Livio Suppo è un po’ raffreddato. Spyder, il suo boxer di un anno e mezzo, si è fatto male a una zampa ed è da due giorni che non può correre. Pare comunque che sopporti bene la vita d’ufficio. A Jerez quest’anno c’era anche Livio Suppo, impiegato come consulente dal Team Italtrans in Moto2. Dopo aver visto una MotoGP così bella e un Marc Marquez tanto contento che sembrava quasi avesse vinto un altro mondiale, gli abbiamo proposto una chiacchierata. Eccola.
Quest’anno stai lavorando con il Team Italtrans in Moto2. Com’è, anche rispetto a una MotoGP in cui hai lavorato per buona parte della tua carriera?
“Un’esperienza molto positiva. Io in queste classi, chiamiamole minori, ho lavorato negli anni Novanta, è bello tornare un po’ alle origini: sono squadre molto più piccole in cui c’è bisogno che tutti funzionino alla perfezione, paradossalmente in aziende con mille dipendenti è più facile. Devo dire che è un ottimo ambiente, abbiamo portato pochi cambiamenti che però stanno funzionando bene. È interessante vivere questa fase di adattamento della Moto2 alle nuove gomme”.
A voi come sta andando?
“Sono rimasto a Jerez anche per i test, purtroppo Dennis (Foggia, ndr) non ha potuto fare i test perché in gara è caduto di nuovo sul braccio in cui si era fatto male sabato. Ho chiesto alla Kalex se avessero un test rider e loro - che di base non ne hanno uno - ci hanno proposto Marcel Schrotter, dieci anni di esperienza in Moto2 e due in Supersport: ha volato lunedì e martedì era ai test. È bello pensare che questa squadra può diventare una sorta di riferimento per Kalex. Poi la verità è che sono tutti un po’ in attesa, non è esattamente chiaro come far funzionare al meglio le Pirelli: i telai sono nati per moto completamente diverse e queste gomme, che funzionano molto bene in Superbike, qui hanno bisogno ancora di trovare il giusto settaggio".
Tra i rookie della Moto2 quest'anno c'è anche Diogo Moreira. Che pilota è?
“Sta crescendo molto bene. Sai, quando un ragazzino brasiliano viene a correre in Spagna - dagli undici anni - capisci molto della determinazione e della voglia di arrivare che ha. È sicuramente un ottimo talento e fare quinto in griglia a Jerez alla sua quarta gara è tutt’altro che scontato. Siamo molto contenti, per essere un esordiente siamo veramente soddisfatti. Anche perché la Moto2 è una categoria difficilissima, le moto sono pressoché tutte uguali e i piloti fanno ancora di più la differenza, bisogna lavorare sui dettagli ma alla fine sono loro a doversi adattare”.
Pensi che la Moto2 di oggi prepari meglio i piloti alla MotoGP rispetto a quando si correva con il motore Honda? Lasciamo stare per un momento Pedro Acosta, che è un fenomeno. Diversi piloti arrivano già molto veloci in MotoGP.
“Marc Marquez la Moto2 l’ha fatta con la Honda (ride, ndr.)”.
È vero, però lui è un fenomeno!
“Mah, secondo me queste sono favole, come chi diceva che il 250 preparava meglio… non mi sembra! Poi che il motore Triumph sia più performante di quello della CBR 600 è un dato di fatto, il punto però è che il talento vero viene fuori a prescindere".
Ad Austin abbiamo visto una gara eccezionale. A Jerez anche. Non è che Liberty Media ha fatto l’affare? Marc che torna, Pedro che arriva, Pecco che si vuole tenere il titolo…
“Sicuramente è un momento in cui la spettacolarità è molto alta. Abbiamo detto per anni che con questa aerodinamica si fa fatica a superare, poi sono arrivati Pedro Acosta e Marc Marquez su di una moto competitiva… e già questo non è più vero. Tante volte si parla e poi quello che conta davvero è il pilota che c’è in pista. Ai tempi, quando non c’era l’aerodinamica e correvano i fantastici quattro, a parte Valentino che amava la bagarre... Casey, Jorge e Dani cercavano di farsi la gara per i fatti loro e le corse erano meno spettacolari. È stato con l’arrivo di Marc che abbiamo rivisto lo spettacolo. E, nel bene o nel male, in questo sport la differenza più grossa la fanno ancora i piloti. Quest’anno magari ha aiutato anche un po’ questo leggero cambio della regola delle pressioni, però secondo me la gara di Jerez senza Marc Marquez non avrebbe avuto lo stesso fascino”.
