Il 2025 di Ducati in MotoGP: due moto in meno, tre piloti in fuga. Ma per quanto prendere Marc Marquez abbia causato una lunga serie di spiacevoli conseguenze, a Borgo Panigale possono riderci sopra, anche distendere un filo i nervi: quello che serviva per arrivare dove sono adesso non serve più. Non servono più otto moto per la condivisione dei dati, perché il vantaggio preso sugli altri è già enorme e difficilmente altri costruttori riusciranno ad imporsi prima del 2027. E poi con tre piloti in meno ci sono tre pretendenti al titolo in meno, tutti e tre esterni al Team ufficiale. Niente Valencia 2023 l’anno prossimo, ma neanche MotoGP 2022 quando, a giocarsi il mondiale con Bagnaia, fu anche Bastianini. Per non parlare di Bezzecchi, uno che con la moto a posto può tranquillamente giocarsi il podio tutte le domeniche.
Così Ducati avrà sei moto in pista, di cui tre ufficiali (quelle rosse e una per il VR46 Racing Team) e tre dello scorso anno. Ducati non vuole più un gran numero di piloti pronti a giocarsi il mondiale, gliene bastano due. E quei due - rullo di tamburi - sono i più titolati in griglia, Bagnaia e Marquez.
Gigi Dall’Igna, quando ha spiegato questa scelta a motogp.com, l’ha fatto con un bel ghigno in faccia: “Alla fine ridurremo il numero delle nostre in moto in griglia, perché passiamo da otto a sei, ed il miglior compromesso per noi è averne tre ufficiali e tre dello scorso anno. Dico che è il miglior compromesso, ma anche che secondo me è importante avere un team satellite in cui poter crescere i piloti più giovani”.
Tradotto: il team satellite non è pensato per vincere il mondiale, ma per far crescere i piloti e fornire dati. Mentre KTM, Aprilia e Yamaha cercano di schierare due team ufficiali (stessi materiali e massima condivisione dati) Ducati torna indietro. E lo fa con grande tranquillità sapendo di avere il miglior mezzo possibile che, addirittura, potrebbe risultare troppo performante per un pilota all’esordio :“Alla fine”, ha continuato il Direttore Generale di Ducati Corse, “Ai nuovi piloti non serve una moto ufficiale, quella porta a più pressione. A volte è davvero meglio cominciare con quella dell’anno precedente”.
La conferma arriva poco più tardi, quando Dall’Igna parla di sviluppo: “Non siamo rilassati, vogliamo vincere e dobbiamo fare del nostro meglio per mantenere alto il potenziale della moto. Ma non penso che avere quattro moto ufficiali sia così importante per le prestazioni dei piloti ufficiali, anche con le moto dell’anno scorso possiamo portare avanti lo sviluppo e capire il percorso che ci serve per migliorare la moto”.
Mentre il resto della griglia corre per offrire pari condizioni alle squadre satellite, Ducati ha scelto di fare un passo indietro. Eppure la sensazione è che stia per farne tre in avanti.