Ha passato talmente tanti anni nel Motomondiale, facendo i conti con campioni di ogni tipo, da non avere letteralmente paura di niente e da aver, anzi, quell’esperienza che all’età che ha gli basta ancora per mettersi alle spalle tanti dei piloti di adesso in quelle poche occasioni in cui sceglie di essere ancora in pista come wild card. Il nome non serve neanche farlo: Dani Pedrosa. Il fenomeno spagnolo, oggi collaudatore di KTM ha abbastanza esperienza pure da sapere perfettamente che gli argomenti che scottano non vanno toccati e forse è per questo che nella sua ultima uscita pubblica non ha proferito parola sulla grave crisi in cui è piombata l’azienda austriaca per cui lavora. Ribadendo che il suo compito è quello di lavorare e basta e spiegando, piuttosto, quale è la sua maniera.
Sì, perché Pedrosa ha di fatto introdotto un modo tutto suo di “essere collaudatore” e è un modo totalmente in linea con i modi che aveva quando era ancora un pilota: garbo e concretezza. “Non mi piace – ha affermato in una intervista a Motosan – dire ai piloti quello che devono fare: io devo concentrarmi sulla moto. Cerco di affrontare sempre tutto in maniera molto conservativa, senza voler necessariamente portare rivoluzioni”. Analisi e azione, quindi, piuttosto che reazione a ogni costo, con l’umiltà di chi cerca di stare nel suo pur avendo sulle spalle una carriera che basterebbe da sola a salire in cattedra e assumere il ruolo di quello che ha solo da insegnare.
Quando lo fa, ammesso che lo faccia, è perché a chiederglielo sono stati direttamente i piloti. “Certo che vedo gli errori che fanno – ha detto - Ma ognuno è speciale a modo suo e ha le proprie strategie per migliorare. A volte suggerisco cose che si possono fare diversamente, ma cerco di limitarmi molto in questo e di trovare in ogni caso il momento giusto. Dipende tanto anche dal rapporto che c’è. Anche se gli altri piloti ti rispettano, hai bisogno della loro fiducia. Ecco perché cerco di affrontare tutto in modo molto naturale”. E, a giudicare da quanto sia riuscito a farsi volere bene da tutti quelli che sono passati da KTM negli ultimi anni, il modo scelto è quello giusto, con Pedrosa che non intende cambiare linea adesso che sulla RC16 ci salirà un Pedro Acosta che, vista l’età e il talento, potrebbe aver bisogno di essere guidato un po’.
“Evito sempre di suggerire attivamente agli altri piloti le cose che dovrebbero fare diversamente – ha aggiunto - A volte me lo chiedono, ma trovo troppo aggressivo il dare suggerimenti concreti o dirgli quello che devono fare secondo me. E comunque io sono con loro nei fine settimana di gara solo in occasione di alcuni gran premi, non in tutti. Ogni squadra ha sviluppato la propria routine e i propri processi e interferire troppo è sempre sbagliato. Non lo trovo giusto. Mi piace passare inosservato e far capire che sono disposto ad aiutare se posso. Preferisco farmi trovare pronto a rispondere alle cose che mi chiedono quando me le chiedono piuttosto che andare dai piloti, puntargli il dito e dirgli quello che devono fare”.