Parlare con Vicky Piria è come fare una maratona, non c’è mai un momento fermo: ci si sposta da un argomento all’altro senza riprendere fiato, ha tantissimo da raccontare a partire dalla sua esperienza in pista per arrivare a quella maturata negli studi di Sky. E quando finisce, proprio come quando si arriva sotto il traguardo, ci si sente un po’ più ricchi. Prima bimba, all’inseguimento del sogno più grande che c’è, diventare pilota di Formula 1, poi pilota, tra monoposto e ruote coperte, e oggi donna, volto di Sky Sport F1 con il casco sempre a portata di mano, perché come ci ha detto più volte, dalla velocità non sa stare lontana. Quest’anno al volante della sua Porsche 911 GT3 ha vinto tra il Mugello e Monza, in una stagione che l’ha vista competere nella Porsche Cup Suisse e nel GT Italiano. La grinta di Vicky Piria la contraddistingue in ogni elemento che la vede protagonista e con lei si capisce quanto l’amore per una passione possa portare lontano.
Vicky, quest’anno ti sei divisa tra tv e pista e al volante hai collezionato solo successi. Cominciamo da qui: che stagione è stata?
La pista per me è vitale, ne ho bisogno per ricaricarmi e sentirmi viva. Anche se non faccio più campionati come una volta, europei o mondiali, è indispensabile. Poi nella mia carriera ho sempre cambiato macchina ogni stagione, mentre adesso sono due anni che guido la stessa vettura, la Porsche 911 GT3, e quindi me la godo di più perché la conosco bene. Ogni anno dico “ok, adesso basta, mi concentro solo sul lavoro”, ma finisco sempre al volante. Finché ne ho l’opportunità non vedo perché privarmene.
Ti sei cimentata sia in gare sprint che endurance: qual è stata la più avvincente?
Le gare sprint danno un po’ più di soddisfazione a livello individuale, perché il risultato dipende interamente da me, ma la sensazione che provo dopo una bella endurance è impareggiabile, è tutto più intenso. Io sono una persona a cui piace condividere le cose, quindi poter costruire la vittoria con un compagno di squadra e con un team è il massimo. Mi sto innamorando sempre di più delle gare lunghe, anche perché posso stare tanto in macchina e martellare giro dopo giro. Lo vedo anche più affine al mio stile di guida.
Nel frattempo ti abbiamo vista a tempo pieno come volto di Sky Sport F1. Com’è stato il debutto?
Come fare bungee jumping. Ho fatto un salto nel vuoto e mi sono ritrovata catapultata in Bahrain e poi in uno studio virtuale. In inglese direi che è stato overwhelming, ovvero qualcosa che emoziona tanto nel bene e nel male. Non nascondo che ci sono stati dei momenti giù, soprattutto all’inizio, però mi sono subito integrata nel gruppo e ho capito quanto fosse speciale quello che stavo facendo. Poi si è creato sempre più feeling con Davide, Matteo e il resto del team, ho capito sempre meglio il mio ruolo e il valore che potevo dare crescendo.
È stato un po’ come debuttare in pista?
Esatto, è come entrare in una macchina che non conosci su una pista dove non hai mai girato. Intorno a te i tuoi avversari sono al decimo anno con quella vettura e il tracciato lo conoscono a memoria. Matteo Bobbi, Carlo Vanzini, Mara Sangiorgio fanno tutti la Formula 1 da dieci anni, quindi la responsabilità più grande è quella di arrivare alla loro altezza. Piano piano però questa pista l’ho imparata.
Quali erano le tue paure più grandi?
Sapevo di essere preparata: nella maggior parte delle piste dove corre la Formula 1 ci ho corso anche io e le conoscenze le avevo. La mia paura era quella di non riuscire a comunicarle, a tradurre i miei pensieri in parole compatibili con i tempi televisivi.
Con la fine della stagione ormai dietro l’angolo ti senti fiera del tuo lavoro?
Mi promuovo assolutamente. Non è stato facile entrare a fare un lavoro che prima facevano due grandi professionisti come Davide Valsecchi e Federica Masolin, ma ho lavorato per arrivare il prima possibile al loro livello. Sono fiera di me e di dove sono adesso, consapevole che ci sia ancora tanto da fare.
Parlando di Formula 1 siamo ormai alla resa dei conti: Verstappen vs. Norris. Chi è il favorito?
Io credo che Verstappen sia in una forma fisica, mentale e tecnica inarrivabile in questo momento. Ce la farà, ma Norris non gli renderà la vita facile, o almeno mi auguro che gli dia un po’ di filo da torcere a differenza di quanto fatto in Brasile!
Cosa ci dobbiamo aspettare a Las Vegas?
Fuoco e fiamme! Il campionato piloti lo ritengo abbastanza chiuso, ma quello costruttori è più che aperto, sia tra i primi, Red Bull, McLaren e Ferrari, che nel midfield. Le piste che ospitano i tre round finali non sono facili e il meteo e le temperature non promettono sconti per nessuno. Possono succedere tantissime cose con un carico emotivo incredibile.
