Mentre il sole di Dubai tramonta sul suo ritiro di allenamento, Jannik Sinner si prepara a festeggiare il Natale tra le montagne della Val Pusteria. È lì, tra sci e silenzi innevati, che il numero uno al mondo cercherà rifugio dai pensieri più pesanti. La sua sciatina natalizia di rito è un appuntamento sacro, una parentesi di normalità che resiste anche in un calendario scandito da viaggi e competizioni.
Ma il vero pensiero, quello che inevitabilmente accompagna ogni giornata, ha il volto severo del Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas). Due giudici su tre sono stati scelti per il "Caso Clostebol" che tiene Sinner e il suo team con il fiato sospeso. Da un lato, Ken Lalo, nominato dalla Wada e noto per la sua intransigenza in materia di doping. Dall’altro, Jeffrey Benz, indicato dagli avvocati di Jannik, con un curriculum che lo vede spesso dalla parte degli atleti.
Il ricordo di Sara Errani pesa come un macigno. Lalo, infatti, fu uno degli arbitri che nel 2018 contribuì ad aumentare da due a dieci mesi la squalifica della tennista italiana per il caso letrozolo. Un precedente che fa tremare. Benz, al contrario, ha recentemente contribuito alla riduzione della pena di Simona Halep, altro caso legato a contaminazioni accidentali.
Intanto, Sinner cerca di mantenere la concentrazione. A Dubai, tra allenamenti, gare di kart e cene in terrazza, il team ha lavorato per consolidare quell’alchimia vincente che lo ha portato in vetta al ranking Atp. E nonostante le preoccupazioni, Jannik non si tira mai indietro quando c’è da competere: durante una gara di kart con il suo team, è stato proprio lui a vincere, sfrecciando davanti a Vagnozzi, Panichi e Cahill (secondo quanto riferito dalla Gazzetta). Un piccolo ma significativo segnale che la mentalità vincente di Sinner non conosce soste.
"Darren dice sempre che Jannik non vuole perdere nemmeno a Burraco," scherza Cahill, il coach australiano che lo accompagna in questo viaggio.
E mentre la difesa di Sinner dovrà dimostrare l’assenza di negligenza nel controllo dello staff, la Ceo della International Tennis Integrity Agency, Karen Moorhouse, si affretta a spegnere le polemiche. "Non ci sono stati favoritismi per Sinner o Swiatek. Ogni caso di doping è diverso e va trattato singolarmente," ha dichiarato al portale Tennis365.
Ma basteranno queste parole a convincere il Tas? Ora, mentre il Natale riporta Sinner a casa per un breve respiro, l'ombra della sentenza si allunga verso l’Australia.