Diciamolo subito: Toprak Razgatlioglu è un fenomeno. Di quelli che ne nascono pochi veramente e, non a caso, è anche quello – almeno nella storia recente delle corse – che arriverà in MotoGP dalla Superbike e pure con le aspettative alte. Potrà giocarsela e lo dicono anche quelli che sono sempre stati molto critici sui piloti delle derivate di serie. Però ultimamente Toprak Razgatlioglu sembra avere un problemino che con la MotoGP – che è un ambiente in cui bisogna sempre parlare il meno possibile – non ci va tanto d’accordo: usa troppo le parole per provocare. Magari per qualcuno può essere anche un pregio, ma il campione turco rischia di arrivare tra i prototipi inseguito dalle sue stesse aspettative e in Pramac dovranno faticare non poco, insieme a Yamaha, per spiegargli che conviene sempre far parlare il cronometro prima della bocca. Anche ieri, nella sala stampa dell’Estoril, alla vigilia del fine settimana in cui avrà la prima occasione per laurearsi di nuovo campione del mondo, il turco ha provato a tirare fuori ancora una volta la superiorità tecnica della Ducati (la moto che guida il suo diretto avversario, Niccolò Bulega), ritrovandosi però a mettere le mani avanti in una maniera che è risultata più supponente che goffa.

“Per me – ha detto - il 2026 sarà apprendimento: l'anno più difficile, perché la MotoGP è completamente diversa dalla SBK. Potrei finire tra i primi dieci, o tra i primi quindici”. Fin qui, tutto sommato, ci siamo, ma è dopo che Razgatlioglu s’è lasciato andare: “Se non ottenessi risultati in MotoGP, tutti screditerebbero la Superbike, ma in verità penso che i piloti della MotoGP farebbero fatica a correre in Superbike senza una Ducati. Questa è la mia opinione”. Ok Toprak, è la tua opinione, ma la storia, anche recente, dice altro. Basta guardare un Alvaro Bautista, che in Superbike ha vinto titoli mondiali, o Andrea Iannone che, dopo 4 anni fermo a casa, è tornato e è riuscito a fare podi con una moto privata. O basta guardare anche un Danilo Petrucci che, nonostante anni e acciacchi,è lì terzo nel mondiale della Superbike. Sì, hanno guidato tutti una Ducati, ma anche un certo Jonathan Rea in MotoGP aveva fatto fatica e poi ha vinto tutto quello che si poteva vincere in SBK e possiamo metterci pure un Iker Lecuona che, nonostante una moto letteralmente zoppa, è riuscito a mettersi in luce al punto di meritare una Ducati ufficiale. O, ancora, un Remy Gardner, scartato dalla MotoGP dopo un solo anno e spesso in top five in Superbike nonostante una Yamaha satelitte.
Dire che la MotoGP è un altro pianeta non significa voler considerare la Superbike un mondiale per somari, sia inteso, ma arrivare a dire che i piloti della MotoGP farebbero fatica in Superbike senza una Ducati è eccessivo. E, lasciatecelo dire, non è neanche tanto carino nei confronti di quel Miguel Oliveira che la MotoGP ha dovuto lasciarla proprio per fare spazio a Razgatlioglu e che proverà a rilanciare la sua carriera dalla Superbike, tra l’altro salendo sulla moto che in questo 2025 è stata del turco.

Razgatlioglu non voleva dire quello che ha detto? Forse correggerà il tiro e magari è così che si chiuderà tutto. O, più probabilmente, gli toccherà ammettere l’unica grande verità: voleva per l’ennesima volta provocare Ducati sostenendo che a fare la differenza sono solo lui e il suo talento. Ve lo immaginate un Marc Marquez (che pure potrebbe anche dirlo) anche solo a sognarsi di fare una affermazione del genere? Solo che pure qui ci sarebbe da discutere: uno perché non sarebbe certo una bella pubblicità per quella BMW che gli paga lo stipendio e due perché, nei panni di Yamaha e Pramac, sarebbe quasi da cominciare a fargli un discorsetto per non ritrovarsi domani con un pilota voluto a tutti i costi, ma pronto a dare ogni eventuale colpa di un altrettanto eventuale fallimento alla moto. Tutto da vedere, sia inteso, con la certezza, per adesso, che sta solo in un Toprak che dovrà in qualche modo correggere il tiro quando si ritroverà in MotoGP, dove ogni dichiarazione pesa il doppio e dove le affermazioni in leggerezza sono pericolose quanto una caduta. A cambiare, forse, lo aiuterà anche il doversi rinnovare sin dall’immagine, con il turco che ha ammesso che gli toccherà cambiare numero. “Non credo – ha concluso - di avere alcuna possibilità di continuare con il numero 54. E’ impossibile che Fermin Aldeguer me lo ceda. Anche se gli offrissi dei soldi, non credo che sarebbero sufficienti. Vedremo quale numero scegliere per la prossima stagione, anche se ho già qualche idea".
Per ora, invece, meglio concentrarsi sul week end di gara e sul match point dell’Estoril, con 24 punti in più da fare rispetto a Niccolò Bulega. “Ci aspetta un weekend difficile – ha detto - Sono convinto che la Ducati sarà competitiva qui all'Estoril, visto che Bulega ha vinto la Superpole Race lo scorso anno. Tuttavia, il mio obiettivo è ottenere una tripla vittoria, dato che non ci sono riuscito nel 2024. Ovviamente, dovremo aspettare e vedere come si svilupperà il weekend, ma voglio essere ottimista”.