Assolutamente. E la stessa cosa probabilmente è successa ad Austin: c’era un’attesa enorme attorno a quello che avrebbe potuto fare.
“Certo, d’altronde in pista è il più titolato di tutti e deve combattere contro avversari che sono nuovi, venuti fuori negli anni in cui ha sofferto. Questo ha messo pepe e sicuramente l’arrivo di Pedro aiuta. Devo dire che Acosta mi ricorda molto il Marc Marquez del 2013 in cui il debutto andò ben oltre le più rosee aspettative. Per rispondere alla domanda sì, penso che Liberty Media - se chiuderà l’accordo, perché a quanto ne so io non è ancora del tutto fatta - potrebe aver comprato un prodotto spettacolare, dove nonostante ci siano diverse cose da migliorare la base di partenza sia ottima”.
Tu da dove partiresti per migliorare questa MotoGP? Noi spingiamo per un ristorante per la stampa in ogni circuito.
“(ride, ndr.) Ci sono tante cose che si potrebbero fare. Nel breve, quello che mi preoccupa di più è che nonostante le concessioni sembra che le case giapponesi non riescano a fare grossi passi in avanti. Mi auguro che il regolamento 2027 vada in direzioni di moto più tradizionali, quelle che i giapponesi sapevano fare. In questi ultimi anni secondo me hanno sottovalutato l’importanza di aerodinamica e abbassatori, quindi sono rimasti indietro da quel punto di vista lì. Vorrei vedere moto più semplici. La Suzuki del ’22 era una moto tradizionale, anche se c’era l’abbassatore e qualche accenno di aerodinamica. Poi però le moto hanno fatto salti mostruosi e oggi un mezzo come quello non riuscirebbe mai a vincere una gara. È un aspetto che va considerato, perché non vedere davanti queste case giapponesi - che hanno tenuto in piedi il motorsport delle moto degli ultimi trent’anni - sarebbe un peccato”.
Hai vissuto l’era delle 800cc in MotoGP: non è un po’ uno scherzo che si torni a ridurre la cilindrata considerando che quella volta, nel giro di cinque anni, si tornò al 1000cc?
“Si tornò al mille perché in quel momento storico c’era un rapporto diverso tra team e Dorna e i team non riuscivano ad avere molto competitive, al punto che Dorna si inventò la famosa CRT. Fu un segnale forte nei confronti delle case, che si trovarono costrette a dare moto competitive ai clienti. Perché tra il 2010 e il 2011 c’erano qualcosa come quindici moto in griglia, veramente una situazione a rischio. La cilindrata 800 secondo me c’entrava poco, se fosse rimasta - con il supporto che Dorna offre oggi ai team satellite - non sarebbe cambiato niente. Detto questo personalmente non avrei cambiato la cilindrata a monte, di modi per far andare più piano i mille ce n’erano diversi e sarebbe stato meno costoso. Per esempio sarebbe stato facile diminuendo di molto la benzina, visto che si va verso un mondo più green. Se riduci la quantità di carburante puoi stare tranquillo che le potenze calano e diventa anche una bella sfida per le case”.
Tu conosci bene Marc Marquez. Al netto delle feste per i titoli mondiali lo avevi mai visto così contento come a Jerez?
“Per un secondo posto no, mai. Però è capibile. Arriva da non uno, non due ma da quattro anni horribiles. L’incubo era iniziato proprio in quella pista e lui ha dimostrato da inizio anno che la velocità ce l’ha. Poi ha meno punti di quelli che avrebbe potuto prendere perché è caduto a Austin a causa di un problema tecnico, si è toccato con Pecco in Portogallo… lì è stato un incidente di gara, però ha meno punti del previsto. Secondo me lui di questo è consapevole, ho visto un’intervista in cui gli dicono che è a 32 punti dalla testa del mondiale e lui risponde nonostante una partenza di merda come quella che abbiamo fatto. Ora Marc sa che la scelta che ha fatto è quella giusta, ma io non avevo dubbi".
Lui però ne aveva, di dubbi.
