Non c’è niente da fare. In una Formula 1 che, weekend dopo weekend, sembra mandare in onda lo stesso replay, Interlagos rimane una delle gare più frizzanti della stagione, per una ragione o l’altra. Ed ecco che, tra l’affetto e la gioia dei tifosi brasiliani e i colori giallo-verde, viene annunciato il rinnovo con il circuito di San Paolo fino al 2030, con la possibilità di un’estensione di altri cinque anni. Eppure, la monotonia - una delle peggiori pieghe che questo sport può prendere – inizia a stancare e a dare il via a riflessioni più importanti fuori dalla pista.
A svegliare i tifosi questo fine settimana al via della domenica è stata l’uscita di scena di Charles Leclerc ancor prima dell’inizio della gara: durante il giro di formazione, il ferrarista, uno dei favoriti per provare a battere Verstappen nell Gran Premio del Brasile, perde la macchina per un problema idraulico alla sua monoposto e va a sbattere contro le barriere. Dopo la disperazione del monegasco c’è stata quella di Albon e Magnussen che, al primo giro, prima ancora di arrivare alla curva, hanno toccato le proprie monoposto, dando il via ad un incidente che li ha portati al ritiro e che ha causato - a catena - un altro danno: una gomma è schizzata in pista, toccando più piloti e compromettendo la gara di Ricciardo e Piastri. Viene esposta bandiera rossa per riparazione delle barriere: partenza da rifare, nuova (e forse unica) chance per i piloti di riscrivere (in parte) la propria gara.
Un inizio di Gran Premio dominato dal caos ma seguito durante i 70 giri successi, da poche sorprese e sorpassi, e tanti sbadigli da casa. E sui social le interazioni si dimezzano e gli ascolti tv crollano, tanto da far preoccupare, almeno un poco, questa super Formula 1. Il clamore e lo stupore si riaccendono negli ultimi minuti, quando Fernando Alonso – che non delude mai - e un ritrovato Sergio Perez, ci intrattengono con un (magnifico) duello per la terza posizione. Tra lo spagnolo e il messicano, la questione si decide sul traguardo e a dividerli sono solo 53 giri: un finale al fotofinish che fa sognare ogni appassionato.
Mentre negli ultimi anni Formula 1 e Liberty Media cercano di proporre sempre più format, tra sprint race, doppie qualifiche e proposte fantasiose, l’adrenalina che fa battere il cuore di tutti, fan o meno, rimane in un sorpasso. Non è possibile che ad evitare lo sbadiglio davanti alla tv, siano gli scontri contro le barriere o i contatti tra piloti, che ovviamente rimescolano le carte in tavola, ma a volte purtroppo diventano oggetto di uno show più che patetico e già rivisto, con i diretti interessati. A testimoniare questo è bastato il Gran Premio in Qatar, dove non ci si è fermati neppure davanti ai malesseri di tutta la griglia.
Cosa abbiamo imparato da questa Interlagos? Che vorremmo semplicemente più sorpassi, azione in pista e meno show in circuiti improvvisati, vorremmo più piste così, piste storiche, grandiose, in cui lo spettacolo è assicurato. Che la rivoluzione tecnica che ha debuttato nel 2022, che aveva come primo intento quello di “avvicinare” tra loro le macchine, portando più colpi di scena, ha fallito. E che ai nuovi cambiamenti che vengono proposti e chiacchierati di Gran Premio in Gran Premio rispondiamo come Max Verstappen, “no grazie, racing only”.