Sicilia sudorientale. Aperta campagna. Ore 8:00 am. Inizio partita Svezia-Italia mondiale calcio femminile ore 9:30 am. Metto la testa fuori dall'uscio di casa per accertarmi che non vi siano muri di fiamme, Canadair in caduta libera come in ogni distopia apocalittica che si rispetti, o turisti spersi e abbandonati al loro destino per le strade sterrate in cerca di un qualsiasi aeroporto, di un bus per la civiltà, di una bottiglia d'acqua, di una flebo, di una spalla sulla quale piangere, e ai quali dovere dare, con tatto, le solite informazioni: “L'aeroporto più vicino è a due giorni di cammino, di là, ma non so se esiste ancora. La radio a onde corte ripete ogni ora lo stesso messaggio registrato e non so se ci sono altri sopravvissuti oltre me”. Niente di tutto questo. Tutto tranquillo. Tutto troppo tranquillo. Mah! Mi incammino verso Rosolini tra carrubi e ulivi.
L'incontro Svezia-Italia, in Sicilia, è più che un derby. Siamo normanni (almeno quelli che non sono africani, mediorientali, greci, o spagnoli – senz'altro dimentico qualcuno) e teniamo molto al nostro ceppo etnico che viene continuamente messo in discussione da chi vuole da chi vuole romperci il ceppo: qui tifiamo Svezia.
Sono certo che le svedesi, dopo essersi storicamente e turisticamente fatte quasi tutti i siciliani, oggi si faranno anche le italiane (sono le donne a “farsi” gli uomini, o le altre donne, mica siamo Filippo Facci).
Il turismo sessuale in Sicilia ha ascendenze che partono nel “Grand Tour”, quell'incubo di viaggio in carrozza dall'Europa in Sicilia con il quale i giovani aristocratici imparavano la cultura classica e si facevano venire le emorroidi. E dalle foto di Von Gloeden, che metteva in posa olimpiche e arcadiche giuovini proletari che sembravano possedere peni sovradimensionati ma che in realtà era un effetto ottico dovuto al rachitismo da fame che sfalsava tutte le prospettive.
Oggi al bar dovrebbe esserci un gruppo di studentesse di una qualche università di Stoccolma che vorrebbero guardare la partita e che sono qui per capire come sia possibile che un cavo di una stampante andato a fuoco all'aeroporto di Catania (questa è una delle ipotesi sul tavolo) abbia fatto piombare l'isola in un'Apocalisse, quando invece il traffico tra Sicilia e Svezia era fluido e senza intoppi persino nell'epoca precedente all'invenzione del motore a scoppio, almeno secondo l'Edda di Snorri, quando uomini provenienti dalla Magna Grecia, cioè da qui, arrivarono in Svezia dove gli uomini non avevano ancora capito che le corna dovevano mettersele sulla testa. I magnogreci glielo spiegarono e per questo furono adorati come dèi, ed è da allora che i magnogreci mettono le corna in testa agli svedesi.
Almeno, quanto sopra, è quello che mi ha raccontato entusiasta Currao, il quale mi ha dato la notizia che ieri erano passate queste studentesse informandosi se al bar si sarebbe vista la partita e avutane conferma dagli avventori (coltivatori diretti, trattoristi, tossici, operai edili, carpentieri, spacciatori, percettori del reddito di cittadinan... ah vero, non più) si erano fermate un attimo a bere qualcosina e fare due chiacchiere di scambio culturale.
Gli avventori tutti erano contenti dello scambio culturale, a quanto dice Currau.
Adesso, avvicinandomi, il bar sembra una discoteca in cui si sta svolgendo un after hour di un qualche rave particolarmente acido.
Molte casalinghe hanno interrotto le loro mattutine faccende e sono affacciate sui balconi – chi con un tappeto in mano, chi appoggiata curiosa a una scopa, chi con una gamba di maiale in braccio – cercando di capire che diamine sta succedendo e che è quel fracasso a capo di mattina.
Entro nel bar e a volume altissimo (credo sia l'impianto audio che usano per la festa del Santo Patrono, se lo saranno fatto prestare dal prete) le casse stanno sparando “Dancing Queen” degli Abba e le studentesse non sono studentesse ma professoresse, molto probabilmente professoresse in pensione, e sono scatenatissime e spettinate e sudate e rosse in viso e credo che stanno continuando lo scambio culturale dato il numero di bottiglie vuote che ci sono in giro.
Currau, che sta agitando eccessivamente le braccia e sculettando a tempo di “Dancing Queen” in una sorta di twist tarantellato, mi vede e mi fa l'occhiolino.
Mi faccio strada in una selva ondulante e ancheggiante di protesi all'anca (per inciso ne possiedo una anche io), dentiere, capelli azzurrini, vestiti stampati a fiori, tavoli di ferro, posaceneri Punto & Mes, secchielli da ghiaccio con bottiglie di prosecco a testa in giù, mentre nelle orecchie mi esplodono le parole “See that girl / Watch that scene”, quando anche volendo non saprei come non farlo.
