Era annunciata la vittoria di Jorge Martín nella Sprint di Mandalika dopo le qualifiche andate in onda nella notte italiana, quando il leader del Mondiale conquistava una pole stratosferica, costruita tutta con la prima gomma morbida a disposizione: al primo giro cronometrato del Q2 lo spagnolo girava in 1'29"299, al successivo sfiorava la perfezione in 1'29"088, nuovo record della pista indonesiana. Basti pensare che il secondo classificato, un notevole Marco Bezzecchi, si fermava a mezzo secondo abbondante dalla prestazione del madrileno, precedendo Pedro Acosta, Pecco Bagnaia (a quasi sette decimi dalla pole) , Enea Bastianini e Fabio Quartararo, in un quarto d'ora di sfide al cronometro duramente condizionato dalle bandiere gialle, sventolate per lunghi tratti a causa della doppia scivolata di Marc Marquez che - rimasto senza tempo sulla bandiera a scacchi del Q2 - veniva condannato alla dodicesima casella sulla griglia di partenza.
Per la gara breve scattata alle 9 italiane, come anticipato, chiunque avesse seguito i pregressi del sabato indonesiano avrebbe puntato senza esitazioni sul successo di Martín, forte di una superiorità per certi versi imbarazzante. Invece, un po' come accadde esattamente un anno fa sull'asfalto di Mandalika, Jorge in un nonnulla ha sciupato una situazione di estremo vantaggio: mantenuta la testa della corsa dopo lo spegnimento dei semafori, con pista libera davanti e annessa possibilità di imporre il proprio ritmo, il numero 89 ha perso l'anteriore della Desmosedici Pramac in curva 16, un lungo appoggio verso destra in cui - a moto piegata - la leva del freno resta pinzata per diversi istanti.
Hanno ringraziato - in ordine - Bagnaia, Bezzecchi e Marquez, lestissimo in partenza, in cui ha approfittato di una serie di errori di traiettoria dei piloti davanti a sé, prima di infilare alla staccata della 10 Pedro Acosta, scavalcato poco più tardi - nello stesso punto - anche da Enea Bastianini. Il lungo di Marco Bezzecchi al giro sette - avvenuto sempre lì, in quella curva a destra numero dieci che arriva a metà pista, che lambisce l'Oceano Indiano e offre ai piloti le maggiori opportunità di sorpasso - ha di fatto ricompattato il gruppo di coloro che insidiano Jorge Martín nella corsa al titolo mondiale: Bagnaia, Marquez e Bastianini. Autori di un finale di Sprint magistrale in cui hanno prodotto tempi sul piede dell'1'30"basso, questi tre piloti si sono giocati la vittoria sul filo dei millesimi fino agli ultimi passaggi, quando Pecco è riuscito ad aprire un gap di mezzo secondo su Marc, prontamente sopravanzato da Enea al penultimo giro. Come? Con un grande attacco progettato nel primo settore e finalizzato - ovviamente - in curva 10, attraverso una staccata poderosa
Sul traguardo, quindi, Bagnaia e Bastianini hanno suggellato una doppietta rossa, davanti ad un Marquez che - come ci aveva più volte abituati nella prima metà di stagione - è risorto dalla quarta fila. I tre del podio del sabato di Mandalika recuperano rispettivamente dodici, nove e sette punti da Jorge Martín, bravo a tenere la moto accesa nella scivolata, a ripartire in fondo al gruppo e a rimontare fino alla decima posizione, ai piedi della zona punti. il Mondiale, ora più che mai, è avvincente, perché Bagnaia con questo regalo di Martín può dimenticare definitivamente l'errore di Misano di una settimana fa, ripartire da -12 e ricostruire, tenendo presente che mancano undici gare (Sprint comprese) alla fine dei giochi e che Bastianini e Marquez (rispettivamente a cinquanta e cinquantatré lunghezze da Martín) continuano a rosicchiare punti alla vetta.
Giù dal podio è rimasto Marco Bezzecchi, comunque protagonista di un sabato brillante, davanti ad un terzetto che ha regalato sorpassi e spettacolo per tutti i tredici giri della gara breve: alla fine l'ha spuntata Franco Morbidelli (quinto), che ha preceduto Pedro Acosta e Maverick Vinales. Un sontuoso Johann Zarco, con la Honda, ha chiuso ottavo a soli quattro secondi dal podio. Fabio Di Giannantonio, invece, ha stretto i denti, sopportando il dolore alla spalla e portandosi a casa un punto - quello del nono posto - che sportivamente ha un significato ben più grande.