“Come sto? Cammino sui talloni perché mi fanno male anche le dita dei piedi”. E’ un Andrea Iannone che ha giusto un filo di forza per scherzare quello che si presenta nella sala stampa di Sepang dopo la Sprint del sabato, incontrando proprio lì il suo compagno di squadra Marco Bezzecchi e intrattenendosi con lui prima ancora che con i giornalisti. Anzi, a dire il vero iannone ha pure ancora un po’ di forza per “incazzarsi” perché, racconta, “ho fatto un pasticcio con l’abbassatore in Q1 e ho perso un paio di decimi, altrimenti avrei potuto entrare in Q2”. Con Bez che gli risponde: "pensa se mi inc*lavi". E’ consapevole che il suo ritorno su una MotoGP è stato massacrante da un punto di vista fisico e pure da un punto di vista mentale, viste le decine e decine di cose che bisogna ricordarsi una volta in sella, ma è consapevole pure che un ritorno così poteva sognarlo solo lui. Perché nessuno degli altri ci avrebbe creduto davvero.
Invece è stato lì a cercare il limite come gli altri, ma portandosi in sella pure una storia che è stata tremenda e incredibile, dolorosa e rabbiosa. E nessuno che non sapesse già tutto, oggi, avrebbe potuto pensare che quel ragazzo di 34 anni in sella alla Ducati gialla con il 29 fosse, in realtà, uno che al contrario di tutti gli altri non guidava una MotoGP da cinque anni. E’ ancora un pilota e quasi sembra dargli fastidio il suo saper essere anche personaggio. Però è più forte di lui e in sala stampa viene fuori tutta la personalità di un ragazzo che ha potuto fare ancora ciò per cui ha vissuto e che mentre cerca ostinatamente di parlare di motociclette e performance si ritrova a regale battute e perle di spontaneità. “veloce sono veloce, il problema è il fisico – ha scherzato – alla Curva 4 le mie braccia non tenevano. Cosa ho capito? Ho capito che qui devi fare tutto al massimo perché con la Ducati più sei forte e più esalti le qualità del mezzo”.
E’ gasato, carico come un ragazzino che risalirebbe in sella subito nonostante i dolori ovunque. Per la voglia di migliorarsi ancora: “la verità? Ho fatto solo un giro sul mio vero livello in questa Sprint. Potrei fare il cinquantanove e mezzo, ma in Superbike abbiamo si e no l’uno per cento del carico aerodinamico che c’è qui e la moto ti sfinisce. Accelerazione e frenata poi sono impressionati, pure la curva fa impressione”. Ieri, insomma, diceva che questa moto il limite non ce l’ha, oggi sembra aver capito, invece, che un limite c’è, ma arriva prima il limite personale di un fisico che sarà pure allenato, ma è abituato a un lavoro diverso. “Oggi è così con dieci giri, figuriamoci domani con venti. Dicevo al Bez che cammino sui talloni perché mi fanno male pure le dita dei piedi, anche se non so per cosa mi sono servite le dita dei piedi, ma evidentemente ho lavorato anche con quelle. Non ho neanche scelto una pista proprio facile, visto il disegno di questo circuito e le temperature che ci sono qui. Però dai, so dove posso migliorare ancora e domani ci provo di sicuro a fare ancora meglio”. Meglio, in verità, l’ha già fatto. Anche del 2018, quando era a tutti gli effetti un pilota della MotoGP e aveva chiuso su questo stesso circuito con un 1.59 e 6 che gli era valso la quarta posizione in griglia di partenza. “Questa cosa è folle – ha detto ancora – Venire qui senza un test e senza sapere niente, su una MotoGP che è cambiata così tanto è folle. Nel box contavamo che prima delle qualifiche, in tutto, ho fatto meno di 50 giri”.