Non se lo fa stare bene addosso Max Verstappen questo nuovo modo di vivere la Formula 1, proprio non ci riesce. Gli va stretto, perché uno come lui è un pilota di altre epoche: amante della velocità pura, curioso del rischio e innamorato dell’essenza dello sport. Aveva solo diciassette anni quando si è ritrovato per la prima volta al volante di una Formula 1 e non se lo immaginava quello che lo aspettava. Inizialmente non si rendeva conto nemmeno della responsabilità nelle sue mani, di come la Red Bull stava costruendo il suo futuro in base alle sue forme e ai suoi colori e che, un giorno, sarebbe diventato il loro punto fisso. Non ci pensava nemmeno a quello che poteva riservargli il futuro perché per Verstappen la cosa importante era avere l’opportunità di dimostrare il suo talento, quello che tanto ha curato e portato più vicino possibile alla perfezione nei tanti anni di allenamento.
Papà Jos lo ha messo sul kart non appena era in grado di reggersi da solo: le ambizioni dell’ex pilota di Formula 1 per suo figlio erano il massimo che riusciva ad immaginare. Lezioni dure, pesanti e che hanno chiesto al bimbo prodigio del mondo dei kart una maturità che non gli apparteneva a quell'età, ma che lo ha portato a diventare il più bravo della sua generazione. Poi è arrivato il debutto nelle monoposto, dove ha corso in maniera quasi sporadica perché ha saltato alcune delle tappe più importanti volando direttamente nel mondiale. Un percorso che è andato contro tanti standard della Formula 1, che prima vedeva i piloti debuttare un qualche anno dopo la maggiore età e che poi si è adattata ad una griglia sempre più giovane, di bimbi terribili che la disciplina l’hanno imparata sbaglio dopo sbaglio.
“Torpedo Max”, “il tornado”, “il terremoto” erano alcuni dei modi in cui i piloti di Formula 1, da Sebastian Vettel a Daniil Kvyat, lo chiamavano, perché Max Verstappen nelle sue prime stagioni di Formula 1 ha fatto una marea di danni. Non aveva paura di nulla, se non c’era spazio per finire la curva in due voleva dire che qualcuno sarebbe finito in barriera, senza troppe storie. Poi ha battuto Lewis Hamilton, uno dei piloti più forti della storia della Formula 1, “imbattibile da un ragazzino” secondo molti. E invece il pilota della Red Bull è riuscito a portare a termine una stagione incredibile davanti al britannico, imparando tutto quello che ancora non aveva capito. Come si gestisce la pressione, gli sguardi e le domande di chi è curioso di sapere come si può battere il migliore di tutti. La lotta con Lewis Hamilton l’ha portato a diventare la versione migliore di sé stesso in pista - nonostante abbia dovuto scontrarsi con tante situazioni spiacevoli di cui è stato sia vittima che colpevole, in una lotta che dopo quattro anni è ancora tanto discussa - e dopo il primo titolo mondiale ne sono arrivati subito altri due, con il supporto di una vettura tecnicamente perfetta che gli ha permesso di dominare sia nel 2022 che nel 2023.
Nel 2024 però la Red Bull è andata incontro a un terremoto interno e ha perso una serie di risorse fondamentali per rimanere la migliore della griglia, tra cui il maestro dell’ingegneria Adrian Newey. Dal momento del suo addio la monoposto di Max Verstappen è diventata una vettura sempre competitiva ma problematica, mai perfetta e diversa su ogni tracciato. Lo ha lasciato a lottare nel midfield, mentre Lando Norris invece riusciva a conquistare sempre più punti per scavalcarlo nella classifica dedicata ai piloti, allontanando l’olandese dalla conquista della quarta corona. Nonostante la vettura più debole però Max Verstappen ce l’ha fatta lo stesso, ha battuto la McLaren di Norris e la Ferrari di Leclerc, divenuta minacciosa soprattutto nell’ultima parte della stagione, e si è laureato Campione del Mondo con due round di anticipo.
“Date la Red Bull ad altri cinque piloti in griglia e saranno in grado di vincere facilmente come Verstappen” aveva detto Zak Brown, CEO della McLaren, alla fine del 2023: “non è lui il fenomeno”. Con la vittoria del titolo di quest’anno Max Verstappen ha dimostrato di saper vincere anche con una vettura che si è confermata solo la terza forza in griglia e di essere davvero diventato uno dei migliori. Uno di quei piloti di cui si racconterà un giorno come lo si sente fare di Ayrton Senna e di Michael Schumacher, che con il suo modo un po’ burbero e scontroso di fare è riuscito lo stesso a conquistare migliaia di cuori e l’ammirazione di tre quarti del mondo del motorsport. Innamorato dei motori, di ogni tipo e categoria - dato che il tempo libero lo passa al volante delle GT3 o a provare ogni specifica tecnica al simulatore - ma senza l’ossessione di voler primeggiare per sempre. Il primo titolo di Max Verstappen ha dimostrato che con l’aggressività e la furbizia era in grado di combattere coi grandi. Il secondo invece ha confermato il suo talento. Il terzo l’ha rafforzato. E il quarto invece ha messo a tacere chi finora ne ha dubitato: Max Verstappen è davvero un campione.