“Corro con il 58 nel Motomondiale, nella squadra di Paolo, sono il primo pilota di moto dell’Arma dei Carabinieri, mi sono ritrovato nel bel mezzo del Ranch tra quelli che per me sono mezzi supereroi che fino al giorno prima vedevo in tv e, te lo dico senza problemi, a volte ancora mi chiedo se è tutto vero quello che sto vivendo”. Luca Lunetta ha la faccia del ragazzino e le risposte di uno che ha mangiato vita e polvere, con in più i tipici modi di quello che ha l’aria del figlio che tutti vorrebbero. Attenzione, in un Motomondiale in cui i pilotini cominciano a scimmiottare quelli che già sono pilotoni quando hanno sì e no dieci anni, con motorhome da paura, uffici stampa e genitori invasati, uno così è merce rara davvero. Perché ti guarda come se già il fatto stesso che qualcuno lo sta intervistando è roba inspiegabile. Invece è spiegabilissima, perché in quel ragazzino c’è un gran bel pezzo delle speranze per il futuro del motociclismo italiano.

“Io non ci penso – dice nella chiacchierata che abbiamo fatto con lui alla presentazione del Dunlop CIV 2025 – semmai penso a come migliorare, a come metabolizzare e fare tesoro dei consigli che mi danno le persone che ho la fortuna di avere intorno. Poi, una volta in moto, penso solo a dare gas e provare a arrivare più avanti possibile. In fondo faccio quello che ho sempre sognato di fare e andare in moto, correre in moto, è ancora la cosa più bella che mi possa capitare”.
Ci saranno, però, anche momenti difficili. O vuoi farci credere che sia tutto sempre e solo bellissimo?
Ci sono, certo che ci sono. Anche le semplici cadute fanno male, non è che sono divertenti. C’è la frustrazione quando sbagli, il senso di impotenza quando qualcuno ti butta fuori vanificando il tuo lavoro, c’è il dispiacere per la delusione che magari dai quando manchi un risultato che era alla portata. Però se metti tutto sulla bilancia alla fine penderà sempre e con un margine enorme verso il ‘vale la pena’
Come ti stai trovando in questo 2025?
E’ il primo anno non da rookie e quindi diciamo che questa è la stagione in cui dovrò dimostrare di essere cresciuto, di aver elaborato le esperienze della passata stagione in maniera positiva. Bisognerà mettere in pratica un po’ tutto nella maniera più giusta possibile. Però dai, sono contento e felice, te lo dicevo prima: correre in moto è quello che ho sempre sognato di fare. Farlo nella squadra di Paolo Simoncelli, con il 58 sul cupolino, una federazione che mi è vicinissima e tutto il resto è un valore aggiunto importante. Devo fare in modo che arrivino i risultati
La partenza, tutto sommato, non è stata terribile…
No, anzi. E’ chiaro che in Thailandia non m’è piaciuto ritrovarmi buttato fuori così, ma sono cose che capitano e comunque quella era una gara in cui c’era tutto il potenziale per fare podio. Gli episodi sfortunati fanno parte del gioco e bisogna sempre prendere il buono che c’è. Sul momento non è facilissimo, perché chiaramente c’è ancora tutta l’adrenalina della gara in circolo, ma poi quando ci si pensa a freddo diventa non solo facile, ma anche importante. Quanto all’Argentina non è stato un week end molto fortunato nelle prove e in qualifica, ma alla fine siamo riusciti a mettere in piedi una gran bella rimonta: finire settimi da ventunesimi non è scontato. Di sicuro, però, voglio fare meglio, non è che sono contento.
E’ abbastanza evidente che sei molto severo con te stesso e ti ritrovi in un box in cui il grande capo è, da quello che si dice e per come lo conosciamo, il sacerdote della severità. L’accoppiata potrebbe essere esplosiva…
Paolo è una gran persona e se a volte si arrabbia è perché ci tiene da matti. Chi se ne frega di te non ti dice mai niente e si fa andare bene tutto, chi invece a volte ti tira le orecchie lo fa perché ha fiducia nel tuo talento e nelle tue potenzialità. Comunque dopo l’Argentina mi ha abbracciato e mi ha detto ‘bravo’, paradossalmente ero più incavolato io di lui. Il venerdì ho peccato di inesperienza e non sono riuscito a fare il tempo, poi è stato tutto inevitabilmente in salita. Ecco, migliorare i venerdì è qualcosa che devo imparare a fare prima possibile perché ti permette di lavorare senza troppo affanno per il resto del fine settimana. In qualifica sono stato sfigatissimo, ha iniziato a piovere e ho dovuto fare un salvataggio assurdo, ma con i se e con i ma non si fa strada. Sto imparando, invece, che la strada si fa quando si trova il modo di essere più forti anche della sfiga e me lo sta insegnando proprio Paolo insieme a tutti quelli della squadra
Cosa ti ha detto?
Che dobbiamo solo lavorare e il risultato arriverà. Ne sono più che convinto anche io.
C’è un pilota a cui ti ispiri particolarmente?
Beh, Marco Simoncelli è stato il mio mito. Non è che mi ispiro a lui, ma di sicuro è stato il mio mito sin dalle primissime volte in moto. Ho sempre usato il 58 proprio perché sono cresciuto a pane e Simoncelli, anche se avevo solo cinque anni quando è successo quello che è successo. Però credo non ci sia mezza cosa di lui che non abbia visto e oltre al suo modo di correre mi piace da matti il ragazzo che era, i modi che aveva. Insomma dai, quell’aria lì che aveva il SIC. Quanto a altri idoli che ti devo dire? Tutti quelli della MotoGP, in particolare gli italiani. Ancora vivo quella sensazione strana quando li incrocio nel paddock di uno che quasi quasi gli chiederebbe un selfie o un autografo. Non voglio fare un nome su tutti, anzi, mettiamola così: mi piacerebbe avere qualcosa di ognuno. Sarebbe una gran cosa, no?
Il rapporto speciale, però, è con Fabio Di Giannantonio. Vi allenate ancora insieme?
Con Diggia è un rapporto quasi fraterno. Abitiamo a cinque chilometri di distanza uno dall’altro, a Roma, e ci troviamo spesso in settimana per allenarci un po’ insieme. Nel paddock, poi, ci vediamo praticamente ogni giorno. Ecco, il rapporto con Diggia è un’altra delle fortune che ho avuto, perché è un riferimento importante, ha sempre buoni consigli e parole che aiutano anche nei momenti magari un po’ più complicati. Il giovedì facciamo il track walk quasi sempre insieme e avere un pilota della MotoGP che ti sta dietro così, con cui confrontarti e parlare, è una cosa grossa come diciamo a Roma. Speriamo di festeggiare presto insieme anche un risultato di quelli importanti, possiamo riuscirci entrambi, ne sono certo.