“Sono quattro. Sei… ma quattro”. Francesco Bagnaia, Pecco, sta sul trono. Che poi è una sedia, forse addirittura uno sgabello. Eppure, in quello che ha fatto al Sachsenring, c’è il segno di qualcosa che comincia. Dici: ha già vinto tre mondiali di cui due di seguito, la storia è già cominciata da un pezzo. Vero, però è anche vero che la maturità e le qualità di questo Bagnaia sono enormi e fedeli a loro stesse: fortissimo sul giro secco, ottimo stratega, ingiocabile in frenata, spietato nel duello. In Germania è il primo italiano a vincere dopo 13 edizioni, quando a farlo fu Valentino Rossi. L’uomo più vincente della storia con una Ducati. 42 podi come Stoner e una vittoria in più di lui. Per Borgo Panigale è la numero 99, per Pecco il 200° GP corso. Quattro vittorie in fila come non capitava sempre a lui nel 2022 nell’anno del primo mondiale con Ducati.
È da qui che parte quando lo intervistiamo: “Ci eravamo riusciti nel 2022 e adesso l’abbiamo ripetuto qui, speriamo di continuare in questa direzione. Prima c’è bisogno di un po’ di pausa, un po’ di vacanza e restare concentrati con la testa”. Pecco è rilassato, di certo più del solito. Sta seduto con la tuta che profuma di Prosecco, conscio del fatto che tra qualche minuto prenderà un volo per l’Italia. Gli chiediamo se l’ansia di sposarsi assomiglia a quella della gara che inizia: “No, assolutamente. So che sarà un giorno fantastico e che me lo godrò al cento per cento”.
Poi torna a parlare della gara e lo fa spensierato, leggero: “Quando Martín è caduto ho mollato totalmente. Tanto avevo cinque secondi di vantaggio sui piloti dietro, ho detto ‘basta, va bene così’. Siamo stati talmente tanto al limite, e un po’ oltre per talmente tanti giri che ho detto basta. Jorge stava facendo un lavoro incredibile, io ho provato a fare tutto per mettergli pressione e secondo me quello che magari l’ha portato un po’ all’errore sono stati quei tre decimi che gli ho guadagnato il giro prima, quando da otto decimi siamo passati a mezzo secondo. In quella fase lì ero messo un pochino meglio. L’ultimo giro me lo sono goduto tutto, sapevo che avrei vinto e alla curva sei ho pensato che era la quarta di fila. Ho sorriso, poi ho finito il giro due secondi più piano. Diciamo che gli avversari sono sempre rivali al titolo, scivolata o meno. Oggi sì, è stata una lotta di nervi. Il primo a mollare avrebbe perso e io ho cercato solo di non mollare mai”. Gli chiedono se sente che quella tra lui e Jorge Martín diventerà una rivalità storica: “Purtroppo non abbiamo potuto lottare, sarebbe stato bello. Però al momento siamo un gradino sopra agli altri in termini di velocità e risultati, arriverà anche quella”. Parla e continua a regalare spunti, titoli da giornale, momenti di felicità.
Uno su tutti il fuoriprogramma totale, gioioso e inaspettato quando è scappato dal parco chiuso per dirigersi da una bambina, con Artur Vilalta (che gestisce la comunicazione Ducati Corse, ndr) che lo insegue e le telecamere impazzite. Non lo sapeva Dorna, non lo sapeva nessuno. Perché d’accordo, Pecco non è lo showman in tuta di lycra che si butta dalla terza corda di un ring, nemmeno quello che si fa lanciare da un cannone in una tenda da circo. Eppure quando può, quando la testa è libera, è lui il primo a giocare, a regalarsi: “Il venerdì mattina passo davanti alle tribune e leggo un cartellone. Dietro c’è una bimba che ha scritto se per favore potevo dargli un gadget, però di darle un cappellino o roba così non avrebbe avuto senso. Mi ero ripromesso che se avessi fatto una bella gara sarei andato. Non mi aspettavo che fosse così lontano dal podio onestamente, anche perché con la tuta e il resto sai… però la faccia, l’espressione che ha avuto dopo è stata meravigliosa. Quindi per me sono piccoli gesti che per un bimbo secondo me fanno la differenza”.
Questa è l’era di Re Francesco. Comincia in Germania, in Sassonia per la precisione, dove lo stesso giorno, per la prima volta, Marc Marquez viene battuto. Bagnaia oggi ci ha ricordato che la storia è di chi fa il presente. Niente di meno.