Non c’è solo il 2025 nei pensieri dell’intera F1 e, mentre la McLaren domina con Oscar Piastri e Lando Norris che battagliano per conquistare il loro primo titolo in carriera, nel paddock si guarda sempre più al 2026. Lo si fa, però, con grande scetticismo, perché il progetto alla base delle nuove vetture agili che debutteranno nella prossima stagione non convince: soluzioni troppo complicate e, soprattutto, un motore 50% termico e 50% elettrico che non sembra essere all’altezza dello spettacolo promesso. Un problema non da poco, specie nei circuiti ad alta velocità, con i piloti che si dice saranno costretti ad alzare il piede ben prima delle zone di frenata.

“Le regole 2026 sembrano complicate. Troppi pulsanti, troppo ambiziose e potrebbero anche non bastare per raggiungere gli obiettivi di peso” ha commentato Fernando Alonso, che di rivoluzioni nella sua carriera ne ha viste tante, come riportato da Sky Sport. “Onestamente vorrei più creatività, non complessità. È questo quello che vogliamo in futuro?”. Lo spagnolo, però, non è l’unico tra i piloti ad aver criticato pesantemente le scelte della Federazione, messe in dubbio persino dal suo stesso presidente, Mohammed Ben Sulayem, che di tutta risposta si era detto favorevole a un ritorno, persino prima del previsto, a motori completamente aspirati. Un’opzione tramontata sul nascere, con Audi e Mercedes decise a opporsi a qualsiasi modifica del regolamento che esordirà nel 2026.

C’è timore perché il fallimento tecnico pare dietro l’angolo, ma dopo le pesanti critiche subite è arrivata anche una risposta della Fia attraverso le parole del proprio direttore tecnico, Nicholas Tombazis: “Nella storia di questo sport ci sono state fasi in cui i tempi sul giro hanno subito un rallentamento, ma non credo che abbia danneggiato la F1. Ci si abitua rapidamente, e oltretutto sono differenze che percepiscono i piloti. Dall’esterno, invece, quasi non si notano”, ha spiegato l’ingegnere in una lunga intervista concessa ad Auto Motor und Sport (AMuS). “Secondo le nostre simulazioni, le vetture saranno da uno a due secondi e mezzo più lente al giro. È vero che non abbiamo ricevuto dati da tutte le squadre sul carico aerodinamico, e che quindi alcuni team potranno trovarsi più in difficoltà, ma questo è solo l’inizio. I team svilupperanno rapidamente le auto e presto nessuno si lamenterà più delle vetture troppo lente”, ha aggiunto. “Non scenderemo certo al livello della F2, che è più lenta di 10-15 secondi al giro rispetto all’attuale generazione di F1”.

A conti fatti, in vista della prossima stagione c’è solo una certezza: il cambiamento regolamentare sarà una rivoluzione, la più grande della storia recente della F1. E come ogni cambiamento di questa portata la paura è che ci sia una squadra che prima delle altre vinca la propria scommessa, inaugurando un ciclo come successo tante volte nella storia del circus, con Mercedes e Red Bull solo gli ultimi due casi. Ma non solo, perché nonostante le rassicurazioni il timore di un flop a livello tecnico c’è e, finché le vetture non dimostreranno il contrario, continuerà ad esserci. Le prime risposte arriveranno dallo shakedown a porte chiuse — forse per evitare figuracce in mondovisione — di Barcellona, tra il 26 e il 30 gennaio, prima uscita ufficiale delle nuove monoposto. L’osservata speciale sarà la Mercedes, che ad oggi è data come la favorita numero uno vista la sicurezza mostrata nelle discussioni tenute, ma chissà che non possano esserci sorprese. E in tal senso, il 2009 e la favola Brown GP insegnano.
