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Kevin Schwantz: "Alla MotoGP serve una serie Netflix come Drive To Survive, ma la F1... Il mondiale? Marc Marquez è un pericolo"

  • di Paolo Covassi Paolo Covassi

11 aprile 2024

Kevin Schwantz: "Alla MotoGP serve una serie Netflix come Drive To Survive, ma la F1... Il mondiale? Marc Marquez è un pericolo"
Nell'attesa che la MotoGP torni in pista sul circuito di Austin, in Texas, Kevin Schwantz ha detto la sua sull'attuale stagione di MotoGP appena iniziata e non solo. Guess what? Esatto: Marc Marquez, Pedro Acosta, il titolo mondiale e…

di Paolo Covassi Paolo Covassi

Pur avendo vinto un solo titolo mondiale nel 1993, Kevin Schwantz è uno dei piloti che ha fatto la storia del motociclismo, tanto che il suo numero 34 è stato ritirato dalla FIM, sia per il suo stile di guida in pista che per il suo modo sempre amichevole e disponibile fuori. Dieci anni in 500 sempre in sella alla sua amata Suzuki, senza aver mai corso nelle serie minori. Provenendo dal mondo del cross incantava per il suo modo di correre sempre al limite. D'altronde quando Freddie Spencer lo portò nel motomondiale disse di lui: "E' un fenomeno che va più forte di tutti e, se impara a finire le gare, può vincere cinque titoli mondiali". Non ha imparato, ne ha vinto uno solo, ma è entrato nella storia e nel cuore degli appassionati.

In una lunga intervista rilasciata a Paolo Ianieri per la Gazzetta dello Sport il pilota americano (che sarà a Misano al Suzuki Motor Fest il prossimo 11 maggio) ha fatto il punto su questo avvio di campionato in MotoGP. Questo, comunque, solo dopo aver sottolineato i vantaggi che possono venire dal passaggio del motomondiale a Liberty Media ha indicato quella che, secondo lui, può essere la strada per ampliare il pubblico del motomondiale in USA. Negli Stati Uniti, infatti, le tappe del motomondiale non sono particolarmente seguite e la ricetta, secondo Kevin, è la stessa che ha portato alla crescita della Formula 1: una bella serie su Netflix. Senza contare che le gare di moto sono molto più coinvolgenti della Formula 1: "Oh beh - spiega ridendo - pensavo non servisse nemmeno dirlo, credo sia sotto gli occhi di tutti".

Ma venendo al presente il primo nome che cita, guarda caso, quello di Pedro Acosta: "Acosta ha fatto la differenza e ora c'è la curiosità di scoprire cosa riuscirà a fare. Il ragazzo ha un talento enorme e, per quanto lo veda già a suo agio, credo che potrà giocarsi qualsiasi gara. È uno di quelli con cui tutti dovranno fare i conti".

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Un post condiviso da Kevin Schwantz -- Official (@kschwantz34)

E a proposito di conti, non si stupirebbe se tra i due litiganti (Bagnaia e Martin) alla fine non la spuntasse un altro. "Credo che Martin abbia imparato molto dagli errori, è diventato più furbo. È tra i grandi favoriti, ma Pecco ha tanta esperienza, sa quando è il momento di spingere e quando accontentarsi [...] Poi vedo la crescita della KTM, ma pure Aprilia ha mostrato di poter vincere. C'è un bel mix di piloti e moto, aspettando i giapponesi". Attenzione a Marc Marquez però, anche perché Austin è la "sua" pista: “Marc deve ancora imparare a fondo quanto spingere, come usare le gomme, quanto permettersi di perdere all'inizio per poi recuperare. Gli manca l'esperienza su una moto completamente diversa per tornare competitivo come prima. Ma è sicuramente già un pericolo per il mondiale. [...] Il COTA è come casa sua, vediamo su una moto diversa".

Infine, parlando di Fabio Quartararo, Schwantz lancia un "warning" alle case impegnate nella MotoGP: "Io non scommetto mai contro i giapponesi. Honda, Yamaha, la Suzuki, quando correva ancora. Le sono rimasto sempre fedele, e il momento in cui c'era la possibilità di andare via è stato quello in cui la moto mi ha permesso di vincere il Mondiale. Come pilota tu devi lavorare duro e gli ingegneri faranno lo stesso. Più impegno ci metti, più gli sviluppi e i passi avanti saranno veloci".

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