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Gli abusi nel mondo dello sport e una voce nel vuoto: il caso della schermitrice a Chianciano

  • di Francesca Luna Barone

14 marzo 2024

Gli abusi nel mondo dello sport e una voce nel vuoto: il caso della schermitrice a Chianciano
Il coraggio è una virtù più elogiata nel mondo dello sport, una qualità che spinge gli atleti a superare i propri limiti e a sfidare gli avversari con determinazione. Tuttavia, questo coraggio si scontra spesso con una realtà di un ambiente sportivo che non sempre riesce a tutelare il desiderio di giustizia degli individui coinvolti. Gli abusi e le denunce ignorate gettano un'ombra oscura sul mondo delle competizioni, creando un ciclo continuo di episodi che sembrano sfuggire a ogni forma di controllo

di Francesca Luna Barone

La solita triste storia: fiducia tradita, qualche drink, e poi il vuoto. Un atto vile di cui si sente parlare troppo spesso, fin dall'età più giovane degli stessi interessati. Lo sport, che comunemente è visto come santuario di competizione e lealtà, si rivela invece uno dei terreni più fertili per la manifestazione delle brutture umane. Questo fenomeno, che va ben oltre qualche sporadico caso isolato e a qualche semplice tentativo di, arriva per ogni storia quasi sempre al culmine e trova la sua triste conferma nelle parole delle vittime. Queste mettono in luce quanto improbabile sia stata l'innocenza del gesto e quanto il problema sia diffuso.

Di recente tutto questo ha colpito in modo particolare il mondo della scherma. Nella luce vibrante del ritiro estivo a Chianciano, la speranza e l'entusiasmo di una giovane schermitrice sono stati oscurati da un evento che negli scorsi giorni ha scosso il mondo dello sport. Parliamo di una promessa della scherma che ora non promette altro che provare a dimenticare quanto è successo. 

Ultimo di una serie di scandali, dai campi di calcio alle piscine di nuoto, dai tatami di taekwondo alle piste di pattinaggio, questo episodio compromette ancora una volta l’integrità e la sicurezza di un mondo che dovrebbe considerare vittorie solo quelle nelle palestre e non nei loro spogliatoi. Erano in tre – ma avrebbe potuto essere anche uno solo – i colpevoli che hanno deciso di distruggere i sogni sportivi, e non solo, di una giovane di soli diciassette anni. Il capitolo degli abusi sessuali, lo stesso che potrebbe rovinare la carriera degli stessi aguzzini, e dei comportamenti inappropriati è purtroppo diffuso tra gli atleti e dietro le quinte dell’ambiente, coinvolgendo figure di ogni tipo, dai ragazzi ai dirigenti allo staff. 

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Il ventaglio di figure e veterani in lista nera si estende inoltre a più settori: dalle molestie sessuali all'invio di materiale sessualmente esplicito, le accuse minano la reputazione di coloro che le hanno subite e dei contesti sportivi in cui si sono verificate, avendo come risultato solo una considerazione totalmente immorale, la quale traumatizza e cerca di ricucire cicatrici indelebili nelle vite delle vittime. Nessuna figura si risparmia dal compierli e tanto meno gli vengono risparmiate accuse nefaste. Per quelle che vengono ammesse ad alta voce. Nonostante la giovane schermitrice abbia trovato il coraggio di raccontare la sua storia, infatti, le parole da sole non sono sufficienti. Chi protegge gli atleti al di fuori della palestra? Potremmo dire nessuno, ma nell'educazione e nella prevenzione risiedono molte delle soluzioni per evitare simili tragedie.  

Le azioni concrete e l'impegno tangibile possono proteggere gli atleti, ma spesso non sono abbastanza per prevenirle. Non saranno ambienti considerati spesso un rifugio per il machismo, come il calcio, la Formula 1, il basket, a evitare casi di inappropriatezza. Una cultura tradizionalmente dominata dagli uomini contribuisce per forza di cose a creare un ambiente caotico in cui certi comportamenti sono più prevalenti o tollerati, ma qui è un discorso che va al di là del genere, considerando che i casi di abuso nello sport non riguardano esclusivamente le ragazze. Il principio fondamentale però è lo stesso: creare un ambiente sicuro e rispettoso all'interno delle squadre. Tutto ciò ci richiama alla memoria il caso dell’ex medico della nazionale di ginnastica statunitense, Larry Nassar, condannato per abusi sessuali su numerose atlete. Oppure quello dell’Olanda, nel 2019, dove lo scandalo nel pattinaggio di velocità scosse profondamente l'intera comunità sportiva, con le accuse contro l'ex allenatore Gerard Kemkers. 

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Episodi dolorosi che evidenziano quanto il fenomeno sia diffuso e sottolineano l'importanza di affrontare la questione con la massima determinazione. L'Italia ci ha provato, approvando la legge 715-B il 20 settembre 2023, che riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme. Questa è una svolta senza precedenti nel mondo dello sport, poiché le indagini cercano di superare gli ostacoli e ricevere l'attenzione necessaria per affrontare urgentemente questa piaga che minaccia il benessere dei giovani atleti, in particolare quelli compresi tra i 18 e i 30 anni. Monitorare è certamente un passo nella giusta direzione, ma non è sufficiente. È essenziale che le opportunità nello sport rimangano inclusive e sicure, escludendo qualsiasi forma di abuso o comportamento inappropriato, fuori e dentro l’ambiente sportivo. In questo caso è la scherma, ma in generale in ogni sport il talento emergente andrebbe sempre protetto.

Non serve a nulla la capacità di stare in pedana se la brutalità smorza ogni tipo di carica sportiva, che assegna drammi e lascia traumi. E quella notte di agosto, segnata da amnesie e lividi, ha lasciato segni non solo nel corpo, ma anche nella mente e nell'anima della vittima uzbeka e della sua compagna di squadra. Una notte che pur denunciata fin da subito, ha ottenuto come risultato solo la protezione di una madre e nulla più. Una giustizia lontana, una devastazione personale che avrà ripercussioni nella memoria e nelle abilità sportive della giovane. E il crimine, che lontano dalla via della dignità, pare essere un sussurro non abbastanza imperativo da far agire con fermezza le autorità competenti.

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