Raggiungo caracollando il bancone dove mi accordo che Stefano, il barista, non c'è: è in pista impegnato in quello che sembra un tango svedese, ogni passo della stangona (da “tango”) sono tre di Stefano che sgambetta veloce come un cartone animato.
In televisione sembra che le squadre stiano già cantando gli inni nazionali e la squadra svedese sembra andare a tempo con gli Abba. Mi chiedo se “Dancing Queen” sia l'inno svedese ma poi mi ricordo di no: essendo io, come detto, siculo-svedese, conosco benissimo l'inno nazionale della Svezia.
(Recensione inno nazionale svedese. L'attacco è simile alla sigla Rai di inizio teletrasmissioni negli anni '70. Quindi: “Tu antico, tu libero, tu montuoso Nord, tu silenzioso, tu bello pieno di felicità! Io ti saluto, nazione più amichevole del mondo...” e io mi commuovo un po' pensando alla mia serie televisiva preferita, “Vikings”, e a quella scena in cui Ragnar Lothbrok spacca in due il cranio non saprei se di un amico o di un nemico, affonda le mani nella materia cerebrale, ne prende un pugno, se la spalma sulla faccia e poi ne tira amichevolmente un pezzo a Loki che sorridendo la prende al volo e se la mangia. Fine della recensione dell'inno nazionale svedese).
L'Italia fino al 30' sembra ribaltare ogni pronostico: è disposta meglio in campo e credo faccia anche un paio di tiri respinti con difficoltà dal port...
I siciliani rispondono a “Dancing Queen” con “Vitti 'na crozza”, testo popolare siciliano di autore anonimo, musicato da Franco Li Causi su richiesta di Pietro Germi che glielo declamò a memoria, avendolo appreso da un minatore di Favara, Giuseppe Cibardo Bisaccia. Germi voleva la canzone per la scena di apertura del suo film “Il cammino della speranza”, ambientato nelle miniere di zolfo.
Il primo e celebre verso recita: “Vitti 'na crozza supra 'nu cannuni”.
Currao, che oramai barcolla un po' per la quantità di scambi culturali che s'è bevuto, traduce dal siciliano in italiano: “Vidi un teschio sopra un cannone”.
La sua vikinga gli fa con la faccia: “Eh?”.
Allora Currau grida: “VIDI UN TESCHIO SOPRA UN CANNONE!”.
La vikinga si abbassa sul metro e quarantotto di Currau e ripete: “Eh?”.
Allora Currao mima le parole: prima mima un teschio con le mani, poi mette le mani a tubo e mima il tubo del cannone facendo oscillare vigorosamente le braccia, quindi (applauso) mima il teschio (ma poteva essere benissimo anche una testa perché Currao non sa come mimare “scarnificato”) che si appoggia sul tubo del cannone.
La vikinga ride soddisfatta e annuisce e si arrossa ancor più in viso e si abbassa sull'orecchio di Currau e gli dice: “Sìììììììì... poooorcelooooneeee.... belo poooorcelooooneeee mio”.
Lo so perché Currao è corso verso di me e mi ha chiesto: “Senti, tu che sei di cultura, ma il teschio della canzone è il teschio di una testa di maiale?”.
“Esatto! Probabilmente sono i resti di un barbecue”.
“Ah ecco”.
Ed è nel mentre che Currao corre felice nuovamente in pista che la Svezia segna il primo gol e inizia il delirio.
L'esultanza delle svedesi-svedesi e dei siculi-svedesi trasforma il bar in una bolgia un po' sambodromo un po' invasione della Britannia e per un attimo temo il peggio quando Stefano urla a squarciagola brandendo come un'ascia la “Gazzetta dello Sport”: “ANDIAMO A PICCHIARE IL PRETEEEEEE...”. Poi gli spiegano che quello gli toglie l'impianto stereo-disco-sound-surround-mixer, e così tornano tutti a ballare, baciarsi, accoppiarsi fugacemente e anche meno fugacemente. E' tutto un svolazzare di gonne, scarpe da lavoro con punta di acciaio accantonate per ballare a piedi nudi, cappelli di paglia e berretti TRATTORI LAMBORGHINI mentre la svezia infila altre quattro polpette IKEA all'Italia, ma lo vedo solo dal sottopancia in televisione perché sono troppo impegnato a inorridirmi guardando il bar sotto la pancia delle svedesi.
Poi si festeggia suonando il clacson sulle Ape Piaggio, sui camion di balle di paglia, sui trattori. Appare anche un mulo.
Sembra eccitato anche lui.
P.S. Ci giochiamo la qualificazione agli ottavi contro l'Argentina.
P.S. 2 Credo che per la qualificazione ci siano dei calcoli da fare, ma non sono in grado.
P.S. 3 Stiamo cercando di convincere Currau a smaltire la sbornia prima di chiederla in sposa. Continua a dire: “Ora ho capito cosa vuol dire “vitti 'na crozza”... porceeeeloooniiiii...