Jorge Martín arriva in anticipo, in conferenza stampa. Qualcuno, mentre aspetta, porta l’enorme trofeo della generale, che viene trasportato dentro un panno in tessuto nero come una reliquia e scoperto una volta messo sul piedistallo. Martín non lo guarda, come non guardare il computer sperando che finisca prima di caricare un programma eccessivamente lento. Pecco arriva, insolitamente, un po’ in ritardo: “Ha dovuto fare 1 ora di TV”, dice il suo addetto stampa con quella punta di fastidio nella voce.
Martín comincia a parlare dell’alluvione a Valencia, Bagnaia fa lo stesso. Si dondola un po’ sulla sedia, anche. “Sono contento di correre qui, penso sia una bella missione aiutare Valencia”, ha esordito il campione del mondo. "Sappiamo che guadagnare 24 punti in un weekend sarà molto difficile, ma veniamo per fare il massimo e vincere entrambe le gare. Questa pista va molto bene per noi, a maggio eravamo molto competitivi”. Per Matt Birt, telecronista Dorna nonché presentatore di ogni conferenza stampa, quello di Bagnaia dovrà essere un Miracle Montmelò. Lui risponde che, in effetti, il terzo nella gara di maggio a Barcellona ha chiuso a 11 secondi da loro. “Ma spero che qualcuno si metta in mezzo tra me e lui, la missione sarà vincere e so bene come Jorge possa correre con più calma: potrebbe finire 7° in due gare e vincere lo stesso. Ma vediamo, la pressione è forte e può cambiare le cose”.
Il concetto che Pecco ripete più spesso è full send, che significa dare tutto. “Farò il mio meglio, anche se so che stavolta non è abbastanza. Forse era dal 2015, 2016 che ci mancava una rivalità così. E la nostra relazione è qualcosa di nuovo rispetto al passato”. Poi qualcuno gli ricorda che Martín lo scorso anno ha fatto l’impossibile per innervosirlo durante i turni di libere: “Su di me non funzionano i mind games, per questo non li farò io”, la risposta di Bagnaia. “Ma se dovesse partire dietro di me non mi metterei certo a spingere”. In estrema sintesi: Pecco Bagnaia darà tutto e lo farà alla sua maniera, gentile ma impietoso.
Jorge, d’altra parte, sembra sereno. Forse non correrà come due settimane fa, ma nemmeno per arrivare in fondo: “Il mio obiettivo è fare come sempre: vincere o meno sarà una conseguenza. Alla fine posso correre senza pensare a nessuno, se posso vincere il mondiale sabato bene, ma immagino finirà domenica. Se mi vedrete finire sesto sarà perché avrò dato tutto, non mi accontenterò di un piazzamento. Come in Malesia, ma con un pochino di testa in più”.
A questo proposito, Martín racconta anche di una settimana difficile: “Il rientro dalla Malesia è stato difficile, non riuscivo a dormire, mi venivano i pensieri. La mia testa è una macchina che prevede il futuro e questo funziona per tutto, non solo per le moto. E quest’anno ho lavorato molto, cercando di alleggerire un po’. La chiave di questo GP? La chiave sarà la stagione. Topuria (campione della UFC, ndr.) ha detto che ha vinto il campionato lottando a ogni incontro. Ogni gara vinci il titolo, all’ultima te lo vai a prendere”.
I ragazzi parlano chiaro e fanno meno politica del solito, ma nessuno esagera. La cosa più bella la dice Jorge quando chiedono ad entrambi che cosa dovrebbe fare l’altro se vince il titolo: “Invitarmi alla sua festa”, la sua risposta. “Perché sicuramente sarà bello e penso che qualunque cosa accada domenica non cambi le persone che siamo, la cosa importante sarà… per me dimenticare e per lui festeggiare”. Pecco invece risponde con un piccolo capolavoro: “Se vinci devi sposare Maria”. Risate. Jorge dice che così gli ha messo altra pressione addosso. “Li ho visti insieme e mi sembrano una bella coppia”. E l’altro: “Eh, allora ti inviterò”.