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La MotoGP dei fenomeni? Mica tanto, ormai è come una corsa all’ippodromo. Fortuna che c’è Marc Marquez

24 aprile 2022

La MotoGP dei fenomeni? Mica tanto, ormai è come una corsa all’ippodromo. Fortuna che c’è Marc Marquez
La MotoGP di oggi ormai è come andare all’ippodromo. Guardi le prove, studi il passo gara, segui le qualifiche. Ogni domenica però azzeccare il vincitore è come puntare ai cavalli, tanto culo e poca tecnica. Per fortuna che c’è ancora Marc Marquez, l’unico vero riferimento della categoria

Ci sono un’infinità di ragioni per cui la MotoGP di oggi è la più incerta di sempre, a partire dalla volontà della Dorna di regalare spettacolo in pista. C’è quindi un regolamento tecnico molto stringente, dalla centralina unica agli pneumatici Michelin, e ci sono grosse limitazioni sia sull’aerodinamica che sullo sviluppo durante la stagione. Parametri studiati per rendere ogni gara incerta, aumentando la tensione e rendendo difficilissimi sia i pronostici che le fughe solitarie. Perché il pubblico vuole vedere sorpassi (chi vorrebbe il contrario?), gare decise all’ultimo, mica una processione di moto al ritmo scandito dalle campane della domenica. Per garantire uno spettacolo come questo però, Ezpeleta lo ha detto chiaramente, hai solo due possibilità: o hai la fortuna di avere in pista tre o quattro fuoriclasse a scornarsi, o riduci le possibilità dei piloti di fare la differenza. Il risultato è che, nelle prime tre gare del 2022, sul podio della MotoGP sono saliti 9 piloti diversi. E anche il ritorno in Europa, che sulla carta avrebbe dovuto ‘normalizzare’ le forze in gioco, non ha cambiato più di tanto le cose.

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Un post condiviso da Marc Márquez (@marcmarquez93)

Max Temporali, voce tecnica della Superbike, raccontava a MOW di aver perso interesse per la MotoGP proprio per questo motivo: Johnatan Rea (che proprio oggi, ad Assen, ha vinto il suo 100° GP con Kawasaki) non arriva 14° in gara senza una brutta caduta, si gioca ogni gara con Bautista e Razgatlioglu. In MotoGP invece non si può mai sapere.

La MotoGP viene raccontata come quella dal livello più alto di sempre e ci sono un’infinità di ragioni che, ad ogni gara, ti fanno pescare il podio a sorteggio. Un’infinità di ragioni, quelle di Dorna, che Marc Marquez non vuole sentire. Se il livello è altissimo perché Marc Marquez, almeno quando corre, è sempre davanti? Possono esserci pioggia e asfalto chiazzato, ma sarà lì davanti. Può sbagliare la partenza e ritrovarsi ultimo alla prima curva (!) e finire lì davanti. È difficile credere che in MotoGP ci siano una buona dozzina di fuoriclasse quando c’è uno che, nonostante tutto, continua a ridimensionare tutta la griglia. Marc Marquez fa una differenza sugli altri, nonostante l’età e i guai con il proprio fisico, che a tratti è imbarazzante, soprattutto perché nessun altro pilota riesce ad avere una costanza di rendimento simile.

Ora che Valentino Rossi se n’è andato e la presenza di Marc Marquez va ad intermittenza come le lucine dell’albero di natale, Dorna deve fare i conti con il lato negativo di questo spettacolo in cui ognuno ha il proprio Gran Premio di celebrità. Vedere una gara fuori da ogni previsione è una goduria, vederne dieci ti scalda. Ma oggi stiamo andando dritti verso una MotoGP dominata dal caso, più vicina che mai ad corsa all’ippodromo dove una dignitosa botta di culo aiuta più dell’abbinata giusta tra cavallo e fantino. Purtroppo o per fortuna c’è ancora Marc Marquez a ricordarci che le cose non stanno così: di fuoriclasse, lì dentro, ce n’è uno solo.

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