Nel weekend dello ‘sciopero dei social’ da parte dei piloti di Formula 1, stufi di insulti e odiatori seriali, Marc Marquez è tornato a cadere per la prima volta da quando è salito di nuovo in moto. A Jerez, dove era cominciato il suo inferno. Una botta violentissima che ha scaraventato lui e la sua Honda nella via di fuga di curva 7: Marc si rialza con la tuta strappata sul braccio, fortunatamente il sinistro. E nonostante il dolore e la paura torna al motorhome, si leva la tuta e guida lo scooter fino alla clinica mobile. Quello che resta della moto nel frattempo viene tirato su dal carro attrezzi.
Prima o poi doveva succedere, specialmente se sei Marc Marquez e cerchi costantemente il limite, perché altrimenti tanto valeva restare a casa. Se guidi una MotoGP accetti il rischio che le cose possano anche andarti male. La televisione è quasi sempre intrattenimento e ci abitua a guardare degli esseri perfetti, degli attori stipendiati per divertirci. I piloti li vogliamo simpatici e velocissimi, oppure li vogliamo a casa loro. Ed è così per tutti: Marc Marquez vince troppo e si è messo contro Valentino e quindi viene insultato. A Rossi viene consigliato di andarsene perché è vecchio e pieno di soldi. A Maverick Vinales viene detto che è sopravvalutato, così come a Jack Miller e a gran parte degli altri. Tutto sui social dal divano di casa però, con l’unica certezza che una moto come quella ‘io la guidavo meglio’.
Ma fare il pilota in MotoGP è roba da eroi. Partono da bambini perché poi è troppo tardi, e lasciano la scuola da ragazzi mentre le famiglie si indebitano per l’amore di uno sport. I più bravi finiscono a rischiare la vita ogni domenica, gli altri si cercano un lavoro vero ricominciando da capo. È gente che crede alle corse, alla bellezza di una vittoria sopra a tutto il resto. Guadagnano un sacco di soldi, ma è impossibile odiarli per questo. Molti piloti poi sono arroganti, competitivi. Scendono in pista - tutti quanti - convinti di essere i migliori al mondo. Ma è anche vero che altrimenti non sarebbero lì.
Ora le moto sono cambiate, Dorna vuole lo spettacolo e i primi sette piloti alla fine delle FP3 sono in meno di un decimo, ci sono venti piloti in un secondo. Ecco perché se corri in MotoGP cominci a credere alla fortuna. Ma non si può dire che sia facile, su di un missile lanciato a 360 Km/h non c’è niente di facile.
Marc Marquez ha rischiato ancora perché è il suo mestiere, un mestiere che fa con una passione sconfinata perché potrebbe ritirarsi, lasciar perdere e godersi gli svariati milioni accumulati in questi anni di corse. Corre perché è la sua vita, anche se il rischio è sempre altissimo. Se questa è la gente che merita i vostri insulti e il vostro odio, vendete la moto e trovatevi un'altra cosa da fare. Datevi alla politica.