Sì, in MotoGP è arrivato il controllo di stabilità. E debutterà in gara questo fine settimana al Red Bull Ring, in occasione del GP d’Austria dopo un aggiornamento alla ECU unificata, in uso dal 2016, con una nuova funzione destinata a gestire situazioni di slittamento particolarmente critiche quando la moto è fortemente inclinata. Non si tratta di un semplice affinamento del controllo di trazione già noto (che regola la coppia motrice rilevando lo slittamento longitudinale del battistrada rispetto alla velocità di rotazione e funziona adeguatamente quando la moto è in assetto relativamente verticale) ma aggiunge parametri ignorati dall’algoritmo precedente, come la componente laterale dello slittamento, l’accelerazione longitudinale e soprattutto l’angolo di piega. Questo insieme di informazioni permette al sistema di distinguere con maggiore precisione tra uno slittamento laterale controllato, utile per gestire una scivolata veloce in uscita di curva, e una perdita di aderenza destinata a degenerare in un highside, ovvero il ritorno violento della ruota posteriore che causa proiezioni del pilota spesso gravi.

Il software – stando a quanto è dato capire - confronta in tempo reale il movimento laterale con l’andamento dell’accelerazione e l’inclinazione della moto e, quando le soglie prestabilite vengono superate in un contesto che suggerisce perdita incontrollata di grip, interviene riducendo la potenza erogata in modo calibrato per riportare la ruota posteriore a una situazione di maggiore stabilità; se invece lo slittamento rientra in un range considerato funzionale alla traiettoria, l’intervento viene limitato o ritardato per non tagliare bruscamente la potenza e provocare l’effetto opposto. L’obiettivo dichiarato è ridurre la probabilità e la gravità degli highsides, evento che negli ultimi anni ha provocato infortuni seri e che ha alimentato le discussioni sull’opportunità di integrare questa funzione anche nelle regole tecniche della categoria.

Il rilascio del software non è però di tipo coercitivo: per il fine settimana al Red Bull Ring i team hanno la possibilità di scegliere quale versione del software installare, e c’è da scommettere che nel segreto dei box non mancheranno discussioni animate tra ingegneri, che sicuramente vorranno provare la nuova versione, e piloti che, invece, sono sempre molto freddi rispetto a quei cambiamenti che condizionano lo stile di guida. Dal punto di vista dei piloti, infatti, si perderà un po’ del margine tecnico individuale. L’esperienza in pista al Red Bull Ring sarà quindi cruciale per comprendere come questa tecnologia si comporti in condizioni reali di gara, dove fattori come asfalto, temperature, usura gomme e dinamica mostrano varianti che le simulazioni non possono sempre prevedere con precisione.
Tra i piloti, però, c’è già chi ha storto il naso. Anzi, sembra che l’abbiano fatto quasi tutti, ma per ora allo scoperto ce ne è uscito solo uno: Fabio Di Giannantonio. "Anche io ho avuto moto di provarlo a Jerez, dove si va sempre di traverso, ma non mi piace – ha detto senza mezzi termini nel media scrum del giovedì in Austria - semplifica molto la vita in uscita di curva e la moto ha una derapata controllata, quindi è certamente un aiuto, ma il pilota in quello non può più fare la differenza. Io lo userò, ma non sono un fan: per quanto mi riguarda non avrei mai chiesto un dispositivo del genere perché mi piace che a gestire la stabilità debba pensarci chi guida. Forse per lo show sarà positivo, ma non so quanto può esserlo per chi ama gareggiare".
