Due gennaio: per molti è semplicemente il primo giorno di lavoro del nuovo anno. Per Lin Jarvis, invece, è ufficialmente il primo giorno da pensionato, dopo una vita trascorsa nel paddock al timone del Team Yamaha. Ha vinto titoli mondiali, lavorato con i piloti più forti della storia recente delle corse e, in ultimo, ha dovuto anche mettere una pezza sulla crisi di risultati in cui la casa di Iwata è piombata. Ma non c’è dubbio che il manager mezzo inglese e mezzo olandese, ma con l’anima da italiano, sia stato uno dei personaggi di riferimento della MotoGP negli ultimi 20 anni. Ecco perché Yamaha, anche adesso che Jarvis potrà godersi un po’ di riposo, ha scelto per lui un ruolo da consigliere, con il sessantaseienne che, ora, ha anche potuto raccontare alcuni retroscena rimasti fino a oggi segreti.
A partire da quel 2003 in cui, come raccontato alla testata spagnola Motosan, affrontò una delle sfide più ardue della sua carriera: convincere Valentino Rossi a lasciare la Honda, un team vincente, per unirsi alla Yamaha, che all'epoca non godeva della stessa reputazione. "Il 2003 è stato un anno strano, davvero strano, perché quella stagione non vincemmo nemmeno un Gran Premio - racconta Jarvis - Abbiamo avuto incontri importanti con il management e sostanzialmente ci siamo seriamente chiesti se dovevamo fare un passo avanti o andarcene". La determinazione di Jarvis si rivelò vincente: "L'unico modo per fare un passo avanti in quel momento era probabilmente vincere". E serviva, appunto, il migliore del momento: Valentino Rossi.
Convincerlo, però, non fu semplice, ma Jarvis ricorda il momento decisivo: "All'epoca, Davide Brivio era il team manager del progetto MotoGP e giocò alla grande le sue carte. Io? Ho avuto un buon rapporto con Valentino ed è stato un anno incredibile, con tanti incontri strani. Quello di Brno è stato particolarmente notevole, perché in quell'incontro abbiamo detto: 'Se facciamo questo e quello, tu vieni?' e lui ha risposto: 'Sì, sì, verrò'". Quella dichiarazione fu un punto di svolta, ma anche un impegno gravoso perché la condizione dettata da Rossi era chiara: mettere a punto una moto che lo rendesse realmente competitivo.
Con l'arrivo di Rossi, la Yamaha ha poi vissuto un periodo di straordinario successo, ma gestire i rapporti interni al team non fu sempre semplice. La competizione tra Rossi e Jorge Lorenzo, soprattutto, ha rappresentato un altro capitolo cruciale nella storia della Yamaha. "Quando Valentino è arrivato, abbiamo vinto nel 2004 e poi nel 2005, ma dopo il 2005 Valentino pensava seriamente di andare in Formula 1". La Ferrari gli avrebbe dato una macchina che il grande passo dalle due alle quattro ruote e il fenomeno di Tavullia sembrava intenzionato a provarci davvero. "Dovevamo avere pronto un altro pilota che potesse vincere, dovevamo prendere Jorge Lorenzo e crescerlo" – ha raccontato Jarvis. Se, quindi, Lorenzo è arrivato in Yamaha, è un po’ per colpa della Ferrari e della possibilità che Valentino Rossi ci provasse davvero in F1. Jorge Lorenzo, ingaggiato nel 2006, si rivelò l'erede ideale, ma la convivenza tra i due piloti non fu priva di tensioni. "Jorge ha iniziato a guidare per noi nel 2008, ma avevamo già un contratto con lui nel 2006! Lo abbiamo assunto in modo che fosse pronto quando Valentino sarebbe andato in Formula 1" – ha ammesso Jarvis.
La gestione delle dinamiche interne tra i due campioni è stata complessa: "Dopo il 2005, abbiamo dovuto affrontare il problema di far accettare Lorenzo a Valentino. Poi Valentino partì per andare in Ducati nel 2011". La decisione di Rossi di lasciare rappresentò un grande cambiamento per la Yamaha: "Quello fu il primo grande cambiamento. Valentino non ha avuto successo con la Ducati e così è tornato da noi nel 2013. Di fatto ritrovammo Valentino quando Jorge era il re" – ricorda ancora Jarvis, saltando poi direttamente al 2027 e tralasciando, quindi, l’intera pagina sul 2015, sulla vittoria di Lorenzo e sul presunto biscotto con Marc Marquez ai danni proprio di Valentino Rossi. "Nel 2017 portare Fabio nel team Petronas è stata una decisione presa principalmente dal team Petronas. È stata una mossa coraggiosa e non avevano nulla da perdere". Quartararo ha dimostrato il suo valore, vincendo il campionato nel 2021. "Quando è arrivato nel team ufficiale – ha ricordato Lin Jarvis - abbiamo dovuto spostare di nuovo Valentino, perché era a fine carriera".
E’ stato, per Yamaha, un po’ l’inizio della fine. Non tanto per l’uscita di Valentino Rossi, che era inevitabile e fisiologica vista l’età del fenomeno di Tavullia, ma perché la vittoria di quel titolo mondiale nel 2021 ha fatto sì che in Yamaha non si prendessero abbastanza sul serio dei segnali che invece erano chiari e inequivocabili. “Avendo vinto il Campionato nel 2021, non mi aspettavo che avremmo avuto così tante difficoltà già dal 2022 – ha ammesso Jarvis - Speravo di vincere altre due volte con Fabio, perché sapevo che la mia carriera sarebbe dovuta finire. Ma abbiamo visto la crescita di Ducati e non solo, anche KTM e Aprilia stavano crescendo rapidamente". La risposta della Yamaha ha comportato cambiamenti significativi all'interno della struttura del team e una riorganizzazione strategica: "Abbiamo ricominciato nel 2023 e poi quest’anno abbiamo apportato molti cambiamenti".
Jarvis evidenzia l'importanza di investire nel futuro: "Abbiamo cambiato la nostra organizzazione interna, il nostro modo di lavorare. Ora ci siamo impegnati con il progetto V4, stiamo facendo molti cambiamenti". La speranza di Jarvis è che i progressi fatti possano continuare a dare frutti nei prossimi anni: "Sono molto felice di poter lasciare il mio attuale incarico, perché se lo avessi fatto alla fine dello scorso anno, il lavoro non sarebbe nemmeno vicino alla conclusione. Le basi per il futuro non c’erano, ora ci sono". Con l'arrivo di nuovi membri e una revisione del progetto aerodinamico, Jarvis crede di aver posto le basi per un futuro migliore. "Il mio lavoro quest’anno è stato quello di prendere davvero grandi decisioni per investire e gettare le basi in modo che, con la mia uscita, la ripresa potesse continuare nel 2025, 2026 e oltre". Il suo successore, Paolo Pavesio, avrà il compito di continuare su questa strada. "Mi auguro che Paolo e chi verrà dopo di me possano continuare a costruire su queste fondamenta” - conclude Jarvis.