C’è un capitolo di un capolavoro totale della letteratura italiana che, meglio di altri, racconta la passione quando si fa rammarico per qualcosa di potente che è esploso troppo tardi. Quel capolavoro è “Un Uomo”, di Oriana Fallaci, e il capitolo in questione inizia così: “L’amara scoperta che Dio non esiste ha ucciso la parola destino, ma negare il destino è arroganza…”. E’ la riflessione che Oriana Fallaci fa per raccontare – se vogliamo anche in maniera cruda, realista al limite del cinismo e pure un po’ spietata – la metabolizzazione di una sofferenza. Quale sofferenza? Quella di non aver incontrato prima colui che poi sarebbe stato l’amore della sua vita: Alekòs Panagulis. E’ proprio lui, in quelle pagine, che quasi si dispera per un trovarsi troppo tardi. E è lei che, sintetizzando e ripercorrendo la sua storia di professionista e di donna, arriva a dire che pure quell’incontro è accaduto esattamente quando doveva accadere. Così come il destino vuole non per un qualche capriccio.

Ecco, a Un Uomo, a un amore grande scoppiato in età matura e dopo tante ferite, è venuto da pensare ancora una volta oggi, sotto il podio della 8 Ore di Suzuka. Vedendo ancora lui, Johann Zarco, che ormai è l’elemento imprescindibile di ogni vittoria di Honda, che sia in MotoGP o nei grandi palcoscenici dell’Endurance. L’età non è più quella di un ragazzino e forse è proprio l’esperienza accumulata dopo tanto girovagare (come Oriana e Alekos) a diventare valore aggiunto ogni volta che se ne presenta una occasione insieme a quella Honda che, di certo, non è più la meraviglia ambita da tutti che era un tempo.
Sì, è la seconda volta che Johann Zarco e Honda vincono a Suzuka, ma questa volta c’è pure un po’ di poesia in più a rendere tutto ancora più speciale, per un pilota che forse in carriera non ha raccolto tutto quello che avrebbe potuto e meritato e per una Honda che sembra quasi fare i conti solo ora con il fatto che il tempo non risparmia nessuno, neanche chi è stata imperatrice senza oppositori. Quest'anno l'amore si è fatto più intenso e complicato. Dopo il forfait di Xavi Vierge, Zarco si è ritrovato a correre solo con Takumi Takahashi, trasformando la gara in una prova di resistenza che richiedeva una sintonia perfetta. "E’ davvero difficile –ha detto - correre con solo due piloti perché fa veramente troppo caldo. Si suda molto e le pause di recupero sono troppo brevi. Quando si torna in moto, è davvero dura".
La pole position conquistata sabato con un giro da 2'04.290 aveva già mostrato le intenzioni del francese. Ma è durante la gara che l'amore maturo ha mostrato tutta la sua profondità. "Siamo riusciti a mantenere un ritmo davvero elevato fino alla fine – ha raccontato ancora - Abbiamo avuto due safety car che hanno spezzato il ritmo, ma abbiamo controllato il vantaggio che avevamo". I momenti più belli, come in ogni amore anche quando è esploso tardi, sono arrivati nelle ultime ore, quando il sole calava su Suzuka e Zarco e la sua Honda si sono ritrovati a vedersi sfrecciare di fianco il tramonto. "L'ultima safety car - ha proseguito - mi ha aiutato a ritrovare lentamente il mio ritmo. Mi è piaciuto molto guidare al buio. È stato un momento davvero fantastico, anche perché dovevo solo controllare il distacco. Ci tengo, però, a ricordare a tutti che in questa vittoria non sono stato solo e quindi non è solo mia”.
Il riferimento, è chiaro, è al compagno di una vita, Takahashi, che ha conquistato con quello di oggi il suo settimo successo a Suzuka. "Vorrei ringraziare Takumi – ha concluso Zarco - Ha fatto un ottimo lavoro in ogni stint. Semplicemente non ha mostrato alcuna debolezza. È stato assolutamente impressionante. Ho cercato di fare lo stesso. Speriamo che l'anno prossimo saremo di nuovo con tre piloti. È una gara che mi piace molto. Abbiamo una delle migliori moto in circolazione. È un vero piacere guidarla. Mi sto godendo la settimana qui: per me Suzuka è una vacanza speciale con Honda”.