Novak Djokovic ha un problema, e per una volta non è la superficie, il vento o il fuso orario. Le vittorie non arrivano più. Indian Wells ha certificato la crisi più nera del campione serbo, eliminato all’esordio da Botic van de Zandschulp, un giocatore che fino a pochi mesi fa non avrebbe neanche impensierito. Ma ora il copione è cambiato. La sconfitta contro l’olandese arriva dopo quella di Doha contro Matteo Berrettini. E non è solo una questione di risultati. Djokovic ha perso quello che lo ha sempre reso un'icona: la solidità mentale, la resilienza, la capacità di ribaltare le partite con una cattiveria agonistica ineguagliabile. Oggi, invece, il numero uno del mondo si spegne di fronte alle difficoltà e non sembra più avere risposte. La delusione è evidente anche nelle parole di Nole, che dopo il match ha faticato a trovare spiegazioni convincenti. “C’è sempre qualcosa che non va, ma non voglio parlarne. Non ci sono scuse per una brutta prestazione. Non ti senti bene quando giochi così, ma congratulazioni al mio avversario”, ha detto in conferenza stampa.

Poi, però, ecco il primo accenno di nervosismo. “La differenza tra il Centrale e gli altri campi è enorme. La palla rimbalza molto più in alto che sui campi in terra battuta. Ho sofferto molto per questo, non sono riuscito a trovare il ritmo”. Una giustificazione che stride con la realtà: Djokovic ha vinto Indian Wells cinque volte, e mai prima d’ora si era lamentato delle condizioni di gioco. Se nei primi due parziali il match è stato equilibrato, nel terzo Djokovic ha semplicemente staccato la spina. Ha concesso due break senza opporre resistenza, sbagliato palle banali e chiuso con un 6-1 che sa di resa. “I primi quattro game del terzo set sono stati serrati, ho avuto le mie occasioni e ho commesso errori bruttissimi. Quando analizzerò il match, vedrò cosa avrei potuto fare meglio. Botic ha giocato alcuni grandi punti sul mio servizio, ma non dovrei trovarmi in queste situazioni”, ha aggiunto il serbo.

Era da sei anni che Djokovic non perdeva due partite consecutive all’esordio in un torneo. L’ultima volta era accaduto nel 2018, quando Nole era reduce da un lungo infortunio al gomito. “È difficile giudicare qualsiasi cosa ora. Sono deluso, ma se guardo la mia carriera da una prospettiva più ampia, posso essere soddisfatto. Essere costante per così tanti anni porta grandi aspettative. Negli ultimi due anni ho faticato a giocare al livello che volevo. Ho fatto alcuni buoni tornei, ma è una sfida, una lotta”, ha ammesso Djokovic. Le sconfitte non sono l’unico segnale di crisi. Da settimane si rincorrono voci di un possibile ritiro di Djokovic alla fine della stagione. Il trentottenne ha ancora due obiettivi chiari: vincere il suo 25° Slam e raggiungere quota 100 titoli Atp. Ma se il declino dovesse proseguire con questa rapidità, potrebbe anche decidere di non aspettare.

A complicare la situazione ci sono anche le dichiarazioni sempre più criptiche di Djokovic sul suo futuro. “Il tennis è stato la mia vita, ma niente ti prepara a questo momento. Devo capire come affrontarlo”. Dichiarazioni che non suonano come una semplice riflessione post-sconfitta, ma come una presa di coscienza: il tempo è tiranno, e anche i più grandi devono fare i conti con il proprio tramonto. Djokovic ha confermato la sua presenza al Masters 1000 di Miami, ma il dubbio è legittimo: se le sensazioni non dovessero migliorare, si presenterà davvero? L’idea di ridurre il calendario e concentrarsi solo sugli Slam potrebbe diventare realtà. Ma quanto è sostenibile per un giocatore che ha sempre fatto dell’abitudine alla competizione la sua arma più grande? Se dovesse saltare Miami, il segnale sarebbe chiaro: Djokovic sta perdendo interesse nei tornei minori e sta preparando l’uscita di scena. La storia insegna che non si può mai dare per morto Djokovic, ma questa volta il copione sembra diverso. Il fuoco sacro brucia ancora? La verità è che solo lui lo sa. Ma una cosa è certa: se Novak Djokovic non ritrovasse il suo tennis a Miami, il countdown per il suo addio potrebbe iniziare prima del previsto.