Gino Borsoi è probabilmente uno dei motivi per cui Jorge Martín ha cominciato (e sta continuando) a giocarsi il mondiale in MotoGP: l’esperienza di un pilota, la testa di un manager e, soprattutto, l’intelligenza emotiva che nessuno dei due mestieri precedenti ti insegnano. Roba che ti serve a sapere cosa dire e quando farlo, sia nell’interagire col pilota che col resto della squadra. Ecco perché parlarci è un privilegio e perché, in fondo, qualcosa di nuovo da lui lo puoi sempre imparare.
Per chi parla spagnolo, Manuel Pecino l’ha intervistato per un’ora. Sulla sua carriera, ma anche sul presente e il futuro del Team Prima Pramac: trovate il video in calce. Di seguito invece qualche estratto della chiacchierata a partire da quando, tra Mugello e Assen, Paolo Campinoti e i suoi hanno deciso di lasciare Ducati e abbracciare il progetto Yamaha: “Bisogna essere sempre calmi, bisogna trasmettere sempre tranquillità alla squadra”, ha spiegato Borsoi a proposito di quelle settimane. “Alla fine, ciò che trasmetto si riflette poi nelle persone. Più tranquillità e serenità trasmetto, più le persone sono tranquille; devono sapere che stiamo facendo un buon lavoro e che quanto deciso e scelto sia la soluzione migliore per il futuro”.
Borsoi ammette anche che prendere decisioni di questo genere influisce anche in termini di risultati: "Il focus del fine settimana a volte si è spostato sugli incontri per prendere decisioni sul futuro. Se il futuro è chiaro, come l’anno scorso, ti concentri solo sul fine settimana, ti prepari nel modo migliore. Quest'anno ci sono state gare in cui non sono riuscito a essere al cento per cento dentro ai box o preparato mentalmente al cento per cento per il fine settimana. Anche se ho cercato di trovare il tempo per tutto ci sono solo 24 ore in un giorno. E a volte devi decidere a cosa dare priorità”.
La parte più interessante però è quando Gino racconta dei motivi per cui, alla fine e nonostante vent’anni di storia assieme, Campinoti abbia scelto di rischiare. C’entra l’orgoglio, ma pure tante ragioni pratiche. Oltre, probabilmente, a una spintarella di Carmelo Ezpeleta, che sta facendo l’impossibile per riequilibrare le forze in campo e rendere il mondiale più aperto e attraente sia per le Case che per gli investitori.
Borsoi la spiega così, con grande onestà intellettuale: “Penso che tutto abbia avuto una piccola influenza. La decisione della Ducati di non ingaggiare Jorge [Martín]; che è arrivato fin dall’inizio con tutte le carte in regola. E veniva dal team Pramac, che è un po' la scuola o il fratellino minore della Ducati. Onestamente, secondo me, sarebbe dovuto finire lui nella squadra ufficiale; visto che da due anni dimostra di essere uno dei migliori piloti in griglia. Ma devo dire che ci sono tanti fattori che hanno influenzato la nostra scelta, è stata una decisione complessa. Questa squadra era legata alla Ducati da 20 anni e i rapporti con Dall'Igna e Domenicali sono amichevoli, non solo commerciali. Ma alcune scelte, come l’ingaggio di Márquez, da fuori sono state difficili da capire. E queste decisioni della Ducati hanno fatto pensare a Paolo Campinoti (Parton del Team Prima Pramac, ndr) che forse era giunto il momento di lasciare la nostra zona di comfort”.
Per chiudere, Pecino gli chiede chi è a scegliere i piloti tra Pramac e i giapponesi. Piloti che, lo ricordiamo, dovrebbero essere Miguel Oliveira (a cui mancarono l’ufficialità) e un altro tra Sergio Garcia (che Borsoi conosce bene), Tony Arbolino e Jack Miller, il quale invece è una vecchia conoscenza di Paolo Campinoti: “Quello che è successo con la Ducati succederà con la Yamaha”, la risposta del Team Manager di Pramac. “Noi stiamo cercando di portare in Yamaha il modo di lavorare, la mentalità, le linee guida e le idee di Ducati. Questa è la base migliore e la formula migliore per iniziare ad avere risultati adesso. I piloti verranno scelti insieme alla Yamaha; poiché avranno un contratto ufficiale diretto con Yamaha. E la nostra squadra, infatti, non sarà