“Provo a spiegare le ragioni tecniche per cui riesce a raggiungere questi risultati”, inizia a raccontare Paul Trevathan, capotecnico di Pedro Acosta, in un video appena pubblicato dal canale YouTube della MotoGP. La domanda, ormai, viene da chiunque segua le corse: cos’ha di diverso questo ragazzino venuto dal niente? Perché Acosta ha vinto due mondiali in tre anni e potrebbe vincere il terzo adesso, all’esordio in MotoGP? È roba che non capitava dal 2013 di Marc Marquez, il quale arrivò su di una Honda ben diversa dalla GasGas RC16 affidata ad Acosta. Gli altri piloti possono giocare d’esperienza, verò, lui però continua a crescere come un fagiolo piantato in terrazza. E, a sentire la sua gente, il cielo è il limite, come nelle favole.
Trevathan parte dall’inizio, ovverosia quel test a Valencia nel novembre 2023: “La prima impressione è stata un effetto wow all’interno del box. Ci siamo guardati e… cosa? Sai, la posizione del corpo, il modo in cui usava tutto… era come se avesse passato già sei mesi su quella moto. Era molto interessato a tutti i dettagli tecnici, molto più di quanto accade di solito. Poi non si è spaventato per tutte le cose da imparare, anzi. È stato incredibile”. A fine test, tra telecamere costantemente attaccate alla schiena e commenti entusiasti, Pedro si era detto estremamente soddisfatto per la scivolata di fine giornata, necessaria ad accarezzare il limite. Da lì, di modifiche ne sono state fatte pochissime: “Da Valencia abbiamo cambiato le manopole, la posizione dei semimanubri e le leve di freno e frizione. Ah, anche la molla del freno posteriore”, le parole di Acosta in Qatar, durante il weekend di gara.
Il capotecnico, neozelandese, racconta bene delle poche e mirate richieste del suo pilota: “Direi che è abbastanza pignolo nell’ergonomia della moto. Questo perché si muove molto, usa il suo corpo in maniere molto diverse. Per lui è molto importante che tutti i controlli di cui ha bisogno in pista siano nel posto giusto, in modo da sentire tutto e sviluppare gli automatismi che servono in MotoGP. Non è stato difficile trovare la posizione sulla moto, ma il fatto che potesse avere ogni cosa sistemata a suo piacimento è qualcosa su cui abbiamo dovuto lavorare un po’ di più. Ora ogni volta che esce in pista va un po’ meglio, ma non ho ancora visto il suo limite”. A stupire di più guardando i dati e pensando ai sorpassi sono le frenate di Acosta mescolate alla sua grande capacità di adattamento: “Sai che c’è un modo ben preciso di guidare la MotoGP. Devi usare tutto quello che hai per fermare la moto, quindi c’è un grande lavoro necessario a capire come prepararsi alla frenata. La velocità massima e le prestazioni della frenata… tutto è estremizzato. Lui è capace di adattarsi costantemente a tutto questo e immagino che sia questa la differenza tra l’essere incredibile e semplicemente bravo. Probabilmente i dati ci stanno insegnando più di quanto lo stia facendo Pedro, noi però usiamo la telemetria di tutti i piloti - come fanno gli altri - per vedere dove ogni pilota fa la differenza sugli altri e capire. E ogni volta che mettiamo Pedro sulla moto lui fa qualcosa di nuovo, di diverso”.
A metterci il carico c’è Alessio Capuano, che per Acosta gestisce le strategie e quindi l’elettronica: “Quello che vediamo dai dati è una differenza di performance pura rispetto agli altri. Questa è la cosa incredibile. Lui segue tutti i consigli che gli diamo ed è la parte che si vede davvero dai dati. Questo, diciamo, è il segreto. Ai test invernali era già in grado di capire come lavorare con l’elettronica, che è la parte più difficile quando sali su di una MotoGP, che è completamente diversa rispetto a qualsiasi altra moto al mondo”.
Nel caso non fosse stato abbastanza chiaro o impattante con le sue dichiarazioni, Trevathan conclude così il discorso: “Dovete credermi, in MotoGP sono tutti piloti fantastici. Non c’è nessuno qui dentro che non sappia guidare una moto. Ma poi avere la libertà mentale di utilizzare tutti questi elementi per tirare fuori il meglio ogni volta è qualcosa di magico e Pedro ce l’ha. Non fraintendetemi: anche altri riescono a frenare dove frena lui. Però poi metti tutto assieme: il tempo sul giro, la situazione attorno, il momento in cui fare le cose… questa è la parte in. Cui mostra davvero qualcosa di diverso. Lavorare con lui e vedere quello di cui è capace è il mistero dell’universo. Ragazzi così arrivano ogni dieci, quindici anni. E alzano l’asticella. Il modo in cui lavora e l’impegno che ci mette ti fanno capire che non ha limiti”.