – ha spiegato Marquez – Ma ho chiesto soprattutto che, se si seguirà questa strada, poi si tenga ferma la rotta e che non ci siano interferenze dal Giappone”. Dall’Igna o meno, quindi, il 93 è preoccupato per il metodo di Honda, che ormai è radicato nella stessa tradizione del colosso giapponese, e che difficilmente sarà rivoluzionato, nonostante promesse e buoni propositi.
“Bisogna creare una struttura – ha aggiunto l’otto volte campione del mondo, ribadendo che la sua richiesta è quella di una rivoluzione vera e propria, prima di tutto rispetto all’approccio al lavoro - Nel mio team ci sono già ingegneri europei, ma negli anni precedenti ci sono sempre state interferenze. L'importante è che ci sia un buon flusso di informazioni tra i circuiti e il Giappone, tutti devono sempre sapere esattamente cosa sta facendo l'altra parte. Voglio lavorare con il miglior ingegnere del paddock, non mi riferisco a qualcuno come Dall'Igna. Ma voglio lavorare con il miglior ingegnere che si occupa del motore, il migliore in termini di elettronica e telaio".