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L’autoironia di Rigivan è virale, ma dopo le Paralimpiadi i disabili avranno gli stessi problemi di sempre. E a noi va bene così?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

3 settembre 2024

L’autoironia di Rigivan è virale, ma dopo le Paralimpiadi i disabili avranno gli stessi problemi di sempre. E a noi va bene così?
Le Paralimpiadi sono un bluff? Ridiamo con gli atleti che ironizzano sulla loro disabilità, guardiamo i video della pagina ufficiale dei Giochi, ma nel mondo reale cambia qualcosa? Dati alla mano, no. Nonostante il nostro buonismo e la voglia di scherzarci su. E a noi va bene così?

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Rigivan Ganeshamoorthy, oro italiano nel lancio del disco alle Paralimpiadi di Parigi, batte per la terza volta consecutiva il record del mondo, che poi è sempre stato il suo. Ha l’accento romano, è in carrozzina, tre minuti di intervista che lui avrebbe chiuso, forse, se non è posa, se non è una comicità voluta, in tre parole: “Grazie a tutti”. Invece continua e quando la giornalista gli chiede se stia iniziando ad apprezzare questo mondo, quello sportivo, a quei livelli, con quei successi, lui risponde: “Ma sì dai. Un po’ troppi disabili forse”.

Lui può farlo perché disabile, un po’ come gli afroamericani che possono usare la n-word, ma non è solo questo. Anche la pagina ufficiale dei Giochi ironizza su cadute, sgambettamenti, tentoni. Ci invita a farlo, a credere sia normale. Tutto giusto, perché potrebbe partire da lì quell’inversione di marcia che dal politicamente corretto ci riporterà all’intelligentemente corretto: l’ironia è un modo di capire, non un modo di attaccare.

Ecco il grande tema letterario, la controrivoluzione del linguaggio e del registro. Ridere di tutto.

@paralympics

Para Triathlon is swim, bike and air piano. 🎹

♬ original sound - paralympics

Manca tutto il resto. Cioè la realtà. Ridiamo perché teniamo in un angolo i fatti, ce ne freghiamo. Le Paralimpiadi non servono a niente. Lo sanno gli organizzatori, lo sanno i telespettatori, lo sanno i giornali. Non è neanche un problema politico, di cattivi governi. È un problema di cattivi cervelli.

Se anche la politica facesse qualcosa in più per i disabili, non cambierebbero comunque le risposte al sondaggio di Channel 4 sui motivi per cui la gente comune vede le Paralimpiadi. Il 59% degli intervistati dice che le guarda per “vedere gli atleti superare le loro disabilità”. Non per la competizione sportiva in sé, per la bella performance.

A loro piace lo sforzo. È un po’ come quando ci fissiamo con i video dei soldati che tornano a casa. Vogliamo commuoverci in modo forzato e guidato. Sappiamo cosa vogliamo vedere e sappiamo dove possiamo trovarlo. E le Paraolimpiadi ci offrono questo spettacolo che supera di gran lunga, per interesse, il rilievo dato ai successi oggettivi di questi grandi atleti.

Ma è davvero empatico muovere a compassione per il ragazzo senza una gamba che gareggia nel salto in lungo?

20240903 115420011 5866
Rigivan Ganeshamoorthy ha ironizzato sulle Paralimpiadi e la sua disabilità durante l'intervista per l'oro nel lancio del disco a Parigi 2024
https://mowmag-store.myspreadshop.it

Qualche numero per capirlo. Quest’anno, secondo Fortune, gli atleti paraolimpici guadagneranno il 75% in meno dei loro corrispettivi alle Olimpiadi. Bella l’ironia, ma belli anche i soldi. Eppure guadagneranno di meno. Anche le medaglie, almeno fino a Tokyo 2021, valgono meno di quelle olimpioniche.

Nel 2012 le Olimpiadi a Londra sono state considerate da tutti un evento epocale. Così le annesse Paralimpiadi. Ma negli anni successivi non è cambiato niente. Le barriere architettoniche sono rimaste nella maggior parte degli impianti sportivi del Regno Unito, 1,5 miliardi di disabili nel mondo non fa sport. Aggiustiamo la cifra per i Paesi più poveri, mettiamoci in conto che non sono solo i disabili a non fare sport.

I bambini, dei ragazzi e degli adulti con disabilità hanno il 62% in meno di probabilità di soddisfare le linee guida dell’Oms sull’attività fisica. Tutto questo nonostante i 31 milioni di telespettatori del 2012.

Volete incazzarvi? L’ex atleta olimpica Tanni Grey-Thompson, 11 ori e 16 medaglie in totale ai giochi paralimpici, è scesa a King’s Cross, una delle stazioni di Londra, strisciano fuori dal treno perché non c’era personale disponibile. Dopo un quarto d’ora ad aspettare in treno urlando e chiedendo aiuto, ha deciso di trascinarsi con la sola forza delle braccia fuori dal vagone.

L'ex campionessa paralimpica Tanni Grey-Thompson è stata costretta a "scivolare" fuori dal reno a King's Cross (Londra) perché non c'era personale della stazione disponibile
L'ex campionessa paralimpica Tanni Grey-Thompson è stata costretta a "scivolare" fuori dal reno a King's Cross (Londra) perché non c'era personale della stazione disponibile
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