Doveva essere il giorno di Donte DiVincenzo, quello dell’arrivo in ritiro a Folgaria, il debutto simbolico con la maglia dell’Italia. E invece è diventato il giorno dell’ennesimo rifiuto, della nuova figuraccia. La guardia dei Minnesota Timberwolves non si unirà alla Nazionale per gli Europei in programma tra Lettonia, Cipro, Finlandia e Polonia. Non è partito dagli Stati Uniti. Non risponderà alla convocazione. Non vestirà l’azzurro. Il motivo ufficiale è un presunto infortunio al piede. Ma il clima è teso e lo confermano il ct Gianmarco Pozzecco e il responsabile delle nazionali maschili Gigi Datome in conferenza stampa. DiVincenzo non arriverà, e con lui svanisce l’investimento istituzionale e sportivo di questi mesi: il 14 luglio, il Consiglio dei Ministri aveva approvato la cittadinanza italiana “per meriti speciali”, poi ratificata dal presidente Sergio Mattarella. Il basket azzurro ci aveva creduto, si era speso. E ora si ritrova con niente in mano, ma soprattutto vittima dell'ennesima giravolta che dovrebbe far riflettere sui criteri e le modalità con cui vengono effettuate le convocazioni.

“DiVincenzo aveva tutti i titoli per diventare cittadino italiano e aveva manifestato entusiasmo per vestire la maglia azzurra”, aveva dichiarato il ministro Andrea Abodi. Ora quell’entusiasmo è evaporato. Come quando Paolo Banchero promise fedeltà all’Italia e finì invece per scegliere il Team Usa prima del Mondiale. Stesso copione: grande rincorsa, grandi speranze, gran rifiuto. E l’Italbasket resta la vera grande esclusa. Una beffa ancora più bruciante se si pensa a cosa è accaduto con l’Under 20: la Nazionale giovanile ha travolto la Lituania per 83-66 nella finale dell’Europeo. Un capolavoro di gruppo. Un trionfo che mancava da dodici anni. Mentre i senior inseguono americani riluttanti, i giovani cresciuti in Italia vincono e convincono. Ma il sistema, anziché puntare su di loro, sembra preferire scorciatoie provenienti dall’estero. Così, in attesa che Pozzecco provi a rimettere insieme i pezzi, si torna a parlare di Darius Thompson, americano con passaporto italiano per matrimonio, tra i candidati per sostituire DiVincenzo, giusto per ricommettere il medesimo errore, puntare su un altro americano.

Anche lui è nella lista, anche lui potrebbe diventare “italiano” Fiba con la prima presenza ufficiale. Ma ancora una volta, il cuore dell’Italbasket si affida a chi arriva da fuori, mentre i dell’Under 20 continuano a crescere in silenzio. Il problema, allora, non è il piede dolorante di DiVincenzo. È un’intera strategia che si è dimostrata errata. Perché mentre l’Italia U20 trionfa in Europa, la Nazionale maggiore si fa prendere in giro da chi riceve il passaporto e poi resta a casa. Dopo Banchero, ora DiVincenzo. Non è che a forza di rincorrere americani che non ci scelgono stiamo perdendo di vista chi italiano lo è davvero e avrebbe voglia di sudare, vincere e onorare quella fottuta maglia?