Marc arriva in conferenza stampa un filo in ritardo, forse un paio di minuti. Siede al centro con il fratello Alex, fresco di compleanno. Ai lati ci sono Franco Morbidelli e Pecco Bagnaia. Domande lente, discussioni morbide. Marc Marquez parla del suo livello nel 2020, quando cadde rompendosi il braccio con tutto ciò che seguì. Definisce il suo livello incredibile. Dice che rispetto a quella Honda di cui sapeva tutto sulla Ducati deve ancora trovare un limite, ci fa poi sapere che in Qatar ha cominciato ad aggiungere piccole cose alla sua guida per migliorare, come se le 7 vittorie su 8 partenze non fossero abbastanza. Parla con leggerezza ma è quasi spaventoso, almeno per tutti gli altri. La preoccupazione sale ulteriormente quando un giornalista chiede agli altri piloti cosa ci vuole per battere questo Marc Marquez e nessuno sembra avere una risposta troppo convincente.

Bagnaia, invece, racconta di quando - sempre nel 2020 - Ducati ha cominciato a funzionare a Jerez, pista che fino a quel momento era stata assolutamente ostica ai bolognesi. “Abbiamo stravolto la risposta del freno motore e prima che esplodesse ero secondo”. È un circuito importante per tanti piloti questo, anche per Alex Marquez che qui ha vinto la sua prima gara in Moto2 e che adesso vorrebbe replicare, ben conscio del fatto che col progredire della stagione le Ducati “GP24.5”, come le hanno chiamate gli ufficiali, prendano il largo con nuovi aggiornamenti.
Anche Pecco, che qui ha vinto le ultime tre edizioni, parla di un nuovo inizio, d’altronde è la prima gara europea ed è fondamentale, per lui, approcciarla partendo da un foglio bianco. “L’anno scorso questa pista è stata un turning point importante”, dice quando gli chiediamo cosa manca per arrivare a quel grado di confidenza quest’anno. Manca un po’ di feeling in ingresso curva, che è quello che serve per vincere le gare senza il rischio di stendersi. “Da parte mia non mi sento sotto esame, cerco di fare il meglio”, risponde a un collega che gli chiede della pressione che sente addosso. “Vengo messo più sotto esame da enti esterni, ma da parte mia no”.
C’è poi il momento che ha fatto in un attimo il giro dei social, ovvero quando hanno chiesto ai piloti Ducati di commentare le parole di Davide Tardozzi che, scherzando, ha spiegato che nel team ci sono un re (Marquez) e un principe (Bagnaia). “Nel castello della MotoGP che è Ducati”, risponde Marc. Risate.
Visi più tirati invece quando a Pecco Bagnaia viene chiesto del grande tema, scoperchiato da MOW, di cui si parla in questi giorni, ovvero una presunta intervista rilasciata a TNT Sports. “Se le mie parole non venissero storpiate sicuramente la vivrei come ho sempre fatto, e cioè sbattendomene. Però quando i miei virgolettati vengono cambiati mi dà fastidio e cerco di risolvere la situazione, ma in ogni caso è tutto molto esagerato. Viviamo in un’era in cui i social media sembrano essere al primo posto e il valore in campo sembra sempre messo in discussione da più punti di vista. L’abbiamo visto con Vale, con Marc e con tutti quanti. È un peccato che sia così, alla fine il valore in campo è l’unica cosa che conta”. Preciso, schietto. Non solo: Bagnaia ha un viso rilassato, è conscio del suo potenziale e sa che la vittoria, quando arriverà, cambierà le prospettive future.
Prima di andarsene Franco Morbidelli ci racconta di come, in realtà, in Qatar abbia fatto lavorare benissimo le gomme, anche troppo: avrebbe dovuto spingere di più, dice, invece di stare così attento. E lo dice lontano dai microfoni Dorna, che sembra volersi appropriare di qualsiasi tipo di conversazione all’interno del paddock: fino all’anno scorso, i piloti concedevano cinque minuti di intervista in lingua originale coi giornalisti presenti, senza telecamere, in una calca scomoda ma piena di idee. Adesso in conferenza stampa c’è un microfono e si parla per alzata di mano. I video backstage prodotti dai team e dai piloti che trovate su YouTube - da VR46 a Ducati, fino ai vlog di Jorge Martín - sono limitati sotto un gran numero di aspetti, a partire dalla durata.
Così tra i tavoli della sala stampa ci si chiede, a voce sempre più alta, quanto cambieranno le cose con l’arrivo (ormai da dare per assodato) di Liberty Media nel paddock. Che dovrebbe, per i primi quattro anni, lavorare in parallelo con Dorna per un passaggio di consegne più morbido, roba di avviamento aziendale. Nel frattempo, in pista c’è chi scommette su una gran prestazione di Aleix Espargarò: la Honda ha quattro camion in pista (oltre ai due della LCR) e tanto materiale per il test di lunedì. Mentre di Jorge Martín ha parlato bene, ancora una volta, Massimo Rivola.
