L'Aprilia è andata in vacanza come tutti si sognerebbero di fare: rilassata, sollevata, senza fastidi che pruriscono o conti in sospeso che appesantiscono. L'ultimo weekend di gara prima della pausa estiva, Brno, è stato fondamentale per dipanare qualsiasi scoria. C'era un Marco Bezzecchi che doveva confermare le grandi prestazioni di Assen e Sachsenring e che in Repubblica Ceca ha dato addirittura la sensazione di poter interpretare il ruolo di anti-Marquez quando il campionato ripartirà, in Austria, dopo Ferragosto. C'era soprattutto Jorge Martín, il campione del mondo in carica, riemerso nel box di Noale alla fine del polverone che ha insabbiato il mercato e i corridoi del paddock dal suo infortunio del Qatar in poi: le clausole, mica le clausole, il manager Albert Valera, i presunti litigi con la dirigenza Aprilia che teneva i piedi puntati, la Honda alla finestra per il 2026. Tutto questo, in parte, era già stato messo in secondo piano dall'Aprilia Day (in cui lo spagnolo, presenziando, aveva mostrato attaccamento alla squadra veneta) e da un ottimo test di 30 giri a Misano che Jorge aveva completato prima di volare in Moravia.
A Brno, primo appuntamento ufficiale con Jorge Martín completamente sano sulla RS-GP, bisognava chiudere il primo capitolo di questa storia iniziata in maniera sfortunata e tumultuosa. Così è successo, grazie ad un'Aprilia che dal punto di vista diplomatico e della comunicazione è stata impeccabile e ad un pilota - Jorge - che dopo un comprensibilissimo periodo di disorientamento (per via degli infortuni) è tornato a fare ciò che gli riesce meglio: guidare. Sul come questa pagina sia stata voltata in maniera talmente repentina e brillante, i canali ufficiali della MotoGP hanno pubblicato un video. Sette minuti di filmato con le telecamere puntate sulla seggiolina del numero 1 durante il weekend di gara ceco, dove sono stati raccolti i briefing tecnici "a caldo" di Martin al termine di ogni sessione. Una chicca per veri appassionati.

L'Aprilia è una famiglia. Non è una frase che si pronuncia tanto per, ma un'evidenza: ogni volta che Jorge rientra ai box, attorno alla sua postazione, si raduna praticamente tutta la squadra. Tutti con un linguaggio del corpo positivo, rassicurante: Jorge parla tenendo un microfono in mano, il capotecnico Daniele - Radar - Romagnoli interviene qua e là, a Massimo Rivola sembra basti un'occhiata per intendersi col pilota. Dopo la prima uscita nelle FP1, sul bagnato, Jorge si fa subito volere bene: "Siamo tornati" - dice, condendolo con un sorriso di sollievo. Poi subito a lavorare: "All'inizio sentivo la moto bassissima dietro, pensavo ci fosse l'abbassatore ingaggiato, invece no. Rispetto a Misano sentivo che dietro era troppo bassa. Non so perché, forse è la molla più morbida. Che ne so". Prima di scendere in pista per le Prequalifiche, con la pista praticamente allagata da un temporale, le telecamere inquadrano Jorge che si fa il segno della croce prolungando il gesto più del solito. Il fatto che Martinator sia tornato per davvero lo si capisce quando lui, in quelle condizioni, tiene la ruota di Marquez: "C'è tanto spin alla due - commenta a metà turno - perché c'è tanta acqua. Ora dobbiamo aspettare, io non penso che si asciughi, però forse qualcuno prende il rischio. Ho provato a girare con Marc, ma io avevo già sei sette giri sulle gomme mentre lui le aveva nuove...ho sofferto". Poco dopo firma un quinto tempo che gli vale l'accesso diretto in Q2 e gli applausi scroscianti del Team di Noale una volta riportata la RS-GP in pitlane.
Al sabato mattina Jorge è infastidito per non essere riuscito a mettere insieme un tempo soddisfacente: "Ho preso il verde ca**o, stavo spingendo...peccato. Quando mi è caduto Marc davanti mi sono sconcentrato, perché mi serviva avere il suo riferimento. Da solo ancora mi manca qualcosa". Romangoli lo incoraggia, gli dice "non siamo lontani". A margine della Sprint del pomeriggio, conclusa in undicesima posizione ma non lontano dal gruppo dei primi, Jorge si dimentica in maniera definitiva di essere convalescente: "La reazione in partenza è stata veramente veloce, la frizione perfetta, tutta lineare. Ho fatto una buona strategia nelle prime curve, ma ca**o Raul (Fernandez, ndr) mi ha portato fuori e ho perso un'altra posizione. Dopo ero dietro Marco e ho detto 'ok, mi fermo qua'. Vedevo che ne avevo un po' di più in certi punti ma ho subito capito che questa sensazione era data dal fatto che lui stava gestendo, così mi sono messo anch'io a gestire. Ho feeling comunque, ogni giro che passa riesco a spingere di più. Nei primi giri, vedendomi davanti, ho pensato 'ostia, ci siamo, andiamo da Dio'. Nei primi quattro giri andavo proprio bene, l'unico che mi andava via era Marc, a Pecco mi avvicinavo. Però però sono finito un po' in over riding, dovevo gestire di più la soft all'inizio. Faccio fatica ad applicare la mia forza laterale sulla moto per stare alla corda, mano a mano che le gomme si consumano la moto mi tira dall'altra parta e mi porta fuori".
Ventiquattr'ore più tardi, abbracciato da ogni componente del Team per un solidissimo settimo posto dopo quattro mesi di fisioterapia, Jorge Martín è sudatissimo, esausto. Ma soddisfatto come non lo si vedeva dal 2024: "Bella ca**o. Ho tenuto dai. Quando mancavano tredici giri mi sono detto 'woah'. Poi però ho preso un po' le misure, ho provato a guidare più rilassato, usando meno le braccia. Bene Tío. Bene, bene". Fra tre settimane un nuovo capitolo di questa storia, che adesso sembra davvero promettente.