Stanno girando sui social network esilaranti stories riguardanti i letti di cartone anti copulazione, sui quali delle bellissime e floride atlete australiane saltano su per capire se reggono l’urto, e ridono come delle pazze goduriose. Filmati da vedere e rivedere, immaginando il resto. Le suddette fanciulle, inoltre, sfottono gli organizzatori dei Giochi Olimpici di Parigi che hanno predisposto quelle apposite brande a prova di accoppiamento. Sono i soliti burocrati in giacca e tailleur, efficienti, pignoli e puntuali, ma ormai elisi della pulsione sovversiva che si ha in qualità di detentori e detentrici di un ca**o e di una fi*a, reciprocamente eccitati al pensiero di un incontro proibito, specie se su un letto di cartone sesso-insostenibile. Non mi stupirei se avessero incaricato una qualche task force nipponica di esperti in tettonica, capaci di calcolare l’impatto dei colpi di bacino dalle varie posizioni, tenendo conto di taglie, peso e delle pratiche sessuali che certe culture prediligono, dalle se**e podaliche alle gang bang: mitici quelli del canottaggio da 8, col timoniere ultimo della fila, a dare il ritmo.
In un impetuoso cortocircuito organizzativo, verranno distribuiti agli 11.182 atleti, in cerca di buchi e di oro, ben 300.000 profilattici - e quindi 26 guaine in gomma a testa - prevedendo che intanto alla fine sco**ranno lo stesso: su quegli scannatoi in cartone - destinati a sciogliersi tra secrezioni e sudore - per poi bissare in piedi, sulle scale, per terra, sul teflon, in palestra, in piscina e anche sul podio di fronte al presidente francese Emmanuel Macron e magari anche Carla Bruni, moglie dell’ex capo dell’Eliseo Nicolas Sarkozy. Gli atleti arrivati in Francia sono giovani, muscolosi, competitivi e prestazionali, creature perfette nate per copulare ripetutamente nella città più romantica al mondo per antonomasia: Parigi. Non è un caso che lì si erga il fallo in ferro battuto della Torre Eiffel. A conferma di tutto questo, fluttuano ancora in rete le madide testimonianze della ex portiere della squadra di calcio femminile Usa, la mitica valchiria Hope Solo: “È una specie di porto franco, ho visto gente fare sesso all’aperto, nei prati, dietro i palazzi. Ci danno dentro di brutto”. Fino ad arrivare al tiratore Josh Lakatos, passato alla storia per essersi fatto ospitare clandestinamente per un’altra settimana da una atleta che se lo faceva: era stato eliminato e aveva dovuto restituire le chiavi dell’alloggio.
Per fortuna ce n’è anche per noi, visto che le statistiche indugiano sulla diminuzione di misura del pene nostrano. “Gli atleti italiani sono particolarmente ospitali. Di notte lasciano sempre la porta aperta…”: parole della ex-campionessa di Bmx, Jill Kintner. Rovina tutto, si fa per dire, la statuaria Federica Pellegrini che al culmine della sua carriera pluri medagliata sbottava: “Niente sesso prima delle gare, ma siamo matti?”. Che dire di più; in questo caldo, ancora più soffocante, se non si può andare in vacanza, non resta che guardarsi i Giochi Olimpici, dalla cerimonia di inaugurazione. Osserviamo bene questi ragazzi e ragazze, che coi loro immani sacrifici si sono meritati il palcoscenico parigino: liberi e libere finalmente di inseguire l’oro e di incrociarsi con le fiamme olimpiche del loro desiderio: semidei del film più bello al mondo che solo con la nostra immaginazione potremo vedere. Che vinca il migliore, che sco**no tutti!