Che ha l’anima differente lo diciamo da una vita, sin da quando, nel 2020, MOW nasceva e Franco Morbidelli viveva il suo anno migliore in MotoGP, fino a diventare vicecampione del mondo con la Yamaha dell’allora Team Petronas. Sono passati cinque anni, ma è all’ultimo atto di Valencia, da seduto in sala stampa e non sulla moto, che Franco Morbidelli è tornato a prendersi tutto il tempo per tirare fuori quello spirito lì che ha lui: un po’ pilota e un po’ filosofo. L’ha fatto rispondendo a modo suo anche a qualche legittima provocazione, dopo una Sprint in cui si sono viste manovre “decisamente maschie”, ma che non hanno scatenato il solito putiferio come quando a farle è proprio Franco Morbidelli. E, dopo poche parole sulla sesta posizione di giornata e su “l’aver raccolto forse un po’ meno del seminato per via di una qualifica sbagliata”, il Morbido s’è raccontato ancora, prima di tutto per uno stile di guida che gli è costato troppo spesso qualche critica di troppo. Anche da parte degli stessi colleghi.
“Partivo settimo –ha detto - e ho chiuso sesto, quindi direi che è andata meglio. Ma in generale andavo più forte. Sto osservando l’andamento di tutto il weekend:: sono sempre stato veloce, ma purtroppo non abbiamo azzeccato la qualifica. Partendo settimo, per lottare per il podio servono o una gran fortuna o una velocità eccezionale per liberarsi subito dei piloti davanti. Però sono partito bene, anzi molto bene. Il problema è che sono rimasto dietro a Quartararo per troppi giri. Per superarlo (ride, ndr) mi sono preso tutto il tempo necessario”. E’ il sorriso di chi è ben consapevole che a lui gli errori si perdonano meno che a altri, con Morbidelli che, però, ci tiene a non giocare il ruolo della vittima o di quello che vuole far vedere che gli altri fanno esattamente le stesse cose che fa lui.
“Sporco è altro – dice ancora - Un conto è superare deciso, un altro è buttare giù uno. E qui, dove superare è già difficile, se ci aggiungi prudenza, la missione diventa complicata. Se cerchi il sorpasso perfetto puoi metterci molto di più o addirittura non riuscirci. Oggi sono contento d’essere riuscito a passare Fabio, ma lui ha fatto un errorino alla Quattordici”. Sì, Franco Morbidelli ammette che da qualche tempo a questa parte ha una attenzione differente, magari ci pensa un attimo di più, ma sembra viverlo come un momento di apprendimento piuttosto che come una fase in cui sentirsi gli occhi e il giudizio di chiunque addosso. E significa molto, perché, di fatto, nelle parole del “pilota più punito” c’è la descrizione perfetta del gran lavoro fatto in questo 2025 da Simon Crafar.
“Per me la sua è l’unica parola che conta rispetto al modo di guidare, a quello che va bene e a quello che non va bene – dice ancora l’italobrasiliano - Prima non c’era questa coerenza. Ogni sorpasso veniva giudicato a sé. Lui invece ha un’idea chiara di cosa sia un buon racing craft e me la comunica. Cerco di rispettarla. Qualche volta riesco, altre meno. Ma apprezzo la coerenza del suo giudizio. Il baillame intorno a me? Come ho sempre detto, ognuno ha la sua opinione. Ma io corro come sono. L’unico giudizio di cui mi importa è quello Simon Crawford. Se lui dice che una manovra è troppo pericolosa o ambiziosa, io la evito. Il resto non mi tocca”.
A toccarlo, invece, sono le decisioni da prendere in vista della gara di domani. Perché la Sprint ha inevitabilmente messo qualche dubbio in più, soprattutto per quanto riguarda le gomme e la strategia da adottare su un circuito in cui, proprio come s’è visto oggi, sorpassare senza commettere errori è un’impresa. “Spero di fare una gara simile – conclude il pilota del Team Pertamina Enduro VR46 – Confido in una buona partenza, in primi giri efficaci e nel riuscire a muovermi bene nel gruppo, come oggi. Vedremo”.