Mancano tre GP alla fine della stagione, i 13 punti tra Francesco Bagnaia e Jorge Martín sono come uno stuzzicadenti usato per separare due rottweiler inferociti: per evitare lo scontro servirebbe ben altro e per intervenire dall'alto è tardi. Ducati di fatto ha già vinto il mondiale piloti e cercare di favorire Bagnaia sarebbe un danno enorme in termini di immagine sia per la casa che per il pilota, così ai signori della squadra rossa non resta che affidarsi al campione del mondo che, tra le altre cose, dovrà mostrare a sponsor e dirigenti perché gli spazi sulle moto rosse sono più costosi rispetto a quelli offerti dal Team Pramac di Paolo Campinoti. Pecco al momento ha altre priorità, eppure nell'economia di questo finale di stagione c'è anche questa storia.
Se a vincere il titolo dovesse essere Jorge infatti, a Borgo Panigale avrebbero due possibilità: ammettere che il Team Pramac è più capace nonostante un numero inferiore di uomini, mezzi e budget, oppure riconoscere che il pilota che gli ha battuti, Jorge Martin, è pari (o addirittura superiore) a quelli che ha in casa. Tutto considerato la seconda opzione è più facile da affrontare, motivo per cui, se lo spagnolo dovesse vincere il titolo, ci sono buone possibilità che a Borgo Panigale decidano di spostarlo all’interno della squadra ufficiale sacrificando Enea Bastianini.
È vero, Ducati ha garantito due anni di contratto a Enea - ribadendolo a fine estate, quando le voci di una possibile sostituzione hanno cominciato a circolare nel paddock - eppure al tempo nessuno pensava davvero che Martín sarebbe riuscito ad arrivare così vicino al titolo mondiale. Ad oggi invece, peggio di farsi battere nel 2023 per Ducati c’è solo la prospettiva di doverselo ricordare per tutto il 2024, che poi è il prezzo da pagare per avere otto moto competitive in pista e più di due piloti in grado di vincere il titolo.
Ecco perché a questo punto non si tratta più di rispettare la parola data a Bastianini : quella tra Martín e Borgo Panigale è una questione economica e aziendale, di rapporti con gli sponsor, roba quasi diplomatica e d'immagine che non ha per niente a che fare con la difficilissima stagione di Enea o con la gestione sportiva del team ufficiale. Il dramma, eventualmente, sarebbe solo per i dirigenti del team ufficiale. Se ad alzare la coppa a Valencia dovesse essere lo spagnolo infatti, Paolo Campinoti avrebbe vinto due volte. Da una parte si tratterebbe del primo titolo mondiale per una squadra satellite dal 2001 di Valentino Rossi, dall’altra Claudio Domenicali in persona verrebbe a suonare alla sua porta per proporre uno scambio: vi lasciamo Enea - assieme a un assegno pieno di zeri, viene da immaginare - in cambio del nuovo campione del mondo. Bastianini cadrebbe in piedi, perché andrebbe a correre nella squadra vincitrice del titolo assieme agli uomini che hanno reso possibile questo sogno per dividere il box con Franco Morbidelli. Per Jorge, invece, si tratterebbe di una rivincita senza precedenti nei confronti del management che l'anno scorso gli ha preferito l’italiano.
Se fino a qualche mese fa una soluzione del genere sarebbe parsa pura fantascienza, qualche mese fa Jorge non era a 13 punti dalla vetta con tre GP rimasti e Marc Marquez non aveva ancora mostrato al mondo come si aggira un contratto milionario con la casa motociclistica più importante del globo, cambiando non di poco le regole del mercato. Prima di tutto questo c’è ancora un mondiale da correre e un Francesco Bagnaia assolutamente determinato a vincerlo. Pecco è ancora il favorito (specialmente considerando l’ultimo inciampo di Jorge a Buriram) ma la sensazione è che possa ancora succedere di tutto e che il futuro di Bastianini sia in parte in mano al suo compagno di squadra.