“Per ora non sappiamo niente”. E’ l’unica (decisamente piccola e pure spiegabile) bugia di Jorge Martin nel primo vero media scrum di stagione, alla vigilia dei test di Sepang che forniranno le prime indicazioni sulla MotoGP 2025. No, non è vero che Jorge Martin non sa nulla, perché lo shakedown che ha visto in pista Lorenzo Savadori e il debuttante Ai Ogura ha già raccontato tanto, visto che il giapponese, nella simulazione di gara, è riuscito a essere più veloce di Maverick Vinales lo scorso anno sulla stessa pista. Significa, detto in termini poveri e senza voler togliere nulla al talento di Ogura, che la RS-GP è già così, praticamente prima di cominciare, molto più performante del prototipo dello scorso anno. E poi Jorge Martin sa anche di essere il campione del mondo e che un campione del mondo messo sopra una moto che era già competitiva e che ora sembra esserlo ancora di più ha solo una cosa a cui pensare: vincere. Il suo “non sappiamo niente” è, piuttosto, riferito al fatto che non ha visto i dati dello shakedown: “abbiamo preferito così per non avere condizionamenti e essere libero dalle sensazioni dei collaudatori”. Ma il confronto coi tempi della scorsa stagione basta da solo a mostrare che di potenziale ce ne è tanto davvero.
Lo spagnolo l’ha anche detto in una storia condivisa sui profili social di Aprilia, ammettendo di volere un rematch con Pecco Bagnaia, praticamente il terzo testa a testa consecutivo. No, non è solo un modo per promuovere il documentario appena pubblicato da Dorna e buttare là una battuta, ma è pure l’inizio ufficiale degli immancabili giochini mentali. Perché è chiaro che indicando ancora Pecco come suo avversario, almeno nelle speranze, Jorge Martin lancia pure una provocazione: escludere Marc Marquez (ossia colui che ha “escluso” lui dai piani di Ducati). Elegante, garbata, sorridente, sportiva e giocosa, per carità, ma comunque una provocazione. Che, diciamolo chiaramente, controfirmerebbe pure lo stesso Pecco Bagnaia, visto che l’idea di giocarsela ancora una volta a due con un avversario che conosce e che comunque guida una moto differente è sempre più allettante di quella di rischiare di prendere paga dal compagno di squadra, anche se si chiama Marc Marquez e ha vinto tutto quello che ha vinto.
Quali saranno realmente gli equilibri, però, si potrà cominciare a intuire solo da domani e Jorge Martin, parlando con la stampa a Sepang, non è stato a fare troppi proclami: “dobbiamo aspettare la fine di questi test per capire. Quando andremo via da qui avremo molte informazioni. Ma già domani sicuramente potremo capire qualcosa, anche se in un giorno è impossibile sapere tutto. Dopo questi giorni sapremo molto bene dove ci troviamo più o meno". Il campione del mondo ha spiegato che almeno all’inizio nessuno in casa Aprilia intende pensare al cronometro e che per i time attack ci sarà tempo solo dopo aver provato componenti e setting vari. Quello di cui è sicuro, piuttosto, è altro: guidare una Aprilia non è la cosa più difficile che gli è capitata nella vita. L’ha risposto scherzando, ma con lo sguardo di chi ci tiene davvero a rimarcare che Aprilia non è stata un ripiego, ma una proposta sposata che s’è fatta progetto ambizioso veramente. “Penso – ha spiegato - di aver dovuto affrontare sfide molto grandi nella mia carriera. È chiaro che in termini di impatto, essere in Aprilia dopo essere stato campione è una sfida molto, molto grande, ma penso di essermi trovato davanti a situazioni di gran lunga più impegnative. Penso che Aprilia abbia tutti gli ingredienti in questo momento, deve solo metterli insieme, come uno chef. Mettiamoli insieme e avremo il potenziale per vincere una Coppa del Mondo. Ma l'anno scorso non mi sono concentrato sulla vittoria e ho finito per vincere, perché è una conseguenza e ora farò lo stesso, mi concentrerò sull'andare avanti giorno per giorno, migliorando e bene".
Sogni e concretezze da bilanciare come base di partenza per cucinare il futuro, quindi, con Aprilia che poi aggiungerà del suo e lo stesso Martin che proverà ulteriormente a crescere, ma senza toccare lo schema di preparazione che è risultato vincente lo scorso anno: “continuerò con quel metodo di lavoro perché è quello che ha funzionato per me”. Ha funzionato e ha contribuito alla realizzazione di un sogno, con Martin che racconta anche come è cambiata la sua vita dopo essere salito sul tetto del mondo. “Nel paddock la situazione è la stessa di sempre – ha spiegato – ma è chiaro che la gente ti riconosce e che ti ritrovi a dover avere molti più impegni. E’ tutto molto bello, ma la cosa migliore è una sorta di serenità che adesso sento, senza più troppi dubbi e con una pressione che adesso c’è ma è diversa. E’ importante che la pressione ci sia: senza quella pressione e quei nervi non saprei come scendere in pista, quindi ho sempre quel desiderio di vincere”.