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Imane Khelif torna sul ring all’Eindhoven Box Cup: “Quando colpisco, l’ego dei nemici finisce al cimitero”. Ma dopo le Olimpiadi, Angela Carini e lo scandalo intersex (con denunce a Musk e J. K. Rowling) può davvero competere contro delle donne biologiche?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

30 maggio 2025

Imane Khelif torna sul ring all’Eindhoven Box Cup: “Quando colpisco, l’ego dei nemici finisce al cimitero”. Ma dopo le Olimpiadi, Angela Carini e lo scandalo intersex (con denunce a Musk e J. K. Rowling) può davvero competere contro delle donne biologiche?
Si riapre il caso Imane Khelif. Dopo l’oro alle Olimpiadi e qualche mese di silenzio stampa, la pugile algerina accusata di essere un maschio biologico con un disturbo dello sviluppo sessuale torna all’Eindhoven Box Cup e “difenderà il titolo” contro le avversarie donne biologiche. Ma davvero dopo lo scandalo di Parigi 2024 non c’è stato modo di verificare e garantire competizioni più eque?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Come riporta il Telegraph, Imane Khelif si prepara a tornare sul ring a giugno, all’Eindhoven Box Cup, accendendo un’altra possibile controversia internazionale in uno sport che ancora fatica a metabolizzare il suo discusso trionfo alle Olimpiadi di Parigi.

Gli organizzatori olandesi del torneo hanno già pubblicizzato l’evento con un poster inequivocabile: "Orgogliosi che Imane Khelif sia di nuovo qui per difendere il titolo". La pugile algerina, 26 anni, torna a gareggiare nella categoria femminile nonostante test genetici abbiano rilevato la presenza di cromosomi maschili.

La polemica era esplosa dopo la finale olimpica dello scorso anno, quando Khelif aveva sconfitto l’italiana Angela Carini in appena 46 secondi. Carini, in lacrime dopo l’incontro, aveva confidato al suo angolo: "Non mi hanno mai colpita così forte. Non è giusto. Ho avuto paura per la mia vita".

Nonostante il clamore internazionale, Khelif ha dichiarato di voler continuare a combattere nelle competizioni femminili, con l’obiettivo di vincere un secondo oro ai Giochi di Los Angeles 2028. "Mi vedo come una ragazza come tutte le altre", ha dichiarato in una recente intervista. "Sono nata ragazza, cresciuta come una ragazza e ho vissuto tutta la mia vita come tale".

Per rafforzare la sua immagine pubblica, Khelif ha assunto la società di PR qatariota Kotinos, che ha rilanciato la sua determinazione sui social: "Quando Imane colpisce, gli ego dei nemici finiscono direttamente al cimitero".

Ma la sua presenza all’Eindhoven Box Cup rischia di diventare un nuovo nodo per World Boxing, l’organo provvisoriamente riconosciuto dal Cio per gestire la boxe olimpica. A febbraio, l’organizzazione aveva promesso di "garantire un campo di gioco equo per le donne", sottolineando che la sicurezza degli atleti è "assolutamente prioritaria".

Tuttavia, nonostante diverse avversarie abbiano denunciato presunti vantaggi fisici “immutabili”, tra cui la messicana Brianda Tamara – che dopo un incontro del 2022 aveva detto di "non essersi mai sentita così in 13 anni di carriera, neanche negli allenamenti con uomini" – World Boxing non ha ancora escluso Khelif dalla categoria femminile.

La pugile algerina medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi Imane Khelif
La pugile algerina medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi Imane Khelif

Nel 2023, sia Khelif che la taiwanese Lin Yu-ting erano state squalificate dai Mondiali di Nuova Delhi in seguito a test genetici condotti dalla IBA (International Boxing Association), secondo cui "non soddisfacevano i criteri di eleggibilità per la categoria femminile". Tuttavia, il Comitato Olimpico Internazionale non ha riconosciuto la validità di quei test, scegliendo a Parigi un criterio basato non sulla biologia, ma sul passaporto.

Il risultato: Khelif e Lin hanno vinto tutti i loro incontri per decisione unanime. Nessuna delle due ha mai fatto ricorso ufficiale contro la IBA, ma Khelif ha comunque minacciato azioni legali contro Elon Musk e J.K. Rowling, accusandoli di "cyberbullismo" per i loro commenti sulla questione di genere. Al momento, però, la pugile algerina non ha accettato di sottoporsi a un test del DNA tramite tampone orale che potrebbe chiarire definitivamente la vicenda.

Intanto, a Eindhoven, gruppi per i diritti delle donne stanno organizzando proteste contro la sua partecipazione. Ma Eric van den Heuvel, dirigente del torneo, ha difeso la scelta: "Il CIO le permette di combattere. Chi siamo noi per dire: ‘Tu non puoi partecipare’? Peccato che si parli solo di lei, quando tanti altri grandi campioni saranno presenti".

Boris van der Vorst, presidente di World Boxing, ha ribadito: "Sappiamo che è una questione delicata e complicata. Vogliamo essere attenti sia con gli atleti direttamente coinvolti, sia con le persone che hanno opinioni forti su questo tema. Speriamo di fornire presto maggiore chiarezza".

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