Valentina Petrillo ha fatto la transizione nel 2019. Ora è una donna transgender, la prima alle Paralimpiadi. Si è qualificata in due gare, i 200 metri T12 e i 400 metri T12, nella categoria femminile. La categoria T12 riguarda atleti ipovedenti. Nel 2023 ha vinto un bronzo ai mondiali paralimpici nella prima di queste due gare. Petrillo è un’atleta ipovedente, ha cinquant’anni e alle semifinali ha superato la spagnola trentatreenne non vedente Melani Berges. Proprio l’esclusione di quest’ultima ha dato il via alla polemica. L’avvocata spagnola Irene Aguiar, specializzata in diritto sportivo, ha definito “ingiusta” la partecipazione di Petrillo. Aguiar ha detto: “La nostra atleta spagnola Melani Berges ha perso la possibilità di qualificarsi per le Paralimpiadi. Il motivo è la partecipazione dell'uomo Fabrizio 'Valentina' Petrillo, che è arrivato in finale al suo posto. Questo è ingiusto”. Secondo un report del giornale tedesco Bild, oltre quaranta associazioni femministe si sono unite nel denunciare la presunta ingiustizia e l’Alliance Against the Erasure of Women ha scelto di rilasciare delle dichiarazioni ufficiali in proposito: “Diverse associazioni femminili, consorzi e ong nazionali e internazionali si sono rivolti al Comitato paralimpico spagnolo per contestare la qualifica di Petrillo, sostenendo che aveva gareggiato con un vantaggio in una categoria che non corrispondeva alla sua, e per rivendicare quel posto per l'atleta spagnolo Berges”.
Potrebbe essere il nuovo caso Imane Khelif. Nonostante la pugile algerina e la sua collega taiwanese (entrambe oro a Parigi 2024 nella boxe femminile, ma in due categorie di peso differente) non siano donne transgender, chi chiedeva l’esclusione delle due sportive faceva riferimento alla possibilità che fossero individui nati maschi (cromosomi xy) ma con un disturbo dello sviluppo sessuale che avrebbe permesso loro di avere una crescita fisica maschile pur senza genitali tipicamente maschili (è il deficit della 5-alpha reduttasi). Il motivo della polemica, dunque, è lo stesso per Petrillo, Khelif e Lin Yu-Ting: il presunto vantaggio strutturale che non può essere cancellato dalla transizione di genere o da una cura ormonale successiva alla pubertà. Secondo il Daily Mail i vantaggi di Petrillo sono dimostrati dai risultati dell’atleta in competizioni T12 maschili e in particolare da undici vittorie nella categoria di appartenenza biologica. Anche in questo caso, come accaduto tra International Boxing Association (Iba) e Comitato olimpico internazionale (Cio), si scontrano due differenti enti sportivi, il World Athletics e il World Para Athletics. Mentre il primo nega dal 2023 alle donne transgender la possibilità di gareggiare nelle competizioni femminili, il secondo non ha posto divieti. I dubbi sono gli stessi e anche in questo caso il Comitato paralimpico ha confermato la propria scelta, dicendosi “pronto alle critiche”. Petrillo si è difesa in passato in una intervista alla Bbc: “Non ho la sensazione di rubare qualcosa”. E ha aggiunto: “Meglio essere una donna felice e lenta che un uomo infelice e veloce”. Ma la domanda che i critici si pongono è se non sia diventata, piuttosto, una donna felice e veloce.