Era il 2016, era il Red Bull Ring e Andrea Iannone aveva appena riportato la sua Ducati Desmosedici con il 29 sul cupolino al parco chiuso, dopo aver vinto il GP d’Austria a sei anni di distanza dall’ultima volta con Casey Stoner. Gigi Dall’Igna abbraccia Iannone, poi si volta e, quasi timidamente, bacia sul serbatoio (basta cercare le foto su google) quella moto che in molti, tranne lui, consideravano ormai incapace di vincere ancora. Bella, potentissima, indomabile, ma condannata a non vedere la bandiera a scacchi per prima. Per tutti tranne, appunto, che per quel Gigi Dall’Igna che in quel bacio quasi anacronistico ha racchiuso l’emozione di un lavoro di anni ripagato e quella di una certezza: sarebbe stato solo l’inizio. Nove anni dopo, a Buriram, la scena s’è ripetuta: Marc Marquez porta la Ducati Desmosedici al parco chiuso dopo aver vinto il GP della Thailandia e Gigi Dall’Igna, quasi timidamente, ripete il gesto.
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Anzi, fa di più: quasi palpeggia la sua creatura. Cingendola con una mano da dietro e accarezzandola con l’altra sul davanti e poi stampandole un bacio proprio in mezzo al 9 e al 3 che fanno il 93 di Marc Marquez. Roba che se le Desmosedici potessero denunciare staremmo a raccontare di un Dall’Igna in galera. Sì ok, l’immagine è forte e provocatoria, ma è funzionale a dire che tanto ormai su Gigi Dall’Igna si dice di tutto. E’ vero che ha voluto Marc Marquez anche al costo di rinunce pesantissime, è vero che sembrano avere un rapporto speciale cominciato prima ancora che vestissero di rosso entrambi, ma parlare oggi di quel bacio dell’ingegnere italiano alla moto dell’otto volte campione del mondo come di qualcosa di straordinario – e su cui costruirci sopra assurde teorie – è da tifosi che manco nel calcio. Perché quel bacio Gigi Dall’Igna lo riserva alle sue Desmosedici da sempre, tutte le volte che vincono, sin dai tempi, appunto, di quella prima volta con Andrea Iannone. Chiedete a Andrea Dovizioso, a Jorge Lorenzo, a Danilo Petrucci, a Jack Miller, a Enea Bastianini e allo stesso Pecco Bagnaia quante volte si sono ritrovati la moto “pomiciata” da Dall’Igna. Vi risponderanno così: “ogni volta che l’abbiamo fatta vincere”.
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E chi l’ha fatta vincere, a Buriram, è stato Marc Marquez. Al di là di tutte le interpretazioni che si vanno leggendo in giro e che raccontano una MotoGP che di tutto ha bisogno tranne che di vedere il marcio in ogni cosa. Compresa una storia di rinascita come quella dell’otto volte campione del mondo a dispetto di un momento sicuramente più particolare, ma non certo preoccupante, di Pecco Bagnaia.
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Nessuno abbandonerà nessuno. Almeno per adesso e dopo solo un fine settimana di gare. Nessuno ha giurato amore e favori a uno dimenticando il vecchio – che poi è pure giovane - campione che ha riportato il titolo mondiale a Borgo Panigale dopo anni. Un bacio non nasconde complotti. Rappresenta, semmai, tradimenti, ma è una storia di 2000 anni fa, non c’erano le corse in moto come adesso non c’è nessuno già condannato alla croce per un bacio. C’è, semmai, la consapevolezza di aver fatto una scelta che è costata tanto, ma che, almeno in questo inizio, s’è rivelata giusta.
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L’ha ribadito anche lo stesso Dall’Igna subito dopo quel bacio, parlando di entrambi i suoi piloti e non certo di uno solo. “La prima gara – ha detto - è sempre la più complicata, ma Marc ha fatto un weekend perfetto. Anche Pecco ha fatto un buon lavoro. Il campionato del mondo non è una gara di 100 metri. L'importante è mantenere il ritmo e la costanza per avere una possibilità alla fine del campionato”. Lo stesso Dall’Igna ha risposto pure ai dubbi sollevati da molti sulla strategia utilizzata da Marquez e sul fatto che l’otto volte campione del mondo, nonostante fosse chiaro che avrebbe potuto condurre una gara in solitaria, sia partito con la pressione della gomme troppo bassa. “La pressione e la temperatura degli pneumatici rientravano nell'intervallo previsto – ha concluso l’ingegnere italiano - anche se la temperatura ambiente era leggermente inferiore al previsto. Abbiamo un software che aiuta i piloti a prendere queste decisioni in gara. Oggi sono sicuramente contento sia per Marc che per Pecco, ma lo sono ancora di più per i feedback arrivati dalla nostra moto, visto che faremo le prossime quattro gare con questa configurazione e solo con l’aggiunta di alcuni piccoli dettagli evolutivi”.
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