A sentirlo dopo la Sprint del sabato erano stati in tanti a pensare che Andrea Iannone non sarebbe riuscito a completare il GP della domenica, con il doppio dei giri e su una moto che ha avuto tra le mani solo da poche ore prima e con meno di una cinquantina di passaggi sull’asfalto di Sepang. Invece Andrea Iannone ha fatto lo Iannone e al traguardo c’è arrivato, tra l’altro mettendosi alle spalle il collaudatore dell’Aprilia, Lorenzo Savadori, e chiudendo con un tempo complessivo tutt’altro che indecoroso. Tanta fatica fatta, ma pure una gran prova di forza.
Ma non è la MotoGP a interessare Iannone. E oggi il pilota di Vasto è pure uscito allo scoperto. Tutto bello, gran figura fatta, emozioni vissute e, nella testa, la voglia di mettere in difficoltà Ducati con i fatti concreti. Un mettere in difficoltà in chiave più che positiva, dunque, ma con un obiettivo chiaro in testa: convincere Borgo Panigale che merita una moto ufficiale o più simile possibile alla ufficiale nel mondiale Superbike. E’ vero, infatti, che Ducati ha dovuto operare una scelta di riconoscenza verso Alvaro Bautista, rinnovandogli il contratto per un altro anno e occupando definitivamente l’unico posto disponibile nel Team Aruba, ma è vero pure che adesso un pensiero in più bisognerà farlo. Capire, insomma, un “come” che possa piacere a tutti. Con Iannone che nella sala stampa di Sepang non c’ha (giustamente) pensato due volte a far pesare un paragone. “Sono stato quindici secondi più veloce di Alvaro Bautista, che praticamente lo scorso anno nella wild card fatta qui a Sepang aveva la stessa moto che ho guidato io oggi – ha affermato - In più, lui ha avuto più tempo per adattarsi avendo fatto dei test, mentre io ho semplicemente fatto la valigia a Jerez e sono venuto qui. Il riferimento dovrebbe essere Bautista per me, non Bagnaia”.
Gigi Dall’Igna, adesso, dovrà pensarci. E non è escluso che non lo faccia. Anche se prima ci sarà da pensare se puntare ancora sul pilota abruzzese per sostituire Fabio Di Giannantonio a Barcellona. Iannone, dalla sua, s’è detto disponibile: “Non ho ancora parlato con nessuno di questo. Se me lo chiederanno prenderò in considerazione la cosa, ma ci sarà tempo per parlarne con Valentino Rossi e con Ducati”. Per ora, dunque, va bene così, con una gran dimostrazione data al mondo e la consapevolezza che “con qualche giorno di test e la possibilità di lavorare di più sulla moto si potrebbe migliorare ancora”. E pure un retroscena svelato: “Jorge Martin mi ha scritto ‘amico, vai forte’ dopo aver visto i miei dati”.
Dati che potevano essere migliori e ancora più significativi con una preparazione fisica diversa, con Iannone che ha spiegato che la grande differenza con le derivate di serie sta proprio nel tipo di pretese fisiche che hanno i prototipi. “Fare questi 19 giri è stato estenuante – ha concluso – Ho fatto qualche giro anche spingendo, ma poi dal quinto in poi ho corso in modalità sopravvivenza. Non ho ancora i punti di riferimento e devo trovare i limiti della moto. Non potevo sfruttare i freni e nemmeno l'aerodinamica perchè fisicamente non avevo abbastanza forza. In Superbike non si frena come su queste moto. In circuiti come Malesia e Giappone, dove si stacca di più, la pressione sulle braccia è brutale. Nel 2014, senza aerodinamica, la forza era di circa 150 kg per freno mentre adesso la forcella è più rigida e l'aerodinamica aggiunge più carico. La moto è molto fisica, ma non posso dire nulla di negativo perché ho avuto solo feed positivi. La cosa complicata è quando sei dietro a qualcuno: la moto non si comporta allo stesso modo e è difficile anche capire cosa fare. E ancora di più con appena 100 giri in un fine settimana. Ciò che ha dell'incredibile è senza dubbio l'avanzamento tecnologico di questi cinque anni e quanto sia diventato importante il lavoro nel box”.