Lo avevamo annunciato come “La Garlasco della MotoGP” ad Assen, in Olanda, quando abbiamo visto la troupe Dorna concentrarsi più del solito sui personaggi del paddock per raccontare i 10 anni di Sepang 2015. D’altronde sarebbe stato stupido non farlo: c’è il decennale, è l’anno del 9° titolo di Marc Marquez e la MotoGP è in cerca di hype, così il 23 ottobre - a 14 anni esatti dalla morte di Marco Simoncelli, proprio a Sepang - Dorna pubblica Sepang Clash - 10 years on.
Al netto del fatto che pubblicare il 23 ottobre è più uno scherzo del destino che una scelta editoriale, in quanto uscire il giovedì di gara era la cosa più sensata da fare, davanti ci troviamo con 26 minuti spaccati di cronaca documentaristica in cui la regia fa soprattutto una cosa: racconta i fatti di Sepang prendendo una posizione, anzi prende una narrazione. Che poi è la più accreditata dai giornalisti quando, ancora adesso, si finisce a parlare del 2015 a cena e di bottiglie al tavolo ne sono già arrivate un paio.
Le immagini chiariscono che Valentino, rientrando nel box dopo il 4° posto a Phillip Island, non aveva pensato alla possibilità che Marc avesse giocato con lui in pista. Eppure nel suo box se lo aspettavano, a torto o meno, per via dei due grossi antefatti nella prima parte di stagione: Rossi che vince in Argentina e in Olanda ai danni di Marquez. I due si sono ben sopportati finché non hanno cominciato a lottare per la stessa cosa.
Ci sono poi le sequenze - che col senno di poi forse sono le più impietose - della conferenza stampa di Sepang, quando Valentino accusa pubblicamente Marc di averlo ostacolato. L’altro dice di no, dice che farà la sua gara, che punterà a vincere. Il weekend si accende e arriva al GP con tutto quello che ne consegue e qualche dietro le quinte: Julià Marquez dà del figlio di put*ana a Valentino, quest’ultimo al parco chiuso dice che avrebbe ammazzato volentieri Marc in gara, Santi Hernandez che gira per il box come un wrestler a cui hanno bucato le gomme dell’auto.
Non bello. Eppure, in tre parole: sono le corse. Eppure a tratti sembra che il racconto sia dedicato a una massa di bisbetici che un giorno vogliono lo spettacolo e quello dopo sono pronti a fare la morale a chi lo produce. Se il documentario sul 2015 non andava fatto perché parlarne nel giorno in cui esce? Basterebbe evitare. Invece, come direbbe il poeta, c’è sempre chi dà buoni consigli perché non può dare cattivo esempio.
Questo piccolo documentario diventerà uno dei video più visti della MotoGP, perfetto Bignami per chi quella volta non c’era e grosso spot per chi le moto non le ha mai seguite. Anche perché, come ha scritto un utente su YouTube, “Questo video da solo si mangia 20 episodi di Drive to Survive a colazione”. Il 2015 è la Garlasco della MotoGP, una vicenda pruriginosa su cui arricchirsi? Di sicuro. Far finta che non sia interessante però è un filo ipocrita. Questa gara tra Valentino Rossi e Marc Marquez, come dice bene Matt Birt a fine video, rimarrà un tema per i prossimi dieci, venti, cinquant’anni.
Bacchettare la Dorna dopo averlo visto è un po’ come andare a una conferenza sul cambiamento climatico con il jet privato per questioni logistiche.