"E lo capisco, un conto è dire da fuori che Marc è un talento per cui ce la farà ad andare forte su di una Ducati, un altro è farcela anche se è dal 2021 che non vinci una gara. Ecco, la sua felicità mi sembra del tutto motivata in questo caso”.
Sembra quasi che confrontando i suoi dati con quelli degli altri piloti Ducati Marc abbia delle certezze. Anche quando scivola, cade o sbaglia è sempre positivo. L’impressione è che Dall’Igna potrebbe davvero scegliere lui. Tu lo prenderesti, Marc Marquez?
“È chiaro che Marc è Marc. Però hanno anche un Martín che si meriterebbe quel posto. E nel team ufficiale hanno uno sponsor (Monster, ndr.) che è competitor dello sponsor storico di Marc (Red Bull, ndr.) e anche quello potrebbe non essere facile da gestire. Comunque devi sempre pensare che se Martín non va da loro diventa pericoloso da un’altra parte”.
Però anche Jorge Martín è molto legato a Red Bull, come lo era Enea Bastianini prima di trasferirsi.
“Martín potrebbe andare in KTM e per Ducati rischierebbe di diventare un problema. Se non altro perché è più giovane di Marc”.
Se tu fossi in Massimo Rivola invece cosa faresti?
“Rivola fa bene a fare quello che fa, cioè aspettare. Ha delle moto competitive e un budget che non è faraonico, la regola è semplice: ti muovi per primo solo se hai un grosso budget. Se devi fare i conti anche con la situazione economica invece puoi attendere. Anche perché i giapponesi non sono appetibili, quindi Aprilia tecnicamente è in una posizione estremamente vantaggiosa. Ducati ha solo un posto e tre piloti che lo vogliono, KTM sembra già bella e fatta perché hanno Brad Binder già sotto contratto e Pedro Acosta probabilmente andrà lì, a meno che facciano come quel crossista (Jorge Prado, ndr.) che ha vinto il titolo ed è rimasto in GasGas. Ecco perché Rivola può permettersi di aspettare per capire cosa vuole fare Aleix e se Vinales può andare a podio in tutte le gare, perché il potenziale per farlo c’è. Comunque vada, Aprilia avrà dei piloti veloci”.
Dovendo scommettere un euro sul campione del mondo su chi lo punteresti?
“Questo inverno avevo detto Marc Marquez… continuerò a dire Marc Marquez. Perché gli sono affezionato e perché, con tutto il rispetto per Pecco e gli altri, lui arriva dall’inferno. Immaginando quello che può aver passato dal 2020 ad oggi e considerando la voglia di tornare che ha dimostrato mi farebbe molto piacere".
Lui sembra il primo candidato per il team ufficiale Ducati. Al contrario però, considerando che KTM ormai pare blindata, come potrebbe giocarsela?
“Va detto anche che non so quanta voglia abbia lui di imparare da zero, per il secondo anno di fila, come funziona un’altra moto, quindi difficilmente lo vedrei in KTM. Poi penso che si sta rendendo conto che se con un team satellite e una moto vecchia di un anno è comunque lì davanti probabilmente potrebbe essere contento anche con una moto ufficiale in un team satellite”.
Pensi che sia ancora “politicamente difficile” per un team satellite vincere il mondiale? L’anno scorso abbiamo visto che la possibilità che Jorge Martín vincesse il mondiale era più che concreta, però c’è sempre un po’ di diffidenza. Questo, probabilmente, perché il team ufficiale deve spiegare agli sponsor il motivo per cui hanno investito di più per vincere di meno.
“Se spieghi con chiarezza fin dall’inizio che di moto come la tua ce ne sono altre due in un team satellite - perhcé questo ti aiuta a costruire i risultati - secondo me gli sponsor devono capirlo. Non lo fai di nascosto, è così e va accettato. Credo che le storie sul team satellite che non può vincere il mondiale siano leggende da paddock. Poi è vero che storicamente queste squadre hanno sempre avuto molto competitive. Ma ricordo Sete Gibernau nel 2004, quando morì il povero Daijiro Kato e si giocò un mondiale con Valentino Rossi correndo per un team satellite”.
In questo momento arriva il comunicato stampa sul regolamento 2027 della MotoGP. Lo apriamo al telefono con Livio, che buona parte di queste cose le sapeva già. Fa effetto. Ne parliamo al volo, per poi darci appuntamento in circuito.