L’amore e la lotta. Sono gli ingredienti imprescindibili della vita e, a volte, possono esserci in maniera potente entrambi anche quando la vita stessa è stata troppo corta. E ingiusta. Viene da dirlo davanti al post su Instagram di un padre in un mercoledì sera di fine luglio. Quel padre è Sylvain Guintoli, pilota e campione del mondo in SBK che ha avuto tutto, ma che ora si ritrova a annunciare la più atroce delle notizie: suo figlio Luca, sei anni, non ce l’ha fatta.

Era luglio, ma del 2024, quando la famiglia Guintolì ha scoperto che Luca faceva i conti con il cancro. Le cure, strazianti, e poi, nell’autunno scorso, un segnale di ripresa e il racconto, ancora una volta da parte di quel padre, di una giornata di felicità autentica sopra un Buggy blu chiamato Sonic. Poi di nuovo l’incubo combattuto a colpi di speranza e bei gesti dall’esterno e da tutto il mondo del motociclismo, fino al silenzio rotto ieri con la peggiore delle notizie. Fine che alla fine è arrivata e non come chiunque si sarebbe augurato. O come il piccolo Luca avrebbe meritato.
“È con il cuore più pesante che condividiamo la notizia della scomparsa di nostro figlio Luca, dopo un anno di lotta contro il cancro – si legge in quel maledetto post della famiglia Guintoli - La nostra famiglia è distrutta. Luca ha portato tanta gioia e amore nelle nostre vite. Conserveremo per sempre i ricordi che abbiamo di lui. Riposa in pace Luca”. Poche parole per dire quello che si vorrebbe non dover dire mai, con l’unica consolazione a cui aggrapparsi che sta nella consapevolezza che anche in così poco tempo c’è stato tutto quello che doveva esserci: l’amore e la lotta. E pure tanto affetto intorno.
Sì, perché il sostegno del mondo delle corse c’è stato e tanto, in maniera silenziosa o anche attraverso gesti più simbolici: nel maggio scorso, ad esempio, il pilota britannico di Moto2 Jake Dixon ha omaggiato Luca indossando un casco con un disegno realizzato dal bambino durante il GP di Silverstone, in un’iniziativa benefica a sostegno dei bambini malati di cancro. E’ seme che si fa radice e no, non c’è altro da dire in un momento in cui tutto quello che è veramente umano fare sta nel rispettare la sofferenza e la privacy di una mamma, di un babbo e di tutti quelli che hanno incrociato il sorriso di Luca Guintoli.