E invece la Ferrari? Nel campionato costruttori non è lontana
Dipende tutto da quello che succederà a Las Vegas, perché è una pista dove la Ferrari dovrebbe andare forte. Allo stesso tempo però quest’anno la Formula 1 ci ha insegnato che non possiamo fare troppe previsioni: se ci pensiamo Austin doveva essere una pista sfavorevole per la rossa, ma in realtà è arrivata la doppietta. Quindi sarà fondamentale non sbagliare a Las Vegas: da lì possono portarsi un po’ di carica in Qatar e ad Abu Dhabi.
Tra poco a Maranello arriverà Lewis Hamilton: una volta che sarà sceso in pista con la rossa, cosa vorrà dire per il mondo del motorsport?
Mi vengono i brividi a pensarci. Io sono estasiata da questa cosa, non vedo l’ora di osservare Hamilton ancor più da vicino. Credo che possa portare molto alla Ferrari oltre ai risultati. Metodologia, preparazione, tanto valore aggiunto: può insegnare tanto alla squadra, farà una mini rivoluzione.
Mentre Charles Leclerc come reagirà al suo arrivo?
Credo che aiuterà molto anche Charles non tanto ad essere più veloce in pista, piuttosto nella gestione della sua vita a tutto tondo. Avere un esempio con questa esperienza è importante perché a Leclerc non serve andare più forte, ma deve imparare ad organizzarsi come i grandi campioni.
La prossima stagione sarà anche quella dei rookies. Chi è il più interessante secondo te?
Secondo me Liam Lawson potrà dimostrare tantissimo, un po’ lo ha già fatto lo scorso anno. Anche Ollie Bearman mi sorprende in positivo ogni volta che scende in pista, come Gabriel Bortoleto che potrà fare delle grandi cose alla Sauber. Poi vedremo che fine farà Colapinto, ma sono sicura che ne sentiremo parlare ancora.
Poi ci sarà anche Kimi Antonelli, che tu hai visto crescere nelle formule minori. Il curriculum che si porta dietro lo fa arrivare con le aspettative alle stelle
Quando mi hai chiesto dei rookie io non ci ho nemmeno pensato a lui, perché quando un ragazzo di diciotto anni arriva a firmare un contratto per la Mercedes al suo primo anno in Formula 1 capisci già che è un fuoriclasse. Il suo problema sarà quello, che arriva come un “non rookie”. Poi sono felicissima per lui e per la sua famiglia e consapevole che anche lui sarà all’altezza del suo nuovo compito.
Sarà pieno di attenzioni. Come si gestisce la pressione in questi casi?
Bisogna circondarsi di persone che aiutano a rimanere in una bolla di concentrazione. Una volta arrivato in Formula 1 dovrà cercare di crearsi la sua per restare protetto. Secondo me, per lui il problema non saranno le prestazioni, ma la costanza. Perché non è abituato ai ritmi del circus, 24 gare tutte tirate nel contorno incredibile della Formula 1, che già dal giovedì vede i piloti attivi con mille interviste. Dovrà essere bravo a salvare le sue energie per la gara.
Invece della F1 Academy cosa ne pensi?
Sicuramente è una cosa estremamente positiva, come lo è stata la W Series. Quando io ero piccola non c’erano esempi femminili da seguire e non pensavo di poter fare la pilota perché non c’era nessuno che già lo facesse. Invece oggi una bambina può accendere la TV, vedere l’Academy e rendersi conto che di donne ce ne sono venti che corrono. Allo stesso tempo credo che la monoposto, una Formula 4, non sia all’altezza di tutto l’hype che c’è. Non perché non sia una buona vettura, anzi, ma lo step tra quella e una Formula 3 è veramente tanto ampio, quindi sarebbe più importante cercare di aiutare le ragazze in quella fase.
Arriverà mai una donna in Formula 1?
Sì, arriverà prima o poi. Mi auguro però che sia per rimanerci e per far bene, non per fare due gare e basta, giusto per averne una.
Fuori dal motorsport chi è Vicky Piria?
Una ragazza come tante. Piena di passioni, che non vuole perdere un momento della sua giornata e che ogni cosa che fa la fa con grande grinta.
Piani per il prossimo anno? Ti proietti ancora in pista?
Sì, tanto non ce la faccio proprio a stare lontana. Mi piacerebbe continuare nel mondo endurance e anche l’avventura con Sky.
E invece cosa consiglieresti alla piccola Vicky che si metteva per la prima volta al volante di un kart?
Di non avere paura e di essere coraggiosa, perché in qualche modo cadrà sempre in piedi. Magari il suo sogno più grande non si avvererà, ma lo faranno tutti gli altri desideri che non pensava nemmeno di avere.