Imola è fuori dalla Formula 1. È questo il cambiamento più grande del calendario per la stagione 2026, ormai approvato dalla Federazione Internazionale e da Liberty Media. Un duro colpo per uno dei Gran Premi con più storia alle spalle, da sempre simbolo di passione con le sue colline colorate di rosso, rientrato in pianta stabile nel circus a partire dal 2020. Al suo posto ci sarà Madrid, ennesimo cittadino che entra a far parte del calendario, sempre che i lavori al circuito riescano ad essere ultimati in tempo, cosa che ha sollevato più di qualche dubbio nel paddock.

Ma sul futuro di Imola non ha pesato solo il secondo GP in Spagna, dopo la conferma del Montmelò. Tutti vogliono essere in Formula 1, ma il numero massimo dei GP non può superare i ventiquattro presenti, motivo per cui delle scelte, anche pesanti, devono essere fatte. È già successo con Spa, finita a condividere il proprio destino con Zandvoort e adesso è toccato all’Italia cedere un pezzo della propria presenza. Difficile da accettare, ma oggi funziona così: in uno scenario ideale nessuno si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio la presenza in calendario del GP, ma a fronte di nazioni pronte a tutto pur di entrare, sponsorizzando per intero l’evento, succede anche questo. Una popolarità che ha dato tanto, ma che in questo caso ha tolto. È lecito però chiedersi, ma perché proprio la nostra seconda gara di casa dopo Monza e non una delle tante tappe in Medio Oriente o una delle tre negli Stati Uniti? La risposta è semplice e ruota tutto intorno al Dio denaro: sono proprio quei paesi a mettere sul tavolo cifre e contratti monstre pur di essere parte di questo mondo che piace ad un numero di persone sempre più grande. E non va dimenticato che, nonostante tutto, Liberty Media rimane un business che tra i propri obiettivi ha quello di ricavare il massimo possibile. In questo momento serve cavalcare l’onda di una popolarità sempre maggiore, anche a costo di rinunce pesanti.

Eppure, non è detta l’ultima parola. “È una notizia di cui eravamo consapevoli e che, comprensibilmente, genera interrogativi, dispiacere e amarezza, perché in questi anni il nostro territorio ha dimostrato di saper ospitare un evento straordinario con numeri record”, si legge nel comunicato diffuso dal Comune di Imola e dalla Regione Emilia-Romagna una volta che l’esclusione è stata resa pubblica. “Il Gran Premio a Imola è stato uno dei più amati e apprezzati da tifosi e piloti, come dimostrato anche nei giorni successivi all’evento. È stata evidente la sua unicità: unire la gara in pista con il fascino del territorio, a partire da un centro storico tutto da vivere. Tuttavia, vogliamo essere molto chiari: questa notizia non rappresenta affatto la parola fine. Questo non è il momento delle polemiche o delle accuse, né della rassegnazione. Ora è il momento per tutti di assumersi le proprie responsabilità e riprendere i ragionamenti per un ritorno in calendario”.

Ma c’è davvero la possibilità di ritornare tra le 24 gare? Sì, ma non in pianta stabile. In primis, Imola potrebbe essere il primo nome in lista qualora il “Madring” non fosse pronto a ospitare il circus la prossima stagione, visti i lavori ancora in fase iniziale; poi, l’obiettivo più concreto sarebbe quello di rientrare nelle rotazioni dei GP, già promosse dal CEO di Liberty Media Stefano Domenicali, di cui l’alternanza citata tra Spa e Zandvoort ne è l’esempio. Va tenuto poi in mente come, nonostante l’affezione degli appassionati, i due GP in una nazione sono un caso più unico che raro in questa Formula 1: è vero, negli Stati Uniti di gare se ne corrono tre, rispettivamente Miami, Las Vegas e Austin, ma è altrettanto vero che, quantomeno adesso, il mercato americano è uno dei più appetibili e a testimoniarlo sono i numeri, stratosferici. Ma non tutto è finito, perché davvero una piccola possibilità c’è. Ci abbiamo sperato tutti fino all’ultimo e adesso fa male, ma la realtà è questa: per una volta però, siamo stati privilegiati, e chissà che in futuro non lo saremo ancora, pronti a tingere di rosso, ma non solo, quelle storiche colline.
