Antonio Giovinazzi deve avere una sua nuvoletta personale da impiegato, alla Fantozzi, che scarica acqua sempre nel momento meno opportuno. Non si spiega altrimenti la serie di sfortune che lo vedono coinvolto quasi ogni weekend di gara. Anche durante l’ultimo fine settimana a Imola ha avuto le sue beghe, prima in qualifica e poi in gara, che hanno portato ad un risultato nel complesso deludente e al di sotto delle aspettative. La sceneggiatura di un film già visto più e più volte durante l’ultima stagione.
Un weekend quello di Imola considerato come “la gara di casa” dall’Alfa Romeo Sauber e dal pilota italiano, che desiderosi di riscattare l’opaca prestazione in Bahrein e dimostrare i progressi fatti quest’anno sulla C41, sono arrivati sullo storico tracciato romagnolo con l’obiettivo di entrare nella top ten e portare a casa dei punti come l’anno scorso. Però, già al sabato durante la prima sessione delle qualifiche c’è stato il primo intoppo per Giovinazzi: Mazepin. Un nome, una minaccia, il russo poco rispettoso del galateo tra piloti ha preso la scia dell’italiano sul rettilineo, mentre questi si lanciava nel suo ultimo tentativo di giro veloce, col quale sarebbe potuto passare in Q2; lo ha affiancato e poi gli ha frenato in faccia alla prima staccata del Tamburello vanificandone il giro buono e mandandolo giustamente su tutte le furie. Risultato: Giovinazzi 17° in griglia.
Domenica però è un altro giorno e in una gara bagnata in cui succede di tutto Antonio scazzotta con gli altri nelle retrovie, tiene la macchina sempre in pista nonostante l’asfalto viscido, e con una grande rimonta, dopo la ripartenza causata dal pauroso incidente tra Russell e Bottas, è addirittura 9° davanti ad Alonso. Missione punti quasi compiuta a quel punto? No, perché con Giovinazzi la fortuna è accecata dalle cataratte mentre la sfiga se n’è proprio innamorata. Con un team radio la squadra lo allarma del surriscaldamento dell’impianto frenante a causa di un corpo estraneo all’interno e lo richiama ai box, dove un meccanico estrae dalla posteriore destra una visiera a strappo. Una stupida visiera lanciata da chissà chi durante la corsa, che poteva andare liberamente in giro per l’Italia e che invece sceglie di infilarsi proprio nei i freni del pugliese. Giovinazzi riparte ma ormai il gruppo è lontano, sorpassa giusto le due lentissime Haas e conclude solo 14°.
Una beffa, un altro risultato amaro e immeritato che mina umore e considerazione.
Già in Bahrein il copione era stato analogo quando Antonio, in lotta per la zona punti, durante il pit stop era stato vittima di un errore dei suoi meccanici, che allungando la sosta gli hanno fatto perdere la possibilità di finire tra i primi dieci.
Anche l’anno scorso, nonostante le partenze brillanti, Giovinazzi è stato spesso sventurato e alla fine del campionato i punti conquistati sono stati pochi: appena 4. Ma avrebbero potuto essere molti di più senza il coinvolgimento al Mugello nel maxi-incidente alla ripartenza, la chiamata ai box di Monza con la pitline chiusa che gli è costata una penalità, e altre gare dove è stato sacrificato a beneficio delle strategie del compagno Raikkonen.
Il talento c’è e a sprazzi si vede, ma manca la concretezza, la capacità di sorpassare anche la sfortuna, di prendersi le meritate soddisfazioni e ambire a sedili più prestigiosi. La Formula1 è uno sport cannibale che non perdona e non ammette giustificazioni o scusanti per le avversità del destino. Se non mangi vieni mangiato e al volante di Giovinazzi, in scadenza di contratto quest’anno, dalla scorsa stagione ambiscono altri giovani dell’Accademy Ferrari come Shwartzman e Illot. Non basta più stringere i denti e guardare avanti per Giovinazzi, ora c’è da tirare fuori gli artigli per prendersi ciò che gli spetta e andarsela a cercare un po’ di fortuna, con maggiore audacia. Perché Audentes fortuna iuvat, la fortuna aiuta gli audaci.