C'è stato un calo netto, drastico ed improvviso nella domenica di Phillip Island di Pecco Bagnaia. A due terzi di gara i suoi tempi si sono alzati di più di un secondo; dall'1'27"958 con cui al diciassettesimo passaggio marcava (seppur dando la sensazione di essere al gancio) Martín e Marquez, è passato all'1'29"102 del giro diciotto. In un nonnulla ha abbandonato le speranze di vittoria e di rosicchiare punti a Martín, accumulando tre secondi di gap dagli altri due ducatisti - stabili sul ritmo forsennato dell'1'27"alto - che sono diventati dieci abbondanti sul traguardo.
Tutti questi numeri per dire che in Australia Bagnaia ha tentato, digrignando i denti, di stare al passo con due piloti che semplicemente - in queste condizioni, su questa pista - ne avevano di più. Ci è riuscito fino a quando la gomma anteriore non l'ha avvertito di sentirsi sfinita, alla frutta, disfatta: Pecco l'ha ascoltata, ha stipulato un compromesso col destino accettando sedici punti ed il terzo gradino del podio, fregandosene del distacco abissale a fine gara e degli interrogativi sul suo conto che quei dieci secondi avrebbero sicuramente generato. Del tipo: "Pecco, dobbiamo preoccuparci?". "Assolutamente no - ha risposto ai microfoni di Sky - sappiamo benissimo che in condizioni normali siamo i più forti, quindi non abbiamo questo tipo di timore. Vedremo le prossime gare, alla fine abbiamo lottato per i primi tre posti in tutte le gare. Oggi i dieci secondi sono stati una conseguenza del fatto che ho dovuto mollare, ma comunque più di terzo non era fattibile. Gli altri due hanno fatto sicuramente un lavoro migliore del nostro. ll passo è stato incredibile, Jorge andava veramente forte, Marc da dietro ancora di più...tosta. In ogni caso l'importante era riuscire a chiudere il gap con loro due in una pista in cui sapevamo di fare fatica. Le prossime gare sono più nella mia direzione e proveremo a recuperare quello che abbiamo perso qui. Ho provato fino alla fine a stare lì davanti, ma purtoppo ho iniziato a faticare con la gomma anteriore e ad un certo punto per riuscire a finire la gara ho dovuto mollare".
Poi, analizzando l'andamento del weekend e i 20 punti di distacco da Martín, Pecco menziona due rimpianti: "Peccato avere perso un po' la strada ieri, perché altrimenti saremmo stati più competitivi. Cosa sta pesando di più nel ritardo in campionato? Stanno pesando i miei errori e le gare in cui sono stato buttato per terra. Non avrebbe senso contare queste cose perché viviamo nel mondo reale. Siamo molto veloci e molto forti, così come Jorge. È una lotta ad armi pari che finirà a Valencia".
Tirando le somme di questo fine settimana in cui, con quarto posto nella Sprint ed un podio in difesa nella gara lunga, Bagnaia ha perso dieci punti da Martín (in Giappone, a posizioni invertite - con Jorge guardingo e arroccato a protezione del piazzamento - Pecco ne aveva guadagnati undici) è doveroso sottolineare alcune attenuanti: la pista dichiaratamente favorevole allo spagnolo, che l'anno scorso aveva dominato salvo sbagliare la scelta della gomma alla domenica, e l'impossibilità per il numero 1 di partire per la gara forte del lavoro certosino che è solito fare sulle gomme e sulla messa a punto. Tutti hanno perso la FP1 (cancellata per il maltempo), tutti hanno affrontato il venerdì pomeriggio come una qualifica di un'ora, tutti hanno trovato inutile la mezz'ora di FP2 in condizioni miste del sabato mattina. Tutto vero; eppure Bagnaia aveva bisogno di quel tempo per sistemarsi e migliorarsi, più di Martín e di Marquez che a Phillip Island riescono ad essere incisivi appena mettono le ruote sull'asfalto, per una questione naturale. Sulla carta, Pecco dovrebbe usufruire dello stesso "vantaggio" nelle prossime due settimane: arrivano Buriram e Sepang, tracciati che storicamente sorridono al campione del mondo in carica. Serviranno due weekend puliti, alla Bagnaia, per riportare la palla al centro prima di Valencia.