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La disfatta delle azzurre ai Mondiali, tra dissing e sagra dell’arancino, Sudafrica e Sud Italia

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

3 agosto 2023

La disfatta delle azzurre ai Mondiali, tra dissing e sagra dell’arancino, Sudafrica e Sud Italia
Reportage gonzo della partita della definitiva disfatta della nazionale di calcio femminile ai Mondiali, Italia-Sudafrica, vista in un bar del Sud Italia, tra ospiti illustri della sagra dell’arancino, dissing di paese e paragoni poco rinfrancanti: “Negli ultimi anni – scrive Ottavio Cappellani – gli osservatori internazionali danno il Sudafrica come sull’orlo della bancarotta. insomma, come la Sicilia ma senza incendi e con infrastrutture migliori”

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

Sicilia. Campagna sperduta. Ore 8:00 am. Inizio della partita dei mondiali femminili Italia-Sudafrica ore 9:00 am. Metto la testolina fuori dall’uscio un po’ timoroso. Tra incendi, mancanza d’acqua, mancanza di energia elettrica, aeroporti in tilt, sparatorie per strada che aumentano (dieci negli ultimi due mesi solo a Catania), gente impazzita per l’accoppiata caldo-costine di maiale (in Sicilia il maiale è considerato un alimento fresco ed estivo), l’estate in Sicilia più che una stagione è una distopia apocalittica. Sembra tutto tranquillo. Mi avvio verso il paese sognando posti civili con le autostrade, le ferrovie a più rotaie, l’acqua corrente, l’energia elettrica, una classe politica che lavora per il bene comune, tipo il Sudafrica, che negli ultimi anni gli osservatori internazionali danno come uno stato sull’orlo della bancarotta e, testualmente (copio a manetta da Wikipedia): “con una spesa pubblica insostenibile, alta disoccupazione, alti tassi di criminalità, corruzione, imprese pubbliche sull'orlo del fallimento e infrastrutture a rischio di crollo”, insomma, come la Sicilia, ma senza incendi e con infrastrutture migliori.

Un momento di Italia-Sudafrica, match visto (anche) in Sicilia
Un momento di Italia-Sudafrica, match (intra)visto (anche) in Sicilia

Arrivo in paese e mi dirigo al bar: sono tutti un po’ mosci perché molti turisti hanno disdetto, i proprietari delle case-vacanze sono impazziti e hanno messo i prezzi alle stelle, i biglietti per la Sicilia erano già altissimi prima dell’apocalisse, le baracche sulla spiaggia con gli ombrelloni e i lettini adesso si fanno chiamare “chiringuiti”, fanno l’aperidj, si sentono fighissimi, sono diventati carissimi, e sono vuoti, e insomma non ci sono le turiste e i turisti da rimorchiare e d’estate la siciliana e il siciliano vogliono rimorchiare, anche se fa caldo. Io chiudo bottega da maggio ai primi di novembre, ma tanto non se ne accorge nessuno perché sono diventato pigro anche in inverno: il sesso si sa come finisce, le serie streaming invece a volte hanno la capacità di sorprenderti.

Chiedo cosa deve fare la squadra italiana per vincere. Currau parte con la spiegazione dei calcoli matematici sulla differenza reti ma si annoia e lascia in aria la spiegazione a metà. Decisamente: è iniziato agosto.

“Lascialo perdere, ieri sua moglie l’ha portato a un evento culturale. Mischinazzo è distrutto”. Mi volto un attimo verso la televisione: stanno cantando l’inno nazionale. Sapevo molte cose sull’inno nazionale sudafricano che non è solo sudafricano, in comproprietà con altre nazioni: volevo stupire l’uditorio, ma la conversazione vira sull’incontro letterario. La tesi predominante, che condivido, è che i siciliani, ad agosto, diventano pazzi di cultura. Siamo la regione con il più basso numero di lettori e librerie, siamo la regione con il più alto tasso di analfabetismo funzionale, eppure d’estate non puoi fare un passo che pesti cultura. La cultura la usano gli assessori dei comuni in default per fare avvenimenti di piazza con pochi soldi: gli scrittori costano pochissimo, a volte niente, a volte ti pagano loro per diventare scrittori, così in tanti per uscire da casa che fa caldo la sera sono costretti ad andarsene agli incontri di cultura, ma si dimenticano che era meglio starsene a casa perché all’incontro di cultura mica puoi fare come me che ci vado con l’imitazione delle Crocs, i pantaloncini e la maglietta bucata (così sventila) ma si devono vestire di cultura e così ci sono le mogli con il trucco che ci cola sulla faccia tipo un quadro di Dalì e gli uomini con la giacca che non sanno più a quale santo rivolgersi anche se è di lino e dice che col caldo il lino è fresco ma a me mi sembra che col caldo è la maglietta col buco che è fresca.

L’Italia passa in vantaggio. Lo percepisco da un sussulto di Currau, tipo una piccola scossetta: un po’ dorme un po’ segue la partita. Tutti gli altri avventori, una decina, più o meno se ne stracatafottono.

L'effimero vantaggio italiano su rigore (Arianna Caruso)
L'effimero vantaggio italiano su rigore (Arianna Caruso)

A cavallo di ferragosto qui fanno la sagra dell’arancino e come ospite c’è Skin degli Skunk Anansie. Me lo dice Stefano il barista guardando i clienti semisvenuti sui tavolini, come a dire: “Tu te lo immagini a questi che gliene può fottere di Skin?”, o almeno è come interpreto io l’espressione della sua faccia, forse anche perché, a essere proprio del tutto sincero, di Skin me ne starei fottendo anche io. Però mi appunto che forse un pezzo sulla sagra dell’arancino con Skin è una cosa abbastanza delirante da scriverci qualcosa.

Qualcuno segna. Credo il Sudafrica.

Ci sono anche i Cugini di Campagna.

Dove?

Alla sagra dell’arancino.

Questo ha già più senso. Penso ai Cugini di Campagna che se non ricordo male avevano un po’ quell’aria hippie tipo l’isola di Wright che se ne andavano nelle comuni in campagna a coltivare il grano e a correre al ralenti tra le spighe con la fascia nei capelli biondi e lisci e, credo, avevano anche la catenella in vita (non i cugini di campagna, le bionde), e poi le comuni sono finite perché litigavano tutti con tutti per chi doveva raccogliere il grano, almeno credo. Adesso nella campagna ci sono le serre, la raccolta di meloni e angurie sotto il sole, contadini che lavorano a mezzogiorno sotto il sole che spacca, trattori, motozappe mentre gli hippie con le Birkenstock sono nei chiringuiti e al tramonto fanno il saluto al sole prima di sucarsi l’aperidj (prima si sucano l’aperitivo e poi si sucano anche il dj).

Il Sudafrica passa in vantaggio. Reazione più entusiasta: Pippino si caccia una mosca dal viso.

Il 2-1 del Sudafrica (Magaia)
Il 2-1 del Sudafrica (Magaia)

Oltre alla cultura, in Sicilia si portano molto le sagre, anche se per essere più precisi bisognerebbe dire che si porta molto il fritto. Ci sono queste sagre coi prodotti enoetnogastronomici, biologici, ecogreen, homemade, a km zero, che molto spesso li assaggi e ti viene voglia di una merendina industriale del discount. Per renderli più saporiti li friggono.

L’Italia pareggia. Currau cade dalla sedia. Si guarda intorno e decide di continuare a dormire per terra. La cultura lo ha stremato.

Durante le sagre del fritto si beve anche molto vino “locale”, detto anche “padronale” (che non si dovrebbe dire, soprattutto durante una partita col Sudafrica), che già, essendo siciliano, è forte di suo, ma spesso e volentieri il “padrone” ci mette anche lo zucchero così diventa un superalcolico. Durante le sagre, mischiando il fritto al superalcolico, a fine serata le persone si divertono con le risse.

Il Sudafrica segna al 93’ e nessuno commenta niente.

Il gol del 3-2 della sudafricana Kgatlana che ha messo ko l’Italia ai Mondiali
Il gol del 3-2 della sudafricana Kgatlana che ha messo ko l’Italia ai Mondiali

Stefano spegne la televisione e accende la radio. Stanno parlando del “dissing”, la notizia dell’estate che è colpa di Emiliano Raffo e di MOW in combutta con Meneguzzi.

È una notizia molto di moda, molto estiva, molto giovane ma anche di mezza età e in mancanza di un vero tormentone estivo (oppure c’è e non me ne sono accorto?) si parla di quello. Anche qui al paese facciamo molto dissing. Ma facciamo dissing da una vita proprio, soprattutto all’ora dell’aperitivo (senza dj) quando tutti mandano a quel paese tutti che devono tornare a casa a cena dalle mogli e dalle suocere e non gli va, ma la cosa non è mai diventata notizia.

Ingiustizie della vita